La mia infanzia
Sono nato a Calvizzano,
provincia di Napoli, il 14 marzo 1910 in una modesta casa di campagna ove
ho trascorso la mia giovinezza insieme a genitori e numerosi fratelli. Il
piu’ anziano di questi ritornerà a casa nel 1918 dopo aver combattuto
sul San Michele, a 4 km dall'Aeroporto di Gorizia, intossicato il 29 giugno
1916 dall'attacco con i gas da Cima 4 che lo lascera' provato per tutta
la vita. Della Grande Guerra ricordo ancora con chiarezza un episodio poco
noto: un dirigibile austriaco che sorvola senza trovare ostacoli la citta'
di Napoli lanciando alcune bombe sulla citta' che fanno lievi danni ma provocano
panico ed hanno effetto demoralizzante sui cittadini.
1922, Raffaele Chianese a 12 anni (chi901) |
L'arruolamento
Terminate le scuole medie
inizio ad aiutare mio padre in campagna e all'eta' di 18 anni, contro la volonta'
dei miei genitori e falsificandone la firma, presento domanda per la selezione
al Corso Sottufficiali Piloti. Quando mi presento alla visita medica presso
l'Istituto di Medicina Legale di Napoli ho un forte raffreddore. L'ufficiale
medico otorinolaringoiatra mi chiede di ripetere le parole che pronuncia
alle mie spalle e cosi' faccio, almeno sono convinto di farlo, poi il medico
emette un fischio che non sono in grado di ripetere poiche’non so fischiare.
Forse per il raffreddore che limitava le mie capacita’ uditive o forse per
il "fischio", non sono ritenuto idoneo. Dopo circa sei mesi, nel novembre
1929, ostinato nella mia determinazione, ripresento la domanda senza menzionare
il precedente esito negativo, altrimenti non mi avrebbero riammesso alla
selezione. Incontro lo stesso medico che mi riconosce e che mi chiede: "…
ma tu non eri sordo?" e questa volta supero' la selezione.
Da Capua a Ciampino,
Ghedi e Campoformido
Ai primi del gennaio
1930 inizio l’addestramento militare alla Scuola di Capua insieme ad altri
330 ragazzi. Ci insegnano la disciplina militare, a marciare e si studiano
le materie correlate al volo: aerodinamica, motori, impianti, ecc. Veniamo
alloggiati tutti insieme in un grande hangar. Divisi in plotoni di una cinquantina
di allievi, marciamo e ci addestriamo all'uso delle armi. Alla fine del corso
mi classifico al 130° posto. Poco dopo veniamo avviati ciascuno a diverse
Scuole di Volo: Roma (Littorio), Ponte San Pietro e Portorose , dove inizia
l’addestramento per conseguire i brevetti di volo civile di I° grado.
Sono destinato all'aeroporto del Littorio (ora aeroporto dell’Urbe) ed il
20 marzo 1930 effettuo il primo volo su AS1 mentre il 28 maggio 1930 decollo
da solista dopo poco più di 7 ore di doppio comando.
Capua 1930. Allievi del Corso per Allievi
Piloti Sottufficiali della Regia Aeronautica alla "Scuola Civile di Volo
a Vela". chi105 (chi105) |
Scuola di Volo del Littorio - Roma 1930.
Chianese, allievo pilota alla Scuola di Volo di Roma Littorio. Il velivolo e' un Breda A4 (chi101) |
Il 12 ottobre 1930
inizia il corso per il conseguimento del brevetto di Pilota Militare e veniamo
trasferiti alla 2^ Squadriglia Allenamento Caccia di Ghedi, dove voliamo
sull’aereo da addestramento militare, il CR1 e poi transitiamo sul CR20 che
e’ già’ un velivolo operativo, utilizzato nei Reparti.
Scuola di Volo del Littorio – Roma – 30 luglio 1930. Foto donata a Chianese da un compagno di corso (chi103) | " In segno di perenne affetto offro al mio piu' caro amico Raffaele" (Di Crisciio Antonio di Marano, Napoli) |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": Nota: le foto (da chi501 a chi510) sono state scattate da Raffaele Chianese mentre si trovava (dal 20 marzo al 8 agosto 1930) a frequentare il corso di pilotaggio per il conseguimento del brevetto di pilota 1° periodo ed il "Corso complementare" nell'aeroporto del Littorio. Si distinguono, da sinistra a destra, un trimotore Breda C.C. 20, un esamotore Caproni Ca. 90 e, quarto della fila, un S.I.A.I. S.64. chi501: |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": mostra statica. Si riconoscono: un trimotore Breda C.C. 20, un esamotore Caproni Ca. 90 e, quarto della fila, un S.I.A.I. S.64 (si tratta del SIAI del volo Italia - Brasile, Ferrarin – Del Prete) e l'autogiro La Cierva, Ca B3. chi502 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": a/m Breda A7: anno costruzione 1926, da ricognizione, motore Loraine Dietrich da 400 CV oppure Isotta Fraschini Asso da 500 CV, vel.max 235 km/h vel.min. 75 km/h. chi503 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": mostra statica, a/m Caproni Ca. 97 nella versione monomotore. chi504 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": mostra statica, autogiro o aerogiro di Bacchini. chi505 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": mostra statica, a/m Caproni Ca. 73, sesquiplano,due motori Lorraine da 400 HP. Costruito nel 1925 ed entrato in Reparto nel 1926. chi506 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 "1^ Giornata dell'Ala": mostra statica, un bombardiere Fiat B.R. 3 e, seminascosto, un Caproni Ca. 73 ter. In piedi l'allievo pilota Raffaele Chianese durante il corso di pilotaggio di 1° periodo presso l'aeroporto Littorio, presidiato dalla Regia Aeronautica. Si noti la tipica tenuta di volo indossata dagli allievi piloti in quel periodo. chi507 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 Ro. 1 della Società Anonima Industrie Aeronautiche Romeo fondata nel 1934 dall'ing. Nicola Romeo di Napoli (poi IMAM Industrie Meccaniche ed Aeronautiche Meirdionali). Aereo del Reparto Osservazione dalle prestazioni eccezionali, costruito su licenza della Fokker nel 1924. Motore Jupiter 420 HP - vel.max 230 Km/h vel.min. 82 km/h, due mitragliatrici, utilizzato in Libia. La sigla Ro indica le prime due lettere del nome del progettisra Rosatelli. chi508 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 Fokker F VIIa trimotore delle "Avio Linee Italiane" poi SAM/Ala Littoria. chi509 |
Roma Aeroporto del Littorio - 8
giugno 1930 Fokker F VIIa - 3m (I-BBEC), trimotore delle Avio Linee Italiane poi SAM/Ala Littoria. chi510 |
Il 23 ottobre 1930,
mi viene comunicata la nuova destinazione, la 96^ Squadriglia del IX Gruppo
Aeroplani da Caccia del 1° Stormo di Campoformido, Udine.
Campoformido - 1930/1931. Velivoli
C.R.20 della 97^ Squadriglia. raf37 |
A Campoformido inizio l'addestramento operativo vero e proprio, acrobazia, pattuglia, finta caccia ed addestramento bellico. Su questo aeroporto, utilizzato intensamente già’ durante la Prima Guerra Mondiale, sono passati i piu’ famosi piloti. Uno di loro e’ Rino Corso Fougier, convinto sostenitore dell'Acrobazia Collettiva che comanda il 1° Stormo Caccia dal 1928.
Fra i primi che conosco
c'e’ il serg. Silvio De Giorgi, uno dei piloti della famosa "Squadriglia
Acrobatica di impiego nazionale" comandata da Ariosto Neri. De Giorgi, classe
1906, e' scomparso nel 2004 a 96 anni e fino all'ultimo era solito ad intervenire
a tutte le ricorrenze. Fece parte anche del Reparto Alta Velocita' di Desenzano.
L'acrobazia e' di casa a Campoformido ma non esiste un addestramento vero
e proprio, molte manovre si imparano guardando gli altri o provando e riprovando.
Un giorno chiedo ad un collega piu' anziano come si esegue un tonneau e questi
mi risponde: "Semplice, prendi velocita’ poi cabri di circa 30 gradi, dai
piede ed alettone e quando sei rovescio centra i comandi". Convinto di non
avere più problemi decollo, mi porto sulla verticale dell'aeroporto
a circa 700 metri e provo la manovra ma centrando i comandi l'aereo continua
a ruotare, abbassa il muso e scende in verticale, fermo la rotazione a circa
200 - 300 mt da terra, poi cabro per ritornare in quota e ripeto il tutto,
ed ogni volta succede lo stesso. Il collega o non sapeva spiegarsi od il tonneau
non l'aveva mai fatto! Quando atterro noto che il personale dell'aeroporto
è fuori dagli hangar e guarda nella mia direzione: appena spento il
motore si avvicina il Comandante di Squadriglia. Penso che voglia sapere cosa
e' successo ed invece mi da' una bella strigliata e mi affibia una punizione
di rigore di 15 giorni. Dopo tre giorni mi chiama l'Aiutante di Campo di Fougier,
il magg. Raul Moore, latore di un messaggio del Comandante: " ... Non provare
piu' a bassa quota queste manovre. Hai della stoffa e farai strada. Per questa
volta te la cavi con tre giorni di arresti!".
Campoformido - 1930. I piloti della Pattuglia
Acrobatica del 1° Stormo davanti ad un C.R.20. chi201 |
Campoformido - 1930/1931. Piloti davanti
a un CR20; Chianese è il secondo da sinistra in piedi. chi203 |
Il 23 agosto 1931 giunge all'aeroporto di Campoformido il comandante della II Brigata da Caccia, col. Mazzucco, che passa in rassegna il 1° Stormo ed il 4° Stormo, quest'ultimo costituito nel mese di giugno per far fronte alle Grandi Manovre del prossimo agosto. Dalla fine di luglio il IX ed il X Gruppo si allenano per le Grandi Manovre dell'Armata Aerea che prevede la partecipazione di 900 velivoli ed il 24 agosto i CR20 dei due Gruppi si schierano, il IX Gruppo su Modena ed il X Gruppo su Rimini, per poi spostarsi su La Spezia, Milano, Mantova, Ancona, Pisa, Firenze, Terni e Bologna.
La collisione a terra
Nel corso degli allenamenti,
il 18 agosto 1931 sono appena atterrato mentre nel frattempo un Ca100 pilotato
da un maggiore si appresta a decollare. Mentre sto smaltendo velocita' mi
accorgo che l'altro velivolo "scarroccia", interessando la mia zona. Tento
allora un'azione evasiva ma la mia velocita' e' troppo bassa ed oramai l'altro
velivolo mi si avvicina velocemente da sinistra con l'elica minacciosa che
rischia di maciullarmi. Qualche secondo prima dell'impatto, con una "spedalata",
imbardo cercando di proteggermi presentandogli la coda ma l'elica mi "trita"
letteralmente l'aereo fino a pochi centimetri dall'abitacolo: Fortunatamente
non c'e' alcun inizio d'incendio e nessuno rimane ferito. Il maggiore, facendosi
forte del suo grado cerca di giustificarsi e vuole incolparmi ma l'inchiesta
gli dara' torto.
Campoformido 18 agosto 1931. Incidente
occorso a Chianese subito dopo l'atterraggio. Mentre sta smaltendo velocita'
un Ca100 pilotato da un maggiore si appresta a decollare. Chianese si accorge
che il Ca100 "scaroccia" nella sua zona e tenta un'azione evasiva ma la sua
velocita' e' troppo bassa ed oramai l'altro gli si avvicina velocemente da
sinistra con un angolo di 45° e con l'elica minacciosa che rischia di
maciullarlo. Qualche secondo prima dell'impatto, con una "spedalata", imbarda
cercando di proteggersi presentando la coda. L'impatto e' violento e l'elica
gli "trita" l'aereo fino a pochi centimetri dall'obitacolo. L'altro velivolo
"capotta" e fortunatamente non c'e' nessun inizio d'incendio e nessuno dei
due piloti rimane ferito. Il maggiore, forte del suo grado cerca di giustificarsi
e vuole incolpare Chianese ma l'inchiesta gli dara' torto. chi701 |
Le Grandi manovre
dell' Armata Aerea
Il 31 agosto 1931 ha
luogo a Ferrara l'imponente Manifestazione Aerea e l'ingente numero di velivoli
partecipanti comporta non pochi problemi ma un solo un incidente.
Aeroporto di Campoformido, agosto 1931.
CR 20 della 73^Squadriglia durante le esercitazioni per le "Grandi Manovre
dell'Armata Aerea". ren14 |
Aviano - luglio 1931. I C.R.20 della 91^
Squadriglia, pronti all’involo dal campo pordenonese di Aviano. Sullo sfondo
il paese pedemontano di Budoia. Le “strisce” dipinte sui caccia erano state
apposte in occasione delle "Grandi manovre" che si sarebbero effettuate
nel mese di agosto. mon09 |
Ferrara - agosto 1931. Schieramento di
velivoli partecipanti alle Grandi Manovre Aeree. chi511 |
Il 9 settembre il X Gruppo si trasferisce da Aviano all'aeroporto di Merna - Gorizia e subito dopo, il 28 settembre, anche il IX Gruppo, di cui faccio parte, lo segue da Campoformido.
A Gorizia
L'11 giugno 1932, il
col. Amedeo di Savoia duca d'Aosta, figlio del generale Comandante della
Terza Armata Emanuele Filiberto che nella zona tra Gorizia e Monfalcone aveva
guidato le sue truppe nel conflitto del 1915-1918, assume il comando del
21° Stormo Osservazione Aerea dislocato sull'aeroporto di Gorizia. L'anno
successivo, il 1° maggio 1933, il Duca assume il comando del 4° Stormo.
S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d'Aosta.
dao001 |
A Gorizia, con l'arrivo
del 4° Stormo, continua e cresce lo spirito dell'acrobazia in formazione
appreso a Campoformido. Le difficolta' non sono poche, soprattutto con macchine
dai motori poco brillanti. L'effetto della "coppia dell'elica" costringe inoltre
ad un continuo uso del timone di direzione. A questo vanno sommate le difficolta'
che incontrano i "gregari" piu' esterni della formazione che tendono a "sfilarsi"
durante le virate poiche' debbono percorrere una traiettoria piu' lunga.
Una particolarita' dell'aeroporto di Gorizia e' che il traffico in decollo
ed atterraggio viene separato dividendo l'aeroporto in due zone, una a Nord,
riservata alla Ricognizione ed una a Sud, riservata alla Caccia. Queste due
zone sono a loro volta divise in altre due, una per gli atterraggi (al centro
aeroporto) ed una per i decolli (all'esterno) e possono essere utilizzate
per atterraggi e decolli in entrambi i sensi. Considerando la mole non indifferente
di velivoli che si possono trovare contemporaneamente a circuitare sull'aeroporto
(non c'era la radio), si comprende l'attenzione richiesta. Fortunatamente
a Gorizia il comandante dello Stormo col. Felice Porro e' favorevole alle
iniziative dei piloti che "provano" nuove figure acrobatiche. Insieme al
serg. Enzo Callegari proviamo il looping in coppia. Gli altri colleghi da
terra ci osservavano per poi a loro volta imitarci. Callegari perira’ il
28 gennaio 1933 in un incidente durante le esercitazioni a fuoco al poligono
di Aviano, impattando il terreno poco prima del bersaglio, a causa del complicato
collimatore del CR20, un tubo con un oculare sistemato davanti al viso del
pilota che riduceva la visuale.
Campoformido 1930/1931. Serg. Enzo Callegari
della 90^ Sq., deceduto il 28/01/1933 con CR Asso per aver impattato
il suolo con il carrello pochi metri prima del bersaglio durante le esercitazione
di tiro reale al poligono di Aviano. Una concausa dell’incidente e’ stata
il complicato sistema di puntamento (collimatore) che riduceva la visione
del suolo. chi209 |
Aviano 28 gennaio 1933. Il CR20 Asso del
serg. Enzo Callegari della 90^ Sq., deceduto il 28/01/1933 per aver "impattato"
il suolo con il carrello pochi metri prima del bersaglio durante le esercitazione
di tiro reale al poligono di Aviano. Probabilmente la causa principale dell’incidente
e’ stato il complicato sistema di collimazione del bersaglio che veniva effettuato
attraverso un tubo munito di lenti che riduceva notevolmente la visuale del
pilota, di vitale importanza a bassa quota. La ferita mortale del Callegari
e’ risultata essere l’urto del collimatore sul suo volto. chi706 |
Nel febbraio
del 1932 vengono consegnati i nuovi CR Asso. "Asso" era il nome del nuovo
motore della Isotta Fraschini, installato sul CR 20. Volerò quasi
esclusivamente su questa macchina dalle prestazioni superiori fino al maggio
del 1935. Transito per un breve periodo alla 90^ Squadriglia, poi alla 84^
e dal 3 giugno 1932 sono assegnato definitivamente alla 91^, la Squadriglia
di Francesco Baracca che da lui ha ereditato il nome. Il 28 marzo 1934 il
Duca d'Aosta e' nominato generale di Brigata ed assume il comando del 1°
Stormo di Campoformido e del 4° Stormo di Gorizia.
|
Gorizia 27 settembre
1935, il Duca d'Aosta con i piloti del IX Gruppo (Arch. Aeronautica Militare) |
Gorizia 27 settembre
1935, il Duca d'Aosta con i piloti del X Gruppo. (Arch. Aeronautica Militare) |
Il 3 maggio 1935 effettuo
il primo volo, da Torino a Gorizia, su un CR32 nuovo di fabbrica consegnatomi
dalla Fiat. Col passare del tempo miglioro le mie doti di pilotaggio il che,
unito ad equilibrio e senso della disciplina, mi evitano probabilmente di
seguire le sorti di quell'innumerevole numero di piloti che proprio a Gorizia
persero la vita per incidenti di volo. Quando giunge a Gorizia il s.ten. Giuseppe
D'Agostinis, di Cervignano, fresco d'Accademia, mi chiede consigli su come
si eseguono certe manovre, consigli che gli sono utili nel migliorare le
prestazioni della pattuglia acrobatica. Molti anni dopo, il 17 maggio 1975,
ad un raduno al Castello di Gorizia nel ristorante "La Lanterna d'Oro", abitualmente
frequentato dai piloti del 4°, l'allora generale mi confida: "... Chianese,
da te ho imparato tanto ...". Considerata la grande stima che ho sempre avuto
per D’Agostinis, e' stato uno dei piu’ graditi complimenti ricevuti durante
la mia carriera.
Gli incidenti di
volo e la "ribellione" dei piloti
Uno dei pochi testimoni
sopravvissuti di quei tempi, il sottufficiale specialista Enzo Vosca, ricorda
che la media dei funerali a Gorizia nei periodi di massima attivita', era
di uno alla settimana. Le salme dei piloti venivano trasportate all'Ospedale
Militare di via Ristori, oggi adibito ad alloggi per le famiglie, si officiava
la cerimonia funebre ed infine le bare prendevano la via del paese di provenienza
della vittima. Gli incidenti a Gorizia raggiungono una frequenza tale che
nell'aeroporto e nelle localita' limitrofe non e' raro incontrare cippi
e lapidi che ricordano eventi nefasti.
Gli incidenti poi hanno
un picco in primavera quando, dopo un periodo di ridotta attivita' dovuto
alle condizioni atmosferiche avverse, si riprende il normale ritmo di volo
e la triste media di un funerale alla settimana a volte viene superata. Ma
anche al lunedi', quando ancora non si sono completamente smaltiti i postumi
dei bagordi domenicali, gli incidenti aumentano ed un certo giorno il Comandante
di Stormo sospende tutti i voli in quella giornata, ma dobbiamo comunque restare
in serivzio. Questo provoca una sommossa. Non dovendo piu' volare accogliamo
malvolentieri la disposizione di essere costretti a rimanere in aeroporto
al lunedi e chiediamo ai superiori di estendere il permesso almeno fino a
mezzogiorno. Non veniamo accontentati ed il malcontento dilaga al punto che
viene escogitata una protesta insolita, organizzata dal serg. Renzo Castelletti.
Alla esibizione del 10 luglio 1935, alla presenza del gen. Francesco Pricolo,
comandante della II Z.A.T. ed altre autorita', ci accordiamo per volare in
formazione "larga". Non il solito metro o metro e mezzo tra velivolo e velivolo
bensi' 5-6 metri. Il X Gruppo aderisce alla protesta mentre il IX Gruppo
sfila in formazione compatta. Le autorita' ed il pubblico, nemmeno lo notano
ma il Comandante di Gruppo ed i Comandanti di Squadriglia vanno su tutte
le furie. Castelletti inoltre, dopo il decollo, raggiunta la formazione, si
stacca e rientra in aeroporto simulando un malfunzionamento del motore. Castelletti
paghera' cara la sua iniziativa! Viene punito e alla prima occasione verrà
trasferito al 6° Stormo. Una trentina di piloti sono consegnati ma un
effetto comunque viene conseguito e dopo alcuni giorni le punizioni sono
sospese e le richieste dei piloti accolte.
Gorizia - 19 giugno1935. Formazione
di Fiat C.R. 32 del X Gruppo in volo. com3a204 |
L' incidente di Cicillo
In quegli anni ci si
poteva prendere qualche liberta' che oggi sarebbe impensabile: il territorio
non era densamente abitato, la popolazione della zona si era abituata a vedere
tutti giorni aerei in volo ed a volte assisteva con compiacimento ai voli
a bassa quota od alle esibizioni. Per i piloti invece il rischio maggiore
era essere individuati dai carabinieri che prontamente passavano il nominativo
del velivolo al Comando d'aeroporto. Capitava cosi' di assistere a Gorizia,
sulla verticale di Piazza della Vittoria, alle acrobazie di un CR Asso od
un CR32 e qualche volta perfino di una pattuglia che assordavano la tranquilla
cittadina quando il regime dei motori era al massimo. Un incidente conclusosi
felicemente accade nell'aprile 1936 ad un giovane ed inesperto sottufficiale
pilota di origini napoletane, il serg. Luigi Iaccarino, soprannominato Cicillo,
da poco allo Stormo. In un volo da "solista" su CR Asso, nell'effettuare un
tonneau iniziato probabilmente con il muso troppo basso sull'orizzonte, mette
l'aereo in posizione inusuale e non sapendone uscire sceglie di lanciarsi
con il paracadute, atterra nei pressi dell’Isonzo mentre l'aereo va a schiantarsi
sopra un casolare della periferia. Il Duca Amedeo d'Aosta, venuto a conoscenza
dell'insolito incidente, un aereo perfettamente funzionante andato distrutto,
convoca Cicillo e gli chiede spiegazioni. Quest'ultimo che ancora non si rende
conto della gravita' dell'accaduto risponde con la tipica cadenza partenopea:
"Altezza, ho preso paura e mi sono lanciato. La Fiat fa' un aereoal
giorno, la mia mamma di Cicillo ne ha fatto uno solo!". Il 18 febbraio
un altro incidente insolito interessa un CR20 Asso che finisce sul tetto della
casa di Tommasi e Cernigoj in via Duca d'Aosta n.28. Il pilota atterra con
il paracadute, presso l'incrocio tra via Duca d'Aosta e via Trieste,
sul tetto della panetteria Viatori.
Gorizia - 193? Foto scattata dall'interno
della casa di via Duca Filiberto d'Aosta, n. 28, di proprieta' del sig.
Giovanni Tommasi e del sig. Antonio Cernigoj e sul tetto della quale e' precipitato
un CR Asso il 18-02-1936. Dal foro apertosi sul tetto si puo' scorgere l'edificio
in cui sorge oggi la Scuola Slovena mentre dietro si intravede il Calvario.
inc10 |
Il Duca d'Aosta
A proposito del Duca,
ricordo che aveva un CR 32 a sua disposizione custodito dalla 73^ o dalla
91^ Squadriglia. Quando decideva di andare in volo, l'Aiutante di Volo, ten.
Aldo Tait, telefonava alla Squadriglia per preparare il velivolo. Il Duca
arrivava fino sotto l'aereo con la macchina, non voleva "gente" intorno ma
solamente il motorista. I comandanti di Squadriglia, cap. Giuseppe D'Agostinis
e cap. Vincenzo Dequal, lo osservavano da lontano. Il serg. Enzo Vosca che
era addetto al suo velivolo nel 1937, mi raccontava che, mentre lo aiutava
ad imbragarsi e sistemarsi nell'obitacolo, il Duca era solito dirgli: "Vosca
guarda, guarda come mi controllano. Non si fidano!". Era un buon pilota, compatibilmente
con le poche ore che poteva fare a causa degli innumerevoli impegni burocratici
che lo assillavano. Appena arrivato allo Stormo, il Duca aveva chiesto al
comandante di Stormo, t.col. Augusto Bonola, un pilota "esperto" per effettuare
un paio di voli in coppia e fui incaricato io. Dopo un briefing nel quale
avevamo discusso le manovre da eseguire, siamo andati in volo ed abbiamo
fatto un po' di acrobazia, lui da leader ed io da gregario. Quando siamo
atterrati mi domandò: "Chianese, come sono andato?". Era una persona
umile e carismatica. Quando qualcuno lo chiamava cerimoniosamente "Altezza",
lui rispondeva "Un metro e novantaotto!".
S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d'Aosta a
bordo di un Ansaldo A.C. 2 daoMMM03 |
Sotto i ponti
In questo clima quasi
goliardico ad alcuni piloti piu "audaci" viene in mente di passare sotto i
ponti. I ponti sull'isonzo non si prestano molto a questo rischioso esercizio.
Qualcuno infatti tenta di passare sotto il ponte in pietra ad arcata unica
di Salcano, ora in Slovenia, tra il Monte Sabotino ed il San Gabriele, ma
il fatto di essere disposto obliquamente all'Isonzo ed in una gola chiusa,
rende alquanto rischiosa la manovra e, per quello che so io, desistono. Qualcun
altro "ci prova" sul Tagliamento ma non sempre i tentativi hanno successo.
Un giorno volo in coppia con un collega, di cui non ricordo piu' il nome,
quando con un cenno della mano, non esisteva la radio, mi indica un ponte.
Si allontana, si abbassa a pelo del fiume e passa sotto l'arcata ma, non soddisfatto,
cabra quasi in verticale, vira di 180° per ripetere il passaggio. Quando
e' con un assetto di 45° a picchiare si accorge che la manovra e' impostata
male. Tenta a questo punto di passare "sopra" il ponte ma l'aereo non ha
abbastanza velocita', comincia a "spanciare" e sfiora il ponte passando con
la coda a circa un metro il parapetto del ponte e per un soffio non si schianta.
Purtroppo non sarà così per il serg. Tommaso Diamare. Il 18
gennaio 1932, una pattuglia condotta dal ten. Ernesto Sanzin rientra a Campoformido
dopo avere effettuato esercitazioni di tiro al poligono di Vivaro. Giunti
all’altezza di Sequals, Diamare si stacca dalla formazione, passa sotto l’arcata
centrale del ponte di Sequals, un ponte a tre arcate, effettua un looping,
torna indietro lungo il letto del torrente Meduna e ripassa sotto l’arcata
centrale, la più larga delle tre. Effettua un altro looping e si appresta
a passare sotto l’arcata di destra, di luce alquanto ridotta rispetto a quella
centrale. Fatalita' vuole che un cavo di una linea telefonica, pendente dal’arcata,
agganci il delicato compensatore fisso che sporge di una quindicina di centimetri
sopra l’alettone destro e, spostandolo, comanda una violenta ed incontrollabile
rotazione del velivolo che si schianta sulla sponda sopraelevata di destra.
Diamare, dotato di innegabili doti professionali, aveva rappresentato lo
Stormo in numerosi meeting all’estero, con la Pattuglia Acrobatica del ten.
Ariosto Neri. Le ripercussioni dell’incidente pesarono significativamente
sul 1° Stormo. A Roma lo Stato Maggiore, che non apprezzava l'operato
Fougier, punisce gli "acrobati" dello Stormo, costituendo a Bresso il Nucleo
Alta Acrobazia e negando a Campoformido il titolo di rappresentanza
fino ad allora detenuto. Ho conosciuto Diamare a Campoformido, aveva un'eccezionale
padronanza del velivolo. Con il CR20, puntava gli hangar scendendo a poco
piu' di un metro da terra per poi cabrare e sfiorare la sommita' della costruzione.
Con l'aereo in salita effettuava tre quarti di tonneau che terminava alla
velocita' minima e poi, abbassando il muso, in scivolata, virava di 180°
sorvolando nuovamente l'hangar.
L'acrobazia a Gorizia
Un giorno il serg. Vittorio
Romandini effettua un volo in coppia e sull'altro velivolo c'e' un allievo
ai primi voli da "solista". Terminata la missione in quota l'accompagna all'atterraggio
provenendo da Ovest, dal lato della ferrovia. L'allievo e' un po' alto ed
inoltre dopo la toccata si sposta verso Romandini, quest'ultimo dà
motore per portarsi avanti e non farsi investire dall'allievo ma cosi' facendo
allunga la corsa di atterraggio. Sarebbe ancora in tempo per dare tutto motore
e riattaccare ma pensa: "Ce la faccio!". Invece "non ce la fa", il velivolo
supera la fine del campo, travolge la siepe, attraversa il vialetto sussultando
paurosamente e si ferma con il muso appoggiato alla parete della palazzina
degli Uffici Amministrativi, situata 150 mt. a Sud dell'attuale ingresso,
in mezzo ad una nube di polvere. Romandini si slaccia le bretelle, scende,
sposta i rami della siepe che il velivolo ha trascinato nella sua corsa e
che gli impediscono il passaggio, si toglie la polvere di dosso e avanza verso
l'ingresso della palazzina e, rivolto al personale accorso nel frattempo dal
gran fragore, ad alta voce esclama: "Sono venuto a ritirare lo stipendio.
E’ pronto?". La coppia inseparabile Romandini-Renzi e’ un mito del 4°
Stormo. I due sono scatenati, se ne inventano di tutti i colori e la loro
fantasia nel fare scherzi o organizzare baldorie non ha limiti. Sono inseparabili,
al punto che si fidanzano e sposano con due ragazze dello stesso paese: San
Lorenzo. Anche la morte li cogliera’ a breve distanza l’uno dall’altro. Renzi
in Africa e Romandini poco dopo nei pressi di Chioggia. Con il passare del
tempo anch’io comincio a destreggiarmi bene con l’acrobazia ed una manovra
e’ il mio forte. Solo io riesco ad eseguirla con destrezza: il volo "a coltello".
Questa manovra consiste nel volare, a pochi metri da terra, con un’inclinazione
di 90°, su una traiettoria rettilinea. Non essendo l'ala in questa fase
portante, il volo puo' essere protratto solo per pochi secondi e con la pedaliera
a fondo corsa per sostenere il muso. La manovra riesce se e’ iniziata con
la velocita' piu' alta possibile in modo da sfruttare quel poco di portanza
generata dalla fusoliera ed appena la velocita' comincia a diminuire bisogna
subito ruotare e livellare le ali. Se viene commesso anche un piccolo errore
c'e' il rischio di "scivolare" e toccare il suolo con le immaginabili
conseguenze. Sebbene altri abbiano piu’ volte tentato di imitarmi, solamente
il collaudatore della FIAT e pilota del 1° Stormo, Guido Carestiato,
vi riuscira' qualche anno piu' tardi ma con macchine dalle prestazioni piu'
brillanti. Il primo pilota del 4° Stormo ad effettuare invece il tonneau
lento il linea di volo e' il ferrarese serg. Romolo Cantelli che dopo la guerra
si trasferirà in Venezuela e perdera' la vita in un incidente automobilistico.
Tra me e lui nasce uno spirito di emulazione. Anch'io provo e riprovo i tonneau
orizzontali, migliorandone l'esecuzione e poi provo farli in salita ed infine
in "candela" (verticali). Prendendo molta velocita' e mettendo l'aereo perfettamente
verticale ne riesco a fare un paio, prima di "sfogare" in una virata. Un
giorno, mentre da terra il ten. Mario Salvadori mi osserva, invece di uscire
con una virata sfogata, mi capita che il velivolo sprofonda di coda su se
stesso, sempre verticale, per poi effettuare una "scampanata". Salvadori
dopo l'atterraggio mi chiama, entusiasta della manovra che avevo eseguito
e mi chiede di ripeterla, cosa che non mi riusci' piu'. Oggi questa e' una
manovra caratteristica della PAN. La preparazione teorica e' molto superficiale
e l'addestramento e' basato principalmente sulle capacita' dell'istruttore
nel trasmettere la propria esperienza all'allievo, cosa poco frequente. Non
esiste un addestramento standard e tutto si impara sulla propria "pelle"
ed i migliori sono quelli che sopravvivono. Assisto un giorno ad un incidente
rimastomi impresso per la sua drammaticita'. All'estremita' Sud Ovest dell'aeroporto,
in direzione dell'Isonzo, cinque CR20 stanno effettuando acrobazie ed improvvisamente,
mentre sono alla sommita' di un looping, il gregario esterno di destra entra
in collisione con quello interno. Si vedono subito i due velivoli precipitare
in fiamme. Uno dei due si schianta al suolo con il pilota probabilmente impossibilitato
ad uscire perche' ferito o bloccato nell'abitacolo. Dall'altro si vede il
pilota che si lancia ed il paracadute si apre a circa 500 metri. Per fortuna
sembra che almeno lui si salvi. Alcuni piloti e specialisti stanno osservando
le acrobazie della formazione ed assistono all'incidente dal piazzale antistante
gli hangar. Nonostante la perdita di uno dei due piloti, osservano con sollievo
che almeno l’altro e' riuscito a lanciarsi ma improvvisamente trasaliscono.
Il paracadute del superstite e' a circa 300 metri da terra quando si notano
le funicelle che bruciano. E' questione di pochi secondi e tutti sperano
che il paracadute tenga ed invece a meno di 100 metri lo sfortunato pilota
si sfila dal paracadute e si schianta a terra proprio quando oramai era ad
un palmo dalla salvezza.
Gorizia 1933 (?) Velivoli Breda 25 in
volo rovescio sulla campagna goriziana. ugo02 |
Gorizia settembre 1939. Piloti della 91^
Squadriglia fotografati davanti ad un C.R. 32. Da sinistra, Romandini (1°),
Carini (2°), Fiacchino (di Iesi) (3°), De Prato (4°),
Comelli (5°), Chianese (6°), Passeri (7°), ...... (8°), ......
(seduto). com4a019 |
Il sergente Ugo
Corsi
Molti incidenti avvengono
per spirito di emulazione di chi sottovaluta le proprie doti e tenta di imitare
i piloti piu' esperti che dimostrano un particolare istinto per il volo e
che eseguono con naturalezza anche le manovre piu' difficili. Fra questi ultimi
c'e' il serg. Ugo Corsi, soprannominato "Fufo" per il suo volto da ragazzino.
Ha un istinto innato per il volo. Di lui si dice che sia stato il miglior
pilota acrobatico del 4° Stormo e forse il migliore di tutta l'Aeronautica.
Ha fatto parte, nel '33 e '34, della squadriglia di "Alta Acrobazia" del
ten. Tessore che utilizzava i Breda 19, velivolo dotato di "doppio" carburatore
ed idoneo al volo rovescio. Era abilissimo nel controllare il velivolo alle
basse velocita'. Con il Br 19, appena staccato da terra riduceva il motore
e con il muso alto "razzolava" per il campo ad un metro dal suolo. Poi si
allontanava, faceva quota e, picchiando in volo rovescio fino a pochi metri
da terra, cabrava, effettuava un mezzo looping ed al culmine completava la
manovra con un tonneau. Infine planava e si portava all'atterraggio con una
serie di scivolate d'ala che gli facevano perdere quota rapidamente. Fu'
il pilota piu' abile ma anche il piu' sfortunato del 4° Stormo. Poco dopo
essere giunto in Spagna cade prigioniero e trascorre un durissimo periodo
in prigionia. Al "primo" combattimento in Africa, da solo contro 5 Hurricane
ne abbatte 3 e poi a sua volta viene abbattuto precipitando in mare. Il suo
aereo ed il suo corpo, nonostante le ricerche, non verra' mai ritrovato. Cosi'
lo descrive ... Luigi Monti: ... sembrava nato con l'aeroplano, solista
acrobatico da lasciare col fiato sospeso, ... In pattuglia mi stava così
vicino da sporcare l'ogiva della sua elica con la vernice rossa del tricolore
della mia coda!.
Gorizia 1933. Il sergente Ugo Corsi
ugo04 |
Il capitano Mario
Rossi
Chi comandava la Squadriglia
doveva essere un ufficiale, un capitano e spesso veniva scelto non a Gorizia
ma al Ministero a Roma, dove di acrobazia aerea non erano certamente esperti
come a Gorizia. Poteva capitare pertanto che la scelta cadesse su un pilota
che proveniva dai bombardieri. Ricordo alcuni episodi divertenti vissuti con
il cap. Mario Rossi, leader della mia Squadriglia, che per la sua provenienza
dai bombardieri non eccelleva nell'acrobazia: durante il volo in formazione,
quando "tiravamo" un looping, nel momento in cui l'aereo era con il muso in
verticale, si trovava spesso in difficolta', rimaneva "appeso", ed allora
ero io o Castelletti che con una leggera oscillazione di alettoni o d'equilibratore
gli indicavamo come manovrare. Il cap. Rossi con la coda dell'occhio notava
i nostri "segnali" ed obbediva e la Squadriglia comunque faceva la sua bella
figura senza che alcuno da terra se ne accorgesse. A volte, insieme a Castelletti
ci divertivamo a "stringerlo" nella formazione e Castelletti con la punta
dell'ala gli "toccava" volutamente gli alettoni. Il cap. Rossi, irrigidito
sui comandi, imprecava e giunti a terra si infuriava e ci inquadrava ma tutto
finiva li.
Budapest – Giornata dell’Ala – 14 giugno
1936. Una delle due Squadriglie Acrobatiche composta da 5 CR32 mentre si
esibisce. raf54 |
Gorizia 25 marzo 1938. L'ufficiale del
Siam (oggi Thailandia), Sawuk Rakdham, in missione per la “valutazione” del
CR32 cui il loro Paese era interessato, ritratto insieme al personale di
volo e specialisti della 91a Squadriglia comandata da D’Agostinis. In piedi
da sinistra a destra: un serg. specialista (1°), m.llo capo motorista
Giosue’ Bianchi (2°), m.llo pil.Vittorio Romandini (3°), s.ten. pil.
Franco Comelli (4°), ufficiale pil. del Siam (5°), cap. pil. Giuseppe
D’Agostinis (6°), un m.llo specialista (7°), serg.pil. Rodolfo Bergamini
(9°), un serg. specialista (10°). Seduti da sinistra a destra: serg.pil.
Vincenzo Patriarca (1°), serg. pil. Raffaele Chianese (2°), serg.
pil. Elio Miotto (3°), un serg.pilota (4°), serg. pil. Natale Fiorito
(5°), caduto il 17/07/41con MC200 in combattimento a Malta. chi351 |
La 4^ Giornata dell'Ala
Il 28 marzo 1936 e' prevista
la nostra partecipazione alla "4^ Giornata dell'Ala" sull’aeroporto del Littorio.
Decolliamo il 25 marzo da Merna per Roma con scalo a Rimini. Siamo due squadriglie
di CR 32, la 73^ comandata dal cap. Antonio Moscatelli e la 91^ dal cap. Mario
Rossi. Nei pressi di Fabriano incontriamo condizioni meteorologiche sfavorevoli
e la formazione si viene a trovare davanti a due strati di nuvole, uno basso
ed uno piu' alto. I velivoli non sono dotati di strumenti idonei alla navigazione
strumentale ne tanto meno di impianti antighiaccio. Il cap. Moscatelli scende
di quota, riesce a passare sotto le nubi e continua il volo per Roma. Il
cap. Rossi che guida la mia Squadriglia, comincia invece a salire ed entra
nello strato di nubi superiori. Improvvisamente non vediamo piu' nulla, sembra
di volare dentro una nebbia fittissima. Ci stringiamo ancora di piu' al capo
formazione. Dopo alcune decine di secondi tutti i velivoli finiscono in perdita
di velocita' e cominciano a perdere quota. Mi rendo conto che sto scendendo
velocemente dall'altimetro che gira vorticosamente e dal variometro a fondo
scala a scendere. Mentre continuo a perdere quota il pensiero va al rischio
di una collisione con gli altri velivoli che devono essere intorno a me ma
che non vedo. C'e' inoltre il rischio di "spiaccicarmi" da un momento all'altro
sulla cima di una montagna. Sempre dentro le nubi, intravedo per un attimo
un altro velivolo a circa una quindicina di metri che pure lui gira su se
stesso (poi verro' a sapere che era Romandini) ed istintivamente "tiro" violentemente
per non investirlo con il risultato di entrare in vite. Rimettersi da una
vite in nube e con l'ausilio della sola "pallina e paletta" non e' una cosa
facile ed infatti riesco a rimettermi un paio di volte per entrarvi subito
dopo dalla parte opposta. Nel frattempo ho perso piu' di 2000 metri ed e'
solo una questione di secondi, il terreno e' vicino. Abbandono i comandi
e comincio a slacciarmi le bretelle per lanciarmi. Quasi contemporaneamente
l'aereo esce dalla vite, la nuvolaglia si rarefà e sotto di me appare
una vallata. Un brivido mi corre lungo la schiena nel vedere che sono uscito
vicino ad una montagna la cui cima, piu' alta di me, scompare minacciosa
fra le nubi. Pure Romandini finisce in una vallata ma vi si trova intrappolato
perche' le nubi non gli permettono alcuna via di uscita ed alla fine e' costretto
ad un atterraggio di fortuna. Il velivolo si distrugge completamente nell'impatto
ma lui ne esce incolume. Quello che ci fa comprendere il rischio corso e'
che, dopo la nostra mancata collisione, con i velivoli fuori controllo ed
in caduta verticale, io sono uscito in una vallata e Romandini in un'altra.
Potevamo finire entrambi sulla cima della montagna! Alla fine dopo una bella
dose di "strizza", usciti dalla maledetta nube, tutti i velivoli della mia
squadriglia riescono, uno alla volta, a ricongiungersi e dirigere su Roma,
salvo Romandini che tornera’ in treno a Gorizia. Il 28 marzo, la nostra esibizione
a Roma, con i CR 32 nuovi fiammanti consegnatici da pochi mesi, ottiene un
grande successo. Oltre a Mussolini sono presenti il Duca d'Aosta , il Primo
Ministro ungherese, il corpo diplomatico accreditato, autorita' civili e
militari ed un folto pubblico.
Gorizia, 11 luglio 1936. CR 32 della 73^Squadriglia
da pochi mesi allo Stormo. min109 |
La Manifestazione
aerea a Budapest
Dal 25 maggio cominciamo
ad allenarci quasi tutti i giorni in previsione della manifestazione aerea
che si svolgera' a Budapest il 14 giugno 1936. La pattuglia acrobatica e'
composta da due squadriglie di CR 32. La prima con il cap. Mario Viola (73^Sq),
s.ten. Vittorio Pezze' (73^Sq), serg.m. Alberto Montanari (73^Sq), serg.m.
Norino Renzi (73^Sq), serg.m. Ugo Corsi (90^Sq) e la seconda con il cap. Mario
Rossi (91^Sq), ten. Ernesto Monico (84^Sq), serg.m. Raffaele Chianese (91^Sq),
serg.m. Vittorio Romandini (91^Sq), serg.m. Alberto Carini (91^Sq). Sono
tutti voli abbastanza impegnativi di circa 40 minuti che si svolgono in genere
sull'aeroporto di Ronchi. L'11 giugno partiamo da Gorizia e dopo 1 ora e
10 minuti siamo a Szombathely. Il giorno dopo proseguiamo per Budapest dove
arriviamo in 40 minuti di volo. Il 13 giugno effettuiamo le prove sul campo
di Matyasfold ed il giorno successivo, ha luogo la manifestazione. Il successo
e' enorme e l'accoglienza riservataci e' splendida. Conservo ancora il portasigarette
d'argento che in tale occasione ci fu donato. Il 18 giugno rientriamo a Gorizia
facendo nuovamente scalo a Szombathely.
Budapest 14 giugno 1936, Giornata dell'Ala.
Esibizione della Pattuglia Acrobatica del 4° Stormo nella Giornata dell'Ala
ungherese, sul campo di Matyasfold. Da sinistra in piedi: Romandini, Corsi,
Rossi, Viola, Chianese. In ginocchio: Montanari, Carini, Renzi. chi521 |
Budapest 14 giugno 1936, Giornata dell'Ala.
I piloti della Squadriglia Acrobatica con le autorita' Ungheresi e funzionari
del Consolato Italiano davanti alla Sede locale della FIAT. Da sinistra:
Dipendente del Ministero Ungherese incaricato dell'assistenza ai piloti italiani,
serg. Renzi, m.llo spec. Bianchi, civile ungherese, ufficiale ungherese,
due funzionari Consolato Italiano, serg. Romandini, maggiore dell'A.M.I.
Addetto Militare, quattro funzionari Consolato, serg. Monico (seminascosto),
cap. Viola, cap. Rossi, ufficiale dell'Esercito Ungherese, s.ten. Pezze',
serg. Chianese, serg. Corsi, serg. Montanari, serg. Carini. La Fiat 500A in primo piano è stata messa a disposizione degli ospiti italiani della Pattuglia dalla filiale magiare della FIAT. mon02a |
Budapest 14 giugno 1936, Giornata dell'Ala.
Monumento ai Caduti per la Patria, i piloti delle due Squadriglie Acrobatiche
del 4° Stormo al completo, da sinistra: ufficiale ungherese, s.ten.
Pezze', ten. Monico, serg. Renzi, cap. Rossi, cap. Chiesa, Addetto Militare
Italiano a Budapest, cap. Viola, serg. Corsi, serg. Carini, serg. Montanari,
serg. Romandini, serg. Chianese. La Pattuglia Acrobatica si e' esibita a
Matyasfold, su invito del Capo del Governo ungherese che aveva avuto modo
di ammirare piloti ed aerei italiani in una precedente visita in Italia.
chi522 |
Budapest 14 giugno 1936, Giornata dell'Ala.
I sottufficiali piloti componenti la Pattuglia Acrobatica. Da sinistra:
serg. Carini, serg. Montanari, serg. Chianese, accompagnatore ungherese,
Addetto Militare Italiano a Budapest, serg. Corsi, serg. Renzi, serg. Romandini.
chi523 |
La consegna dei
C.R. 32 all'Ungheria
Il Governo ungherese,
convinto della validita’ del CR32, ordina un certo numero di esemplari ed
effettuo cosi' alcuni voli di consegna con la pattuglia incaricata del trasferimento.
Decollati da Gorizia, sorvoliamo la catena alpina, imbocchiamo la vallata
austriaca ed improvvisamente la visibilita' inizia a ridursi. Il cap. Rossi
che guida la formazione, invece di invertire la rotta, scende. La visibilita'
continua ad abbassarsi e cosi' pure il tetto delle nubi che ci costringono
a volare raso terra. Improvvisamente sfioro una casa a circa sette metri alla
mia sinistra ed alla stessa altezza. A questo punto decido di mollare gli
altri, do' tutta manetta ed inizio una rapida salita dentro le nubi con il
terrore di andare a sbattere da un momento all'altro contro le pareti di
una montagna. Dopo un lungo minuto durante il quale credo di non aver respirato,
foro le nubi e sono finalmente "fuori". Passano non piu' di trenta secondi
e vedo schizzare dalla sommita' delle nubi tutti gli altri velivoli. Anche
per questa volta e' andata bene!. Ci riportiamo in formazione e proseguiamo
per la nostra destinazione. "Questo Capitano Rossi ce ne combina sempre
una nuova!" impreco tra me e me. Un giorno il cap. Rossi viene richiamato
a Campoformido e ci abbandona e qui, ai primi voli in formazione, senza l'assistenza
dei due fidi gregari di Gorizia, comincia a trapelare la verita'. E' una sorpresa
per tutti poiche' e' un pilota proveniente dalla Scuola d'Acrobazia di Gorizia
e leader di una Squadriglia Acrobatica. Qualche tempo dopo venni a sapere
che alla domanda: "Chi ti ha insegnato a fare l’acrobazia?" la sua
risposta fu: "Chianese e Castelletti". Il cap. Rossi perira' durante
il Secondo Conflitto Mondiale in un incidente aereo occorso sullo Stromboli
mentre rientrava in licenza dall'Africa con un volo di linea.
Gorizia - 1936. Foto di Biffani scattata
sull’aeroporto di Gorizia il 9 dicembre 1936. Lo schieramento di CR32 e'’imponente.
La foto e'’stata scattata da Sud verso Nord e si riconoscono gli hangar
della Ricognizione Aerea e sulla sinistra il Calvario, la chiesa di S.Andrea
ed il Sabotino. bif05 |