Operazione Militare Spagna (O.M.S.)

I combattimenti di GianLino  Baschirotto
un pilota virtuoso in due guerre 

di Giovanni Massimello


 Vigo, 27 agosto 1936

 A bordo del mercantile appena attraccato alla banchina del porto galiziano spicca un gruppo di giovani che non hanno esattamente l'aria di turisti, nonostante gli abiti elegantemente sportivi. Poco prima dello sbarco, la classica foto di gruppo immortala i sorrisi dei giovanotti, che a dispetto della  giovane età, mostrano un'aria sorprendentemente sicura. In realtà, sotto l'abbigliamento borghese e lo schermo sottile di nomi di fantasia, si celano nove  piloti da caccia italiani ben addestrati che si apprestano ad unirsi ai dodici compagni sbarcati nel Marocco spagnolo, tredici giorni prima.  Ai comandi del tenente Dante Olivero, il gruppo era partito in treno da Udine il 7 agosto, diretto alla Spezia. Qui era salito su un mercantile, sul quale erano stati imbarcati anche nove caccia Fiat CR32, accuratamente smontati e imballati.  A bordo della stessa nave aveva trovato posto anche un gruppo di carristi con la loro dotazione di cinque carri armati Ansaldo CV.35. Dopo una tranquilla navigazione nel Mediterraneo, nella notte tra il 23 e il 24 agosto la nave aveva forzato lo stretto di Gibilterra, eludendo il blocco repubblicano.  Un'unità da guerra italiana (con ogni probabilità l'esploratore leggero Luca Tarigo, basato in quel periodo a Tangeri, al comando del capitano di fregata Armando Squinobal) l'aveva scortata da lontano, pronta a intervenire in caso di problemi col naviglio rosso. In effetti, a tarda sera un'unità repubblicana si era avvicinata, chiedendo con segnali luminosi nominativo e destinazione del mercantile, ma l'apparire all'orizzonte della inconfondibile sagoma dell'esploratore della classe Navigatori, l'aveva fatta desistere dal tentativo di blocco. La successiva navigazione nell'Atlantico non aveva riservato sorprese, e finalmente il mercantile, imboccata la stretta insenatura del Rìa de Vigo, aveva accostato alla banchina del porto della cittadina della Galizia. L'avventura spagnola dei nove piloti italiani stava per iniziare; per qualcuno di essi si sarebbe conclusa tragicamente, ad altri avrebbe lasciato una esperienza indimenticabile. Poco più di un mese prima, il 17 luglio a Melilla, l'alzamiento di una parte delle forze armate contro il governo repubblicano aveva segnato l'inizio di un conflitto destinato ad insanguinare la Spagna per quasi tre anni, lacerando le coscienze di mezzo mondo. Il governo italiano (insieme con quello tedesco) era intervenuto rapidamente in aiuto degli insorti, facendo partire quella che sarà definita Operazione Militare Spagna. Bombardieri S.81 erano stati fatti affluire in Marocco dalla Sardegna fin dalla fine di luglio, consentendo, grazie alla protezione aerea, il trasbordo in Andalusia delle truppe agli ordini del generale Francisco Franco. Ai trimotori seguono, in due ondate, un paio di squadriglie di caccia: la prima è sbarcata a Melilla, sulla costa africana, la seconda è quella giunta in Galizia, a nord del Portogallo, in una zona già in mano ai nazionalisti. Del gruppo di Vigo, oltre al tenente Olivero, un sardo di lglesias, fanno parte i sottotenenti Giorgio Franceschi ed Adriano Mantelli ed i sergenti GianLino Baschirotto, Achille Buffali, Raffaele Chianese, Raul Galli, Brunetto di Montegnacco e Giovanni Vivarelli. Completate le operazioni di sbarco, i piloti si avviano alla stazione ferroviaria per salire su un treno diretto a Càceres; da questa base in Extremadura, la sera del 28 agosto sono trasferiti, a bordo di un trimotore Ju 52, a Tablada, nei pressi di Siviglia. Lì trovano i compagni giunti un paio di settimane prima, agli ordini del capitano Vincenzo Dequal: i sottotenenti Vittor Ugo Ceccherelli e Giuseppe Cenni, i sergenti Giuseppe Avvico, Angelo Boetti, Bruno Castellani, Adamo Giuglietti, Giovanni Battista Magistrini, Vincenzo Patriarca, Guido Presel e Giuseppe Salvadori. Manca già all'appello il primo caduto tra i cacciatori italiani, il tenente Ernesto Monico, ucciso dai miliziani dopo esser stato abbattuto ed essersi lanciato con il paracadute in territorio controllato dai repubblicani. A Tablada i nuovi arrivati sono inquadrati, con nomi di copertura, nella Aviaciòn de eI Tercio, la legione straniera spagnola. Una nuova uniforme, dal caratteristico colore khaki, così diverso dal familiare grigio-azzurro, sostituisce gli abiti civili. Anche i gradi vengono naturalmente rimpiazzati, all'atto del l'arruolamento, con i corrispondenti in uso nel l'aviazione spagnola. Nel nuovo gruppo di piloti, tutti volontari, spicca un veneto alto e bruno, dai sottili baffetti, che ha compiuto ventidue anni da pochi giorni, il sergente GianLino Baschirotto. Nativo di Montagnana, in provincia di Padova, il giovane sottufficiale ha già una buona esperienza di volo alle spalle. A diciott'anni ha frequentato il corso di pilotaggio premilitare presso la Squadriglia da Turismo Aereo di Campoformido, conseguendone il relativo brevetto. Arruolatosi nella Regia Aeronautica, nell'ottobre 1935 ottiene il brevetto di pilota militare presso la scuola caccia di Aviano. Con il grado di sergente pilota è assegnato ad un reparto prestigioso, il lº Stormo Caccia, entrando a far parte della 88ª Squadriglia, destinata a diventare nel corso degli anni la sua seconda famiglia. All'inizio del 1936, una breve parentesi lo ha allontanato dal 1º Stormo, portandolo, con altri piloti del suo reparto, a contribuire alla formazione dell'ultimo nato tra gli Stormi della caccia, il 6º Stormo, che sarebbe diventato famoso con l'insegna del "Diavolo rosso”. Ora il sergente Baschirotto si trova, con lo pseudonimo di brigada Edoardo Giri , in terra di Spagna, pronto a misurarsi col nemico. L'aereo sul quale si batterà è il più moderno caccia della nostra linea, il veloce, robusto e ben armato Fiat CR.32, con cui ha già preso confidenza in Italia, durante la permanenza nella 15ª Squadriglia del 6º Stormo.
 La squadriglia dei piloti legionari di cui è entrato a far parte riceverà di lì a poco un soprannome singolare e scanzonato, destinato a diventare molto popolare nei resoconti degli inviati dei giornali che seguono la guerra civile: la Cucaracha.
 Anche il distintivo che presto adornerà le carlinghe degli snelli biplani Fiat, uno scarafaggio col fez che suona il sassofono, emettendo al posto delle note, rosse sagomine di aeroplani, non ricorda neppure da lontano il poderoso arciere col motto dannunziano “Incocca, tende, scaglia” dipinto sulle carlinghe dei velivoli del 1º Stormo. Ma presto i piloti della Cucaracha impareranno ad andare fieri del loro scherzoso emblema, consapevoli del timoroso rispetto che li circonda. A Tablada non c'è molto tempo per l'ambientamento: i nuovi arrivati si devono inserire velocemente nei turni di partenza su allarme della caccia nazionalista. Già l’8 settembre Baschirotto decolla da Cordova per un volo di protezione della città. Sul suo libretto dei voli, una laconica annotazione: "Apparecchi rossi fuggono. Ritorno a Siviglia”.
 Il 9 settembre, mentre esegue un tonneau a volo rasente sulla pista di Tablada, cade e muore il suo comandante, tenente Olivero. L'11 settembre i cacciatori legionari si spostano a Càceres. Le pattuglie di CR.32 che si alternano per i voli di sorveglianza conseguono subito importanti successi a spese dei velivoli repubblicani. I rinforzi russi non sono ancora giunti in Spagna e il caccia Fiat manifesta un'evidente superiorità di velocità e di armamento rispetto ai Dewoitine D.371 e ai Nieuport Ni.52. La nota di Baschirotto, in corrispondenza del volo dell'11 settembre, lascia trasparire sincero entusiasmo ed una punta di rammarico: Giorno memorabile, I miei compagni abbattono otto apparecchi rossi. Io e il tenente Arrighi (nome di copertura di Adriano Mantelli) non ne incontriamo nemmeno uno. Tra i piloti abbattuti negli scontri di quella giornata c'è anche un ex-sergente della Regia Aeronautica che milita tra i repubblicani, il goriziano Giuseppe Krizai, che si salva con un atterraggio d'emergenza; abbattitore il sergente Giovanni Magistrini, suo vecchio compagno di corso. Due giorni dopo, il 3 settembre, GianLino Baschirotto coglie la sua prima vittoria aerea, a spese di un Nieuport Ni.52. La pattuglia nazionalista è formata, oltre che dal nostro sottufficiale, dal capitano spagnolo Joaquìn Garcia Morato, che diventerà l'indiscusso asso della caccia spagnola (1) e dal sergente italo-americano Vincenzo Patriarca. Avvistata una formazione di Breguet XIX, scortata da caccia Ni.52 e D.37l, Baschirotto insegue e attacca con decisione un Nieuport, riuscendo rapidamente a far valere il fuoco “pesante” delle sue Safat da 2,7 mm. Sotto gli occhi del pilota italiano che lo segue fino a terra, il caccia repubblicano precipita e scompare in un'enorme vampata. Tra i rottami del biplano non si troveranno i resti del pilota: questi, senza che l'inseguitore se ne accorgesse è riuscito, all'ultimo momento, a lanciarsi con il paracadute e a salvarsi (2). Nel frattempo Patriarca è venuto a collisione con un altro Ni.52, pilotato da Felix Urtubi Ercilla, un ex pilota nazionalista passato in campo avverso. I due aerei cadono al suolo, ma mentre Urtubi muore, Patriarca fa in tempo a lanciarsi con il paracadute. Appena toccata terra, viene catturato dai repubblicani ma, grazie al suo passaporto statunitense, riesce a sfuggire alla sommaria esecuzione che rappresenta, in quel primo periodo di guerra, il consueto, terribile epilogo per chi cade in campo avverso (3). Proprio questa è la sorte tragica che tocca tre giorni dopo, il 16 settembre, al tenente Franceschi. Atterrato per esaurimento del carburante entro le linee nemiche al termine di un combattimento, Franceschi si allontana dal velivolo ma viene rapidamente circondato da miliziani e finito a fucilate mentre cerca coraggiosamente di difendersi. Il giorno della perdita di Franceschi, Baschirotto mitraglia efficacemente, in collaborazione con il capitano Morato, un Potez 540. Il bombardiere repubblicano, nonostante i gravi danni subiti, riesce ad atterrare in emergenza entro le proprie linee. lI 25 settembre un secondo Potez 540, questa volta senza scampo, cade sotto i colpi congiunti di Baschirotto e di un altro asso spagnolo, il capitano Angel Salas Larrazàbal (4). Il bombardiere, contrassegnato da una vistosa "F” bianca sulla deriva, è il celebre "Aquì te espero” (Qui ti aspetto) che, in un disperato tentativo di atterraggio, si conficca al suolo verticalmente, spezzandosi in due e causando la morte, fra gli altri, dal comandante capitano Joaquìn Mellado, direttore
 della compagnia LAPE (Lineas Aéreas Postales Espaùolas) (5). L'ultimo combattimento del mese avviene il 27 settembre, durante una crociera di vigilanza sul fronte di Toledo, quando Baschirotto mitraglia a lungo un Ni.52 e un Po.540, rimanendo senza munizioni.
 Per più di quindici minuti il nostro si destreggia per evitare le raffiche nemiche, incassa qualche colpo e, ad un certo punto, si mette addirittura in coppia col pilota avversario, leggermente più in basso. In questo modo è sicuro di non poter essere colpito: lo guarda e ha quasi l'impressione che il pilota “rosso” abbia capito che è rimasto senza colpi. Alla prima virata dell'avversario, con un rapido rovesciamento Baschirotto riesce a disimpegnarsi o meglio, come lui stesso riporta sul libro voli con più prosaica sincerità, a scappare. Lo scontro successivo avverrà per Giri solo il 13 novembre; nel frattempo tra le fila repubblicane sono giunti, insieme con i piloti russi agli ordini del tenente generale Yakov Shmushkevic, (alias generale Douglas), velivoli decisamente più temibili: i Polikarpov I-15. I biplani hanno fatto la loro prima apparizione sul cielo di Madrid il 4 novembre, dimostrando subito ai cacciatori italiani che il tempo della loro netta superiorità era ormai finito. Il Chato, come diventerà noto tra i repubblicani (mentre per i nazionalisti sarà sempre il Curtiss) è un grande rrampicatore, estremamente maneggevole. A vantaggio del CR.32 c'è ancora, se non il numero, almeno il calibro delle mitragliatrici, visto che il caccia sovietico è dotato di quattro PV 1 da 7,62 mm contro le due Safat da 12,7 mm del caccia italiano. Calibro maggiore significa maggiore capacità distruttiva e gittata superiore: quindi possibilità di aprire efficacemente il fuoco da più grande distanza. Il 13 novembre, mentre scorta su Madrid una pattuglia di biposti Ro.37 da poco giunti in Spagna con compiti di ricognizione e attacco, Baschirotto riesce a cogliere di sorpresa un Chato e ad abbatterlo, conseguendo la sua seconda vittoria individuale. L'aereo nemico precipita, emettendo dapprima fumo bianco e poi nero, mentre il nostro pilota al termine del combattimento rientra regolarmente a Torrijos, dove il reparto si è spostato dai primi di novembre. Ai primi di dicembre entrano in azione per la prima volta i biplani russi da ricognizione e bombardamento leggero Polikarpov R-5 e R-Z. Il giorno 4, i Rasantes e Natachas, battezzati genericamente Papagayos (Pappagalli) dai nazionalisti, attaccano a volo radente l'aeroporto di Torrijos ma vengono intercettati dalla pattuglia di vigilanza sul campo, di cui fa parte Baschirotto. Due incursori vengono abbattuti, uno dei quali personalmente dal pilota veneto, che ne ha anche mitragliato un secondo.
Da un paio di settimane hanno fatto la loro apparizione sul cielo di Madrid degli avversari ancora più pericolosi: i monoplani Polikarpov 1-16 (Mosca per i repubblicani e Rata per i nazionalisti). Il primo incontro con i nuovi caccia avviene per Baschirotto il 5 dicembre, durante una scorta ai Ro.37: i Rata mitragliano di sorpresa i velivoli della Cucaracha senza che questi possano opporsi validamente. Il compatto caccia russo, di moderna concezione e costruzione, ha doti di velocità nettamente superiori al biplano Fiat, ma questo ha ancora al suo attivo il calibro dell'armamento e la superiore maneggevolezza. Se il Rata, dotato di quattro Shkas da 7,62 mm, si avventura in un combattimento manovrato invece di limitarsi a veloci puntate e successivo disimpegno in cabrata, può essere sopraffatto
 dal caccia italiano. Ed è proprio quello che avviene il 20 dicembre, quando, durante una crociera di protezione sul fronte di Madrid - Las Rosas, i piloti italiani impegnano combattimento con i Rata riuscendo ad abbatterne tre in collaborazione: allo scontro, il suo ultimo del 1936, ha partecipato con successo anche il sergente Baschirotto, a cui le vittorie saranno attribuite collettivamente, insieme con altri sei piloti (6). Alla fine dell'anno l’Aviaciòn de eI Tercio diviene Aviaciòn Legionaria, e la forza da caccia italiana viene inquadrata in un gruppo organico, il XVI Gruppo Cucaracha , formato dalle Squadriglie 24ª, 25ª e 26ª. Dopo una lunga pausa dovuta allo spostamento del fronte ed al maltempo, il primo combattimento del 1937 avviene per Baschirotto il 15 marzo, durante una crociera di protezione sul fronte di Trijeque. Un Curtiss viene mitragliato senza poterne accertare i risultati, Il giorno successivo il combattimento è accettato dai nostri in condizioni di netta inferiorità numerica: ai nove CR.32 legionari si contrappone una forza nemica stimata in 14 Curtiss e 8 Rata.
 Baschirotto mitraglia un Curtiss, che alla luce degli esiti del combattimento, gli viene attribuito come abbattuto in collaborazione con il sottotenente Spartaco Cottarelli. In aprile lo schieramento della caccia legionaria si rafforza notevolmente: alla Cucaracha si affiancano il VI Gruppo, denominato inizialmente Leonello dal nome del suo comandante maggiore Eugenio Leotta e poi Gamba di ferro in onore del capitano Ernesto Botto, con le Squadriglie 3lª, 32ª e 33ª, ed il XXIII Asso di bastoni (Squadriglie 18ª, l9ª e 20ª).
 L'offensiva nazionalista si sposta a nord e Baschirotto partecipa con il suo reparto a molte missioni di scorta a bombardieri e ricognitori sul fronte di Bilbao. Nel mese di luglio i repubblicani scatenano un attacco a Brunete, poco a ovest di Madrid, nell'estremo tentativo di tenere lontano da Santander (e quindi dalla conquista dell'intero territorio settentrionale ancora in mani repubblicane) le truppe nazionaliste. La Cucaracha si trasferisce rapidamente sul nuovo fronte e nel pomeriggio deI 15 luglio effettua con ventisei velivoli una crociera d'interdizione. Avvistati caccia e bombardieri repubblicani, i CR.32 si buttano all'attacco dando origine ad un furioso combattimento che si conclude con l'abbattimento di cinque Rata, uno dei quali, precipitato alla periferia di Madrid, ad opera di Baschirotto. É la sua quarta vittoria individuale, la prima a spese del veloce monoplano russo. Tre giorni dopo, il 18 luglio, Baschirotto prende parte ad un altro affollato scontro, durante il quale attacca e mitraglia un Papagayo. Il 25 luglio ha luogo il combattimento più accanito dell'intera battaglia di Brunete: sette Curtiss e due Rata vengono accreditati alla caccia legionaria. Baschirotto consegue la quinta vittoria individuale, la sua ultima in Spagna, abbattendo un Curtiss. L'indomani, ultimo giorno della battaglia di Brunete, ventuno CR.32 aggrediscono sei Tupolev SB-2 scortati da venti caccia, Il bombardiere bimotore sovietico, battezzato Martin Bomber dai nazionalisti, è considerato un osso duro per la velocità e la robustezza. In questa occasione Baschirotto ne mitraglia uno, mentre un secondo è abbattuto in collaborazione dai piloti del reparto. In agosto la Cucaracha ritorna sul fronte settentrionale, basandosi con 22 caccia a Logroi'io, in un vasto campo in mezzo agli uliveti, a sostegno delle truppe nazionaliste impegnate nella battaglia di Santander. Il 15 agosto, giorno del suo ventitreesimo compleanno, Baschirotto è impegnato in una crociera di vigilanza: il suo aereo, attaccato di sorpresa, incassa qualche colpo, ma il pilota riesce a riportarlo a Logroiio. lI 26 agosto le truppe nazionaliste entrano in Santander, concludendo vittoriosamente la conquista dei territori settentrionali. Da questa data le tre squadriglie della Cucaracha , agli ordini del maggiore Casero, si spostano a Zaragoza, sul fronte dell'Aragona. Decollato da questa nuova base, Baschirotto prende parte al combattimento del 28 agosto, durante il quale sette velivoli repubblicani vengono abbattuti ma anche tre piloti legionari (Mariotti, Costantini e Cagni) sono costretti a lanciarsi con il paracadute, finendo prigionieri. Baschirotto, colpito seriamente al motore, al radiatore dell'olio ed ai piani di coda, riesce invece a riportare alla base il suo malconcio aeroplano. È meno fortunato il 2 dicembre, quando, al termine di una crociera di vigilanza, mentre sta facendo la ruota in fila indiana sul campo, entra in collisione con il sergente Lendaro ed è costretto ad abbandonare il suo velivolo, affidandosi al paracadute. Il 26 gennaio 1938, partendo sempre dalla base di Zaragoza, Baschirotto partecipa al suo ultimo combattimento in Spagna: durante una crociera di protezione sul fronte di Teruel si scontra con una formazione di caccia repubblicani, mitragliando efficacemente un Curtiss e un Rata. In febbraio il sergente Baschirotto rientra in Italia. Al termine della sua lunga campagna spagnola, durata diciotto mesi, ha al suo attivo 256 missioni, sedici combattimenti, cinque vittorie individuali e sei in collaborazione. Due medaglie d'argento ed una di bronzo al Valor Militare testimoniano il coraggio e la generosa determinazione con la quale ha affrontato il nemico. Con la guerra di Spagna si chiude per sempre una stagione gloriosa della caccia, iniziata sopra le trincee della grande guerra: quella dei combattimenti
 manovrati, dei prolungati inseguimenti, dei duelli acrobatici. Si è aperta l'era degli scontri fulminei, delle raffiche sparate da lontano da bordo di veloci monoplani, robusti e ben armati, meno adatti alle acrobazie in formazione. Gli alti comandi della Regia Aeronautica, abbagliati dagli indubbi successi conseguiti, purtroppo tardano a rendersene conto e continuano a preferire, per i compiti di aviazione difensiva, i più maneggevoli biplani. A Campoformido, sede del 1º Stormo, GianLino Baschirotto, che è passato in Servizio Permanente Effettivo per meriti di guerra, indossa nuovamente l'uniforme grigio-azzurra, con i freschi nastrini delle decorazioni sul petto, tornando a far parte dell'8ª Squadriglia del 6º Gruppo. Lo stormo annovera numerosi piloti che si sono fatti le ossa nelle fila della Aviaciòn Legionaria, ed è considerato un reparto di assoluto prestigio. Sulla base, nei pressi di Udine, la principale attività consiste in un intenso programma di addestramento acrobatico, individuale e collettivo, che, secondo le visioni dello Stato Maggiore, costituisce il più importante bagaglio tecnico deI cacciatore.
 Il 4 dicembre 1939, durante un volo di addestramento, Baschirotto entra in collisione con il sergente maggiore Alessandro Beggiato, che gli mangia la coda con la sua elica: si lancia con il paracadute e prende terra senza conseguenze, mentre il compagno riesce a riportare a terra il velivolo. Le esercitazioni sono spesso punteggiate da esibizioni in formazione, per le quali il 1º Stormo va giustamente famoso. Ma il vento di guerra torna rapidamente a spirare sull'Europa. Sono passati solo cinque mesi dalla conclusione della guerra di Spagna quando la Germania attacca la Polonia: è l'inizio della seconda guerra mondiale. L'italia, in notevole ritardo di preparazione, si tiene dapprima da parte, ma il 10 giugno 1940, convinta di una rapida fine delle ostilità, dichiara guerra a Francia e Inghilterra.
 

 Seconda Guerra Mondiale
 Il 1º Stormo è già coinvolto da qualche giorno nell'atmosfera bellica, Il 3 giugno ha lasciato il Regio Aeroporto Gabelli di Campoformido, sede di pace del reparto, per schierarsi in Sicilia. Il comando di stormo si porta con il 1 7º Gruppo, dotato ancora di CR.32, sull'aeroporto Lavaggi di Trapani ed assume alle sue dipendenze il 157º Gruppo, su CR.42. Il 6º Gruppo, che ha ricevuto, tra i primi reparti operativi, il nuovo caccia monoplano Macchi C.200, assume lo stato di reparto autonomo, agli ordini del tenente colonnello Armando Francois, e pone la sua base a Catania. Il trasferimento è avvenuto senza particolari problemi. L'88ª Squadriglia, comandata dal capitano Dante Ocarso, veterano della guerra d'Etiopia, ha volato in formazione fino alla sua nuova base siciliana. Baschirotto, promosso nel frattempo sergente maggiore, ha fatto parte della seconda pattuglia, insieme al tenente Giuseppe Volpe ed al sergente Alfredo Bordin. L'obiettivo designato è Malta. Per le operazioni sull'isola la base di partenza è Comiso, nei pressi di Ragusa. Il 16 giugno, durante la scorta ad una formazione di S.79 dell'1º Stormo avviene il battesimo del fuoco: in uno scontro sulla verticale di Malta, sette caccia dell'88ª Squadriglia, tra cui quello di Baschirotto (7), e due dell'81ª affrontano i Gloster Gladiator britannici e ritengono di averne abbattuto uno in
 collaborazione. In realtà i tre biplani inglesi, che diventeranno famosi con i soprannomi di Faith, Hope e Charity (Fede, Speranza e Carità), riescono a rientrare alla loro base. Nonostante l'intensa attività (nel solo mese di luglio compie ventisette voli, tra crociere di vigilanza e partenze su allarme) a Baschirotto, nel frattempo promosso maresciallo, l'occasione di far uso delle mitragliatrici si presenta solo sei mesi dopo, il 25 gennaio 1941. Durante la scorta a un S.79 in missione di ricognizione fotografica su Malta, il sottufficiale ingaggia combattimento con una formazione di Hurricane. Questa volta lo scontro si conclude con un nulla di fatto. Le armi dei nostri caccia sono rimaste le due Safat da 12,7 mm, il cui tiro è sincronizzato con la rotazione dell'elica: ottime armi negli anni trenta, precise e affidabili, ma non più sufficienti come volume di fuoco contro i nuovi avversari. Altro scambio di colpi con la caccia inglese il 23 marzo; in questa occasione al maggiore Vezio Mezzetti, che è subentrato a Francois come comandante di gruppo, al maresciallo Vittorino Daffara ed al sergente maggiore Natalino Stabile sono attribuiti tre Hurricane, uno a testa. Gli inglesi ammisero la perdita di un caccia, pilotato dal Sergeant Roberton. Il 6º Gruppo si è nel frattempo spostato a Pantelleria, da dove ha proseguito le operazioni sul Mediterraneo: l'11 giugno rientra in Sicilia, a Palermo, e di qui, dieci giorni dopo, riparte per Udine. Dopo oltre dodici mesi di campagna, il lº Stormo è destinato ad un periodo di riposo ed addestramento: il reparto è stato prescelto, insieme al 4º, per ricevere i nuovi attesissimi caccia dell'Aermacchi, più potenti e veloci, i MC.202 a motore lineare. Il ciclo di istruzione sul nuovo velivolo inizia il 7 agosto; Baschirotto effettua il passaggio sul MC.202 il 29 ottobre, mentre Io stormo, agli ordini del colonnello Alfredo Reglieri, si appresta a partire nuovamente per il fronte: questa volta la destinazione è l'Africa Settentrionale, raggiunta l' 11 dicembre. L'8 gennaio 1942, Baschirotto scorta, con numerosi compagni, una formazione di CR.42 in azione di attacco al suolo ad Agedabia; ne segue uno scontro, durante il quale i cacciatori italiani colgono la prima vittoria africana, abbattendo in collaborazione un Curtiss P-40, quello del Flying Officer Baster dello Squadron 3 della RAAF (8). Durante i mesi di febbraio e marzo le quotidiane missioni del 1º Stormo, che è basato sul campo K3 di Bengasi (riconquistata il 29 gennaio) sono destinate al sostegno dell'offensiva delle forze dell'Asse, scattata negli ultimi giorni di gennaio. In questo periodo è degna di nota la missione di mitragliamento del campo di Acroma. Il capitano Ocarso, il tenente Civetta, il sottotenente Sparapani, il maresciallo Baschirotto e il sergente maggiore Stabile giungono di sorpresa sul campo nemico e compiono quattro passaggi a testa, lasciando fumanti una quindicina di velivoli, tra Blenheim e P-40. L'azione è citata nel bollettino di guerra del 23 febbraio. Il diario di squadriglia registra un'attività senza sosta: le partenze su allarme si alternano alle crociere di vigilanza, alle scorte ai caccia-bombardieri, alle missioni di caccia libera, ai mitragliamenti delle colonne di automezzi e mezzi corazzati, I piloti italiani, tra i quali si distingue in particolare il
 comandante dell'88ª Squadriglia, capitano Ocarso, colgono numerosi successi, soprattutto sui P-40. lI 25 maggio, quando il 6º Gruppo è a Martuba, Baschirotto consegue le sue prime due vittorie individuali nelle fila della Regia. La missione prevede caccia libera tra EI Gazala e Bir Hacheim, ben addentro le linee nemiche. I piloti italiani avvistano una formazione di caccia nemici, stimati in una ventina tra Spitfire e P-40, e impegnano combattimento. Al termine, viene dichiarato l'abbattimento di nove P-40: due a testa sono attribuiti ai sergenti maggiori Baschirotto e Stabile, uno ciascuno al capitano Camarda, al tenente Civetta, ai sottotenenti Sgorbati e Ferrazza ed al sergente Paroli (9). Il 10 giugno Baschirotto consegue un'altra doppietta, questa volta a carico di due Hurricane incontrati durante una missione di caccia libera nella zona tra Bir Hacheim e EI Adem. Nello stesso combattimento un apparecchio nemico a testa è accreditato al capitano Camarda ed ai sergenti maggiori Benati, Morosi e Borreo. Il resoconto inglese parla di scontri avvenuti nell'area con MC.202 e Bf 109, con reciproche perdite; al di là di possibili errate identificazioni, le azioni sul fronte si svolgevano spesso in collaborazione con i Messerschmitt degli ]agdceschwadern 27 e 53. Il 26 giugno il lº Stormo conclude il primo ciclo africano e rientra a Udine, lasciando gli apparecchi e le attrezzature al subentrante 4º Stormo. Quando rimpatria, Baschirotto ha al suo attivo quattro vittorie individuali e 78 missioni belliche. Dopo un periodo di riposo (gli ufficiali a Cortina, i sottufficiali ad Asiago, S.Margherita e Rapallo) il 6º Gruppo, ora agli ordini del maggiore Luigi Di Bernardo, torna ai primi di novembre in Africa Settentrionale, ma vi rimane solo per pochi giorni: un'altra esigenza lo costringe a spostarsi rapidamente a Decimomannu. Infatti, dopo la battaglia di EI Alamein di fine ottobre, la situazione per le forze dell'Asse sul fronte africano è andata precipitando. Ai primi di novembre gli anglo-americani sono sbarcati in Marocco e Algeria (operazione Torch) preparandosi a stringere le forze italo- tedesche in una morsa. La reazione dell'Asse è pronta, ma gli equilibri strategici sono ormai del tutto compromessi. Nel tentativo di ritardare l'avanzata degli Alleati sbarcati a Algeri ed Orano, viene rafforzata l'Aeronautica della Sardegna utilizzando gli aerei disponibili per bombardare e mitragliare gli aeroporti algerini. Mentre truppe italo-tedesche occupano la Tunisia, il 6º Gruppo compie rischiose missioni su Bona percorrendo ogni volta tra andata e ritorno circa 600 km in mare aperto, ai limiti dell'autonomia. Da un'azione di questo tipo, il 28 novembre, non rientra il capitano Ocarso. Baschirotto, che ha partecipato alla missione di scorta di Ju 88 e SM.84, atterra a Decimomannu alle 12.55, rifornisce il suo aereo e riparte alla ricerca del suo comandante, ma, pur spingendosi a oltre 100 km dalla costa, non riesce ad avvistarlo. Il corpo di Ocarso verrà ritrovato senza vita il 9 dicembre da alcuni pescatori, mentre andava alla deriva sul battellino di salvataggio, e verrà sepolto a Cagliari. Il tenente Giorgio Falchi assume il comando dell'88ª Squadriglia. Ai primi di gennaio del 1943 viene costituito il Comando Aeronautico della Tunisia e il 6º Gruppo è chiamato a farne parte. Gli aerei dell'88ª Squadriglia decollano e atterrano senza sosta da Pantelleria, scortando i convogli navali e aerei che trasportano truppe e mezzi sull'ultimo lembo di terra del continente africano rimasto in mano all'Asse. Durante una di queste missioni, Baschirotto attacca una pattuglia di Beaufighter che sta bombardando il convoglio scortato: un bimotore inglese cade in fiamme mentre un secondo è danneggiato. In effetti lo Squadron 272 perde in quella zona due velivoli, uno dei quali è probabilmente abbattuto da un pilota tedesco dello JG 53. A questo punto il maresciallo Baschirotto, dopo aver già tagliato questo traguardo in Spagna, ha raggiunto anche nella seconda guerra mondiale le cinque vittorie che tradizionalmente qualificano un asso. lI 12 marzo compie a Pantelleria il passaggio sull'MC.205 Veltro : il successore del C.202, più potente, grazie al DB 605A, e meglio armato grazie ai due cannoncini Mauser da 20 mm (installati nelle ali a partire dalla serie III), rappresenta uno strumento bellico certamente all'altezza dei tempi.
 Purtroppo la capacità produttiva della nostra industria non è in grado di far fronte tempestivamente alle esigenze di rinnovamento della linea e il nuovo modello dovrà convivere con il predecessore ancora a lungo. Lo stesso Baschirotto, a seconda della disponibilità, volerà sull'uno o sull'altro; ma è sul MC.205V che coglie la sua ultima vittoria individuale, il 20 aprile. Nel corso di una missione di caccia libera nella zona di mare tra Capo Bon e Capo Mustafà, una nutrita formazione deIlo Stormo (ventiquattro C.205V e nove C.202) agli ordini del maggiore Di Bernardo e del capitano Nioi, attacca a circa 35 km a ovest di Pantelleria una sessantina di velivoli avversari. Sono gli Spitfire degli Squadrons 92, 417, 601 e 1 SAAF, in missione offensiva, protetti dagli Spitfire dello Squadron 145, formato da piloti polacchi. Questi ultimi piombano dall'alto addosso ai Macchi e si accende una zuffa gigantesca, il cui esito risulta uno dei più controversi dell'intero conflitto. Al termine, i piloti dello Squadron 145 dichiarano l'abbattimento di sette velivoli, in qualche caso erroneamente identificati come Bf 109. Altri tre sono attribuiti a piloti dello Squadron 92, mentre il Pilot Officer Coller dello Squadron 601, riferisce di averne costretto uno ad una atterraggio d'emergenza. In realtà il lº Stormo perde i Macchi C.205V del tenente Vittorio Bacchi Andreoli e del tenente Francesco Fanelli, mentre il maresciallo Anano Borreo atterra fuori campo nei pressi di Capo Bon, Il capitano Piero Calistri, benchè ferito alla coscia, riesce ad atterrare regolarmente. Secondo il fonogramma conservato tra le relazioni operative dell'Aeronautica della Sicilia (messaggio n.1832), quindici Spitfire sono da considerarsi sicuramente abbattuti, quattordici dei quali visti finire in mare più uno precipitato a terra tra Capo Bon e Capo Mustafà. Uno degli Spitfire è attribuito personalmente al maresciallo Baschirotto, che ha sparato nell'occasione 500 colpi. Non si trova traccia di queste perdite nei documenti inglesi. Seppure una sovrastima dei risultati sia assolutamente da mettere in conto nei combattimenti affollati, una discrepanza di questo genere appare difficilmente spiegabile.
 Sul libretto dei voli del maresciallo Baschirotto l'ultimo combattimento è riportato in data 8 giugno: decollato da Chinisia alle 19.35, abbatte in collaborazione uno Spitfire a nordovest di Pantelleria (10). Il 24 giugno il reparto, decimato dai bombardamenti anglo-americani lascia la Sicilia e rientra a Udine. L'armistizio dell'8 settembre coglie lo stormo in fase di riequipaggiamento. In assenza di direttive precise, Baschirotto ritiene di aver già combattuto abbastanza: alla data ha totalizzato oltre mille ore di voli di guerra, nel corso della quale ha compiuto 292 azioni, abbattendo sei aerei individualmente e tre in collaborazione. Alle medaglie guadagnate in Spagna si sono aggiunte altre due medaglie d'argento al Valor Militare sul campo e la croce di ferro tedesca di seconda classe, appuntatagli personalmente sul petto dal Feldmarschall Erwin Rommel a Martuba. Nel dopoguerra riprende a volare nel 5º Stormo: promosso sottotenente per merito di guerra con anzianità il giugno 1943, fa parte della prima pattuglia acrobatica italiana postbellica, montata su Spitfire IX. Negli anni successivi vola sui primi aviogetti della rinata Aeronautica Militare: i Vampire ed i Thunderjet. Conclude la sua carriera nel 1970 come colonnello, dopo aver ricoperto varie posizioni di comando. Muore a Vicenza neI 1986 ed è sepolto, secondo la sua volontà, nella natia Montagnana, dove gli è stata intitolata la locale aviosuperficie, inaugurata nel 1999. Nella storia della nostra aeronautica lascia la traccia indelebile di un grande pilota, con oltre 2.329 ore di volo: uno degli ultimi veri manici dell'aviazione italiana.

 G. Massimello

 L'autore e "STORIA militare desiderano ringraziare il colonnello pilota Gregorio Baschirotto che ha gentilmente messo a disposizione l'indispensabile supporto documentale oltre a prezioso materiale fotografico.
 GianLino Baschirotto, tabella degli abbattimenti individuali:

 data          aereo abbattuto      su  campagna
 13-09-36  Nieuport Ni.52       CR.32 Spagna
 13-11-36  Polikarpov I-iS       CR.32 Spagna
 04-12-36  Polikarpov R-5      CR.32 Spagna
 17-07-37  Polikarpov I-16      CR.32 Spagna
 25-07-37  Polikarpov I-is       CR.32 Spagna
 25-05-42  2 Curtiss P-40       MC.202 Africa Settentrionale
 10-06-42  2 Hawker Hurricane  MC.202 Africa Settentrionale
 31-01-43  Bristol Beaufighter   MC.202 Mediterraneo
 20-04-43  Supermarine Spitfire  MC.202 Mediterraneo

 Inoltre: 9 in collaborazione (6 in Spagna e 3 nella seconda guerra mondiale).
 
 

Bibliografia e fonti
 Libretto di volo di GianLino Baschirotto.
 Archivio USSMA: Diari storici del 1ºStormo, del 6º Gruppo e della 88ª Squadriglia.
 F. Pedriali, Guerra di Spagna e aviazione italiana, Roma, USSMA, 1992
 A. Emiliani, E. Ghergo, Ali in Spagna, Milano, Giorgio Apostolo Editore, 1997
 I. A. Cerda, Aviation de chasse de la république espagnole, Boulogne sur Mer, Lela press, 1995
 C. Shores, Aviazioni nella guerra civile spagnola, Firenze, Olimpia, 1980
 C. Shores, 8. Cull, N. Malizia, Malta: the Hurricane years 1940-4 1, London, Grub street, 1987
 C. Shores, Fighters over the Desert, London, Neville Spearman, 1969
 C. Shores, Fighters over Tunisia, London, Neville Spearman, 1974

 

 (1) Morato ottiene le sue prime vittorie a bordo di un Ni52; pilota quindi un He51, ma è sui CR32 che consegue il maggior numero di abbattimenti. Al termine del conflitto gli saranno accreditate 40 vittorie. Morirà 4 giorni dopo la fine della guerra, il 4 aprile 1939, in un banale incidente durante una manifestazione.
 (2) Secondo Patrick Laureau, in La Aviacion republicana espana il pilota si chiamava Carlos Colomb, e cadrà in combattimento pochi giorni dopo, il 17 settembre 1936, a seguito della collisione con un CR.32.
 (3) Rinchiuso in un carcere militare, Patriarca verrà liberato a seguito dell'intervento di Washington.
 (4) Al termine della guerra civile Salas avrà accreditate 17 vittorie. Durante la seconda guerra mondiale Angel Salas comanderà la Patrulla azul schierata in Unione Sovietica a fianco dei tedeschi e otterrà altre 7 vittorie individuali.
 (5) Pare che il nome prendesse spunto dal fatto che il Po 540 così battezzato viaggiava spesso in coppia con un aereo dello stesso tipo che, costretto ad arrancare con i suoi motori sfiatati, era stato soprannominato Voy corriendo (Vado di corsa).
 (6) Gli altri piloti erano i tenenti Ricci e Fiacchino, il sottotenente Del Pelo, il sergente maggiore Gabba ed i sergenti Dentis e Redaelli.
 (7) Gli altri piloti partecipanti all'azione erano i tenenti Volpe e Armanino, i sergenti maggiori Beggiato, Pierobon e Stabile ed il sergente Bordin.
 (8) Oltre al maresciallo Baschirotto, i piloti partecipanti al combattimento erano il capitano Ocarso, i tenenti Savelli e Civetta, i sottotenenti Sparapani e Sgorbati, il sergente maggiore Borreo ed il sergente Bartesaghi.
 (9) lI vittorioso esito del combattimento, non confermato da parte inglese, è citato nel Bollettino di Guerra n.725.
 (10) Labbattimerito è attribuito c'ollaborazione anche ai tenenti Levrini e Zatti, al sottotenente Sorhati ed al set. Saiani.
 
 

Note di Daniele Gatti
Nello scontro del 12 ottobre 1937: perse la gamba il capitano Ernesto Botto, persero la vita il tenente Alessio Neri (fucilato dopo 4 giorni di prigionia in quanto si difese con la pistola d'ordinanza alla cattura dei miliziani) ed il sergente Giuseppe Rigolli (precipitato con il suo CR.32 probabilmente colpito a morte). Vennero fatti prigionieri: il sottotenente Francis Leoncini finito in collisione con il sergente maggiore Ugo Corsi (anch'egli fatto prigioniero), ed anche il sottotenente Roberto Boschetto colpito all'aereo e costretto ad un atterraggio di emergenza; tutti e tre furono rimpatriati a guerra finita.
Quindi: 2 morti e 3 prigionieri.

 

le 4 sezioni delle 2 Squadriglie che presero parte al combattimento

31^ Squadriglia
capitano Ugo BORGOGNO
sottotenente Roberto BOSCHETTO
sottotenente Francis LEONCINI
sergente Bruno Benassi (creatore stemma GAMBA di FERRO)
tenente Paolo Arcangeletti
tenente Alessio NERI
sergente Giuseppe RIGOLLI
sergente Ugo GHIRLANDA
sottotenente Walter FRANCHINO
32^ Squadriglia
capitano Ernesto BOTTO
sottotenente Pietro CALISTRI
sergente maggiore Ugo CORSI
maresciallo Enrico VICENTINI
sottotenente Zeno TINTI
tenente Edoardo MOLINARI
sergente maggiore Giulio BERNARDI
sottotenente Giuseppe VOLPE
maresciallo Alberto GOBBO