da: "Storia Illustrata" -
Aprile 1978
Gino Baron è
uno dei leggendari piloti che combatterono sui cieli dell'Africa Orientale.
Allora era gregario di Mario Visintini nella 412^ Squadriglia Caccia
("affiliata" al 4°
Stormo), comandata dal capitano Antonio Raffi. E' nato nel 1918 a Castelfranco
Veneto ed e' stato istruttore all'Aero Club di Gorizia dal 1970, quando Chianese
ha lasciato l'incarico. Due terzi della sua vita li ha passati sugli aerei.
La sua 412a Squadriglia, con la 410a (cap. Corrado Ricci), la 411a (cap.
Vincenzo Lucertini) e la 413a (cap. Corrado Santoro), costituiva lo scudo
protettivo dell'Impero Italiano in Africa Orientale. Uno scudo molto piccolo,
per non dire inconsistente, considerata l'immensa vastita' del territorio
da controllare. Questa palese inferiorita' non scoraggio' i nostri cacciatori
almeno fino a quando funziono' il ponte-aereo con l'Italia. Quando cesso'
l'afflusso dei rifornimenti ci fu il crollo. Nel frattempo si erano viste
cose incredibili: i nostri piloti, Osvaldo Bartolozzi, Luciano Cacciavillani,
Guglielmo Folcherio, Antonio Giardina', Enzo Omiccioli (7 aerei abbattuti
individualmente), Alberto Veronese, per ricordare solo alcuni nomi, erano
riusciti nel miracolo della moltiplicazione dei pochi CR32 e dei CR42, una
sessantina in tutto, che avevano avuto in consegna. Sembravano quattro Stormi,
invece erano quattro minuscole Squadriglie. Il capitano Corrado Ricci (oggi
generale in pensione) quando riusci' con il suo asmatico CR32 ad abbattere
il primo Blenheim, costringendolo ad atterrare, non credeva ai propri occhi.
Per festeggiare la sua vittoria pulita, ai punti, si esibi' in un rituale
tonneau sulle baracche della sua base. Alcuni mesi dopo si verifica un combattimento
fra alcuni Hurricane e i nostri superstiti caccia. Precipita subito un CR42,
ma il nostro pilota riesce a lanciarsi con il paracadute. "Mentre scende",
ricorda Ricci, "dondolando appeso all'ombrello, un Hurricane, guidato da
un sudafricano, gli si butta addosso mitraghiandolo. Così viene ucciso
il tenente Bruno Caldonazzi, uscito incolume dal suo velivolo in fiamme".
L'Asso degli Assi dell'Africa Orientale fu Visintini. Al cimitero di Asmara
sulla sua tomba era scritto che aveva conseguito 17 vittorie. La prima, contro
un bombardiere, l'ottenne con Baron. Visintini, che il 12 dicembre 1940 con
il proprio CR42 aveva recuperato Raffi finito con il suo aereo in zona nemica,
l'11 febbraio 1941, dopo uno scontro sul cielo di Cheren, corse in aiuto
di Baron che, a causa del cattivo tempo, era stato costretto ad atterrare
a Sabarguma fra Massaua e Asmara. Baron, pero' aveva gia' avvertito il Comando
che le condizioni atmosferiche erano proibitive. Ma Visintini, preoccupato
che potesse andare perduto un prezioso aereo, riparti' subito dall'Asmara
alla ricerca del fido Baron. Purtroppo la nebbia lo tradi' facendolo disorientare.
Visintini, l'aquila italiana dell'Africa Orientale, mori' schiantandosi contro
il monte Nefasit.
Dopo un mese, Baron,
a sua volta, rimase chiuso in trappola, fra tre Hurricane, sul solito cielo
di Cheren. Fu colpito da tre proiettili. Due non gravi, il terzo, invece,
gli fece letteralmente scoppiare il polpaccio della gamba sinistra. Baron
carico' allora l'avversario, trascinandolo con se' nella caduta. Ma fortunosamente
si salvo' con il paracadute. L'inglese, invece, rimase ucciso. Per due anni
Baron passo' da ospedale in ospedale, poi ebbe l'occasione di imbarcarsi su
una nave adibita al rimpatrio dei civili, la Duilio. Dopo due mesi di navigazione
sbarco' in Italia. Nessuno lo conosceva, nessuno sapeva di lui. Per le sue
imprese, 20 apparecchi abbattuti di cui 10 individuali e 10 in collaborazione,
ha ottenuto in tutto una medaglia d'argento e una di bronzo. Veramente un
po' poco, per chi, come Baron, aveva all'attivo 2 Blenheim abbattuti con
una sola raffica.
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