Il CR.42 di Martissa (MM4306) viene recuperato
e rimesso in linea nel settembre 1940 e assegnato alla 84^ Squadriglia. Al
Martissa sono state conferite tre Medaglie d'argento V.M., la Croce al merito
di guerra, la Medaglia commemorativa della campagna di Spagna. Ha conseguito
un abbattimento individuale ed 11 condivisi. Perde la vita a Rimini il 15 luglio 1951 durante una manifestazione aerea.
|
Capodistria - 27 giugno 1918. La famiglia
Martissa: lo zio Ettore, la mamma Elena, Enzo ed il padre Riccardo.
mat002 |
|
Gradisca d'Isonzo - 27 settembre 1925.
mat003 |
|
Localita' non identificata - 21 aprile
1935. La famiglia Giovanni Martissa. mat004 |
ENZO MARTISSA
(Monfalcone 16/08/1913 - Rimini 15/07/1951)
(by Massimello)
Provenie dai corsi regolari della Regia Accademia,
Corso Orione, è assegnato al 4° Stormo con il grado di Tenente,
proveniente dal 2° Stormo. È volontario in Spagna per prendere
parte alle cosiddette operazioni OMS, Operazioni Militari Spagna. Il 1°
novembre 1938 è in forza alla 96^ Squadriglia del IX Gruppo Caccia.
Di lì a poco é trasferito al Centro Sperimentale di Guidonia.
Ritorna al 4° Stormo il 1° febbraio 1940, proveniente dal 51°
Stormo di Ciampino ed é assegnato al X Gruppo Caccia 91^ Squadriglia
C.T.. All’inizio delle ostilità è in A.S.I., Africa Settentrionale
Italiana, Bengasi, da cui opera costantemente in azioni di caccia. Impegni
quotidiani che sono prova del difficile fronte africano dove gli Inglesi
dimostrano la loro forte organizzazione. Da menzionare il combattimento aereo
del 24 luglio quando intercettato una formazione avversaria costringe ad
un atterraggio fortunoso il velivolo colpito, un Gloster Gladiator. L’episodio
a cui si lega il nome di Martissa è il combattimento dell’8 agosto
1940. La formazione del 4° Stormo, su velivoli del IX e del X , è
fatta segno dai colpi di numerosi caccia avversari, forze che sfruttano
anche la loro migliore posizione in quota. Purtroppo per i nostri è
una sorpresa che costa cara, alcuni velivoli abbattuti altri sforacchiati
dalle pallottole avversarie. Martissa é colpito, ma riesce ugualmente
ad atterrare nel deserto. Le sue condizioni suscitano preoccupazione ed allora
in preso dallo scoraggiamento scrive sul copricarrello del suo C.R. 42, con
codici ottici 91-6 m.m. 4306, nel campo bianco del Grifone, simbolo della
91^ Sq, una piccola epigrafe diventata famosa al 4°. Viene poche
ore dopo salvato da una pattuglia di Bersaglieri. Anche il velivolo in panne
viene recuperato e rimesso efficiente ed assegnato ad un’altra Squadriglia
del Gruppo, l’84^. Il suo bottino a bordo del FIAT CR42, Nel periodo 16 giugno
- 8 agosto 1940, consegue 1 abbattimento individuale, 11 abbattimenti in
collaborazione e due probabili in collaborazione. Il suo rientro a Reparto,
dopo la lunga convalescenza, nel settembre del 1941. Promosso capitano è
assegnato alla 96^ Sq. del IX Gruppo. Per breve periodo, perché è
riassegnato alla Scuola Caccia di Gorizia. Pur aderendo all’Aeronautica Nazionale
Repubblicana non ha modo di svolgere o partecipare ad azioni in quanto per
le ferite riportate nell’agosto del ‘40 continua ad avere periodi di ricovero
in ospedale o centri di riabilitazione.
|
Roma - 22 aprile 1933. Enzo Martissa in
divisa da allievo Ufficiale. mat032 |
|
Roma - 30 maggio 1933. Primi voli per il
conseguimento del brevetto di pilota. mat033 |
|
Roma - luglio 1933. Durante il corso di
pilotaggio per il conseguimento del brevetto di 1° grado presso la Scuola
di volo civile. mat034 |
|
Pola - novembre 1933. Enzo Martissa, pilota
militare con i gradi di Sergente. mat035 |
|
mat036 : L'allievo pilota Martissa. |
|
Pola - 7 giugno 1934. Fotografia scattata
da Martissa al velivolo del capo-sezione durante un volo in coppia.
mat037 |
|
Caserta - maggio 1937. Regia Accademia
Aeronautica: valutazione di fine corso dell'allievo Martissa. mat038 |
|
mat101 : |
|
Spagna - 1937 (?) Martissa, ricoverato
a seguito di incidente di volo. mat102 |
|
Luogo non identificato - 1939-1940. Martissa
davanti un Fiat G.50. mat103 |
|
Luogo non identificato - 193? Martissa
durante il conseguimento dell'abilitazione sul Breda 65. mat308 |
|
Luogo non identificato - 193? Martissa
in volo sul Breda 65. mat309 |
|
Bengasi - 3 ottobre 1937 - XXV mat301 "Ascoltando musiche lontane ... vi mando questa fotografia (ingrandimento di una piccola) fatta colla mia macchinetta, di sera con la luce di una lampadina comune. Sono nella mia stanzetta seduto sul letto, mentre la radio suona una delle mie musichette preferite. La nostalgia - che forse mi risveglia un ballabile - della trascorsa licenza, o forse la sigaretta che sto assaporando, mi danno quell'aria assorta...! Sul comodino un libro di Wodehouse (sto leggendoli in serie), sopra la radio il ventilatore. Come vedete tutti i comfort moderni! Non si vede il resto, ma ho acqua corrente in camera, ed un bollitore elettrico, col quale mi preparo certi the all'araba!!" |
|
Bengasi - 28 marzo 1938 XVI. La tribuna
d'onore e le bandiere durante lo sfilamento dei Reparti. mat306 |
|
Mare Mediterraneo - 28 agosto 1940. Durante
il rientro in Italia sulla nave ospedale "Gradisca". mat104 |
|
Luogo non identificato - 28 agosto 1940.
Martissa probabilmente durante la convalescenza. mat105 |
|
Africa Settentrionale - agosto 1940. Il
C.R. 42 recuperato dalla SRAM (Squadra Riparazioni Aeromobili e Motori) di
El Adem e' oggetto di curiosita' da parte di alcuni Ufficiali. mat106 |
|
Cortina d'Ampezzo (Monte Faloria)
- marzo 1941. Martissa con la moglie Mimma. mat151 |
|
Zara - 1943. Con la figlia Elena (Nucci).
mat152 |
|
Treviso (?) - 1950 (?) Martissa porta sulla
giacca il "gatto nero", simbolo della 51° Stormo. mat156 |
Martissa in divisa da Capitano.
mat157 |
|
Martissa in divisa da Maggiore.
mat158 |
|
Aeroporto Ronchi dei Legionari - 18 luglio
1951. La salma di Martissa giunta in aereo da Rimini, viene accolta con gli
Onori Militari. mat201 |
|
Ronchi dei Legionari - 18 luglio 1951.
Il corteo funebre lungo la strada che dall'aeroporto porta a Ronchi dei Legionari.
mat202 |
|
Ronchi dei Legionari - 18 luglio 1951.
Le esequie. mat203 : |
|
mat204 : |
mat205 : |
Testimonianza del Gen.Fabio Merzari, Comandante
della Div. 3 Gennaio, e del Gen.Giuseppe De Agostinis, divenuto dopo la guerra,
Comandante della 1a Regione Aerea
Fin dai primi giorni di guerra squadriglie nemiche di autoblindo avevano preso ad infilarsi dietro le nostre linee, scorrazzando nelle retrovie. Erano belle macchine Rolls Royce, in grado di fare comodamente 100 chilometri ora anche fuori pista, armate con due mitragliatrici, e con una autonomia di parecchi giorni: specie di « incrociatori del deserto », insomma. Gli equipaggi erano tutti di cavalleria, ma avevano lasciato i cavalli al Cairo: si erano esercitati intensamente nel deserto, ed erano stati mandati al fronte proprio con il vecchio compito della cavalleria. Fare scorrerie sempre fastidiose, qualche volta micidiali, sul retrofronte lontano. Per combatterle, partendo dall'idea che il deserto è nudo come il palmo della mano, ricorremmo all'aviazione. Gli aerei, dall'alto, identificavano facilmente le blindo e potevano mitragliarle. Sennonché giunsero presto norme che limitavano l'uso di caccia e bombardieri per questo scopo, ed allora, come al solito, dovemmo ricorrere ai ripieghi. Armammo i nostri vistosi Lancia 3 RO con una mitragliera da 20 mm e qualche volta anche con un cannoncino da 47 anticarro: mettemmo insieme, così, nel giro di pochi giorni, una « colonna celere », e ci buttammo alla caccia delle autoblindo. Il 23 luglio 1940, una di queste colonne celeri della divisione 3 Gennaio sta transitando da Sidi Rezegh (un nome destinato a divenir celebre molto più tardi) quando osserva un nostro caccia dallo strano comportamento. L'apparecchio esce bruscamente da una formazione che sta sorvolando la stessa località e batte le ali, vicinissimo alla colonna. Sapremo poi che il pilota ha trasgredito gli ordini, ma per un buon motivo: avvistata una formazione di autoblindo nemiche, ci vuol segnalare l'imminente pericolo. Così provvidenzialmente avvertita, la nostra autocolonna si spiega, ingaggia combattimento e, dopo un rapido scambio di colpi, riesce a catturare una intera squadriglia nemica di tre autoblindo in ottimo stato, più un carro soccorso, sia pure a prezzo della perdita di un capomanipolo e di due artiglieri. Naturalmente fummo assai grati al pilota di quel che aveva fatto. Lo facemmo cercare, lo trovammo, e lo invitammo il giorno dopo a colazione. Si chiamava Enzo Martissa. E questa è la prima parte della storia. La seconda si verificò una settimana dopo, quando il comandante di un'altra colonna celere della "3 Gennaio" si recò, la sera, a prendere i consueti ordini operativi dal comandante della divisione, per il giorno dopo. Si doveva perlustrare il tal settore, il talaltro ed anche la zona a sud di Tobruk, in pieno deserto, sino ad un certo punto, dove si trovava un pozzo abbandonato. Il comandante della colonna osservò che proprio quel pozzo era stato perlustrato pochi giorni prima, e che quindi non c'erano molte ragioni per ritornarci. Ma quasi obbedendo ad un istinto misterioso (appunto quel dettaglio di cui si parlava prima), l'ordine venne confermato con un «Ci vada lo stesso». In tarda mattinata, con un feroce sole a picco sulla testa, la colonna arriva al pozzo, che pare deserto. Si fa per tornare indietro, quando qualcuno nota, in un avvallamento poco discosto, un troncone d'ala che sembra spuntare dalla sabbia. E' un nostro caccia abbattuto e finito lì, con un atterraggio di fortuna: steso sotto l'ala, con una gamba rotta, la febbre, e quasi incosciente, vi è il tenente Martissa. Lo si rianima con una borraccia d'acqua, ma non crede ai suoi occhi: non crede al singolarissimo miracolo al quale deve la sua salvezza. Fin dal giorno prima ha scritto faticosamente sull'ala del suo apparecchio, sotto il cavallino rampante della 91^ Squadriglia, la «Baracca», poche righe di testamento e un breve ringraziamento per «l'ombra fatta alla mia agonia, dalla tua ala ferita». Con una radio, viene avvertita la squadriglia del tenente, mentre la colonna comandata dal capitano Geverini, di Arezzo, attende sul posto, somministrando le prime cure rudimentali. Nel primo pomeriggio un Ca 133, pilotato dal capitano Giuseppe De Agostinis atterra splendidamente e raccoglie il suo ufficiale. All'ospedale di Tobruk, e poi al Rizzoli di Bologna, Martissa ne ebbe per un po' ma poté raccontarla. Morì, invece, qualche anno fa a Rimini: era tornato all'acrobazia, e questa gli fu fatale, in una bella giornata di festa. |
Il 1° novembre (1938) il cap. Fassi assume il comando della 96^ Squadriglia ... Lo stesso giorno viene assegnato il ten. Enzo Martissa, del corso Orione, proveniente dal 2° Stormo. Due mesi dopo sarà trasferito al Centro Sperimentale di Guidonia, ma più tardi tornerà nelle file del Quarto. .... Nei primi mesi dell'anno si verificano alcuni movimenti di personale. Il ten. Martissa, dopo una prima assegnazione alla 96^ Squadriglia alla fine del 1938, e dopo essere stato presso altri reparti, torna al 4° Stormo dal 1° febbraio, proveniente dal 51° Stormo, ove viene trasferito il ten. Meneghel. ... 5 giugno 1940: ... Partenza per Tobruk. ... La 91^ Squadriglia ha anch'essa due anziani acrobati, i marescialli Chianese e Romandini, allo Stormo fin dal 1931; i sergenti maggiori Ferrulli e Migliorato sono veterani della Spagna, il serg.magg. Fiorito e il serg. Miotto hanno un paio d'anni di volo, il ten. Martissa è già stato al reparto in precedenza e vi è tornato da pochi mesi. 2 giugno 1940: ...i giungono i velivoli delle tre squadriglie ed hanno subito inizio le operazioni di sistemazione del personale e del comando di Gruppo, mentre Martissa e Scozzoli della 91^ montano d'allarme. 14 giugno 1940: ... Martissa, Caporali e Scozzoli, dopo aver scortato un SM.81 diretto a bombardare autoblinde nemiche nella zona di Amseat, effettuano una ricognizione su Sidi Azeiz e mitragliano mezzi meccanizzati nemici. 15 giugno 1940: ... Decollano immediatamente Martissa, Romandini, Miotto e Bladelli che inseguono i tre velivoli e ne abbattono due. 26 giugno 1940: ... Martissa e Scozzoli trasportano con il Ca 133 della 91^ otto giornalisti a Porto Bardia, rientrano con l'apparecchio colpito dalla reazione contraerea. 28 giugno 1940: ... D'Agostinis parte con Martissa e Lanfranco per una ricognizione armata contro autoblinde nella zona di Sidi Azeiz, ma Lanfranco perde olio e deve atterrare a Bu Amud. D'Agostinis e Martissa sono fortunati: scoprono, infatti, e attaccano dodici autoblinde in agguato attorno al campo di Sidi Azeiz, riconquistato il giorno precedente. 30 giugno 1940: ... Romandini e Chianese portano il Ca 133 a Bengasi. Il giorno dopo, Martissa, Migliorato e Ferrulli partono con tre CR.42. Migliorato atterra però ad Ain el Gazala per noie al motore. 3 luglio 1940: ... Migliorato insiste, decolla da Derna, il motore non va ancora ed atterra fuori campo nei pressi del Villaggio Oberdan. E' circondato dagli agricoltori della zona e da carabinieri che, moschetti puntati, ordinano "mani in alto". Lo credono un inglese. Tenterà poi invano il giorno dopo, insieme a Martissa, di ricuperare il velivolo andando a Barce con un Ca 133. 23 luglio 1940: ... Nel combattimento che segue Martissa, Miotto e Bladelli sono coinvolti direttamente ed abbattono un Gloster in collaborazione col 13° Gruppo. ... Aurili incontra tre Gloster e ne mitraglia uno. Martissa ne colpisce un altro che è costretto ad atterrare fortunosamente. ... Il giorno dopo Martissa, rientrando con Romagnoli da una ricognizione sul fronte, ricerca il Gloster che aveva costretto ad atterrare e, rintracciatolo, lo mitraglia e lo incendia. Queste azioni varranno a Martissa una medaglia d'argento. 8 agosto 1940: ... Con il comandante del 10° sono: D'Agostinis, Martissa, Rosa, Guiducci, Savini e Monti; con Pezzè, De Campo, Battaglia, Querci, Renzi, Dallari, Valle, Gino e Poli. ... Le perdite del 4° Stormo sono gravi, la formazione è scompaginata, i superstiti dirigono isolatamente verso la base, ma la metà dei piloti non rientra. Su otto assenti, sei sono della 73^: Renzi, Dallari, Valle, Poli, Querci e Gino, gli altri due piloti sono Martissa e Rosa, della 91^. ... Di Martissa e Renzi nessuna notizia. ... Alcuni piloti del 10° liberi dai turni d'allarme, ... effettuano ricognizioni sulla zona del combattimento per rilevare qualche indizio che possa portarli a rintracciare Martissa e Renzi, ma non scoprono nulla. Le ricerche dei due piloti continuano anche il giorno 10, utilizzando i CR.42 ed i Ca 133. Nel frattempo giunge notizia che una colonna di bersaglieri ha trovato Martissa. Il ricordo di quel ritrovamento, a quarant'anni di distanza, è ancora vivissimo in Domenico Raspini, l'ufficiale comandante di plotone della XXII compagnia bersaglieri motociclisti di pattuglia a circa 80 chilometri a sud di Tobruch: " ... Vedemmo un aereo nel deserto. Ci avvicinammo e sotto l'ala vi era il ten. Martissa con una gamba quasi asportata da un proiettile esplosivo di un caccia britannico. Lo soccorremmo. Ci disse che se non fossimo arrivati noi si sarebbe sparato un colpo di pistola perchè stava morendo di sete. Soccorremmo il pilota ed abbandonammo l'aereo. Sul copriruota del caccia, sul quale era raffigurato un grifone, se non ricordo male, aveva inciso con un temperino queste parole ... : Tu grifetto, sei stato fregato alla testa. Quanto avrei sofferto di meno se avessi avuto la tua stessa sorte! Non sono ferito mortalmente, ma lo stesso me ne dovrò andare all'altro mondo, perché non mi posso fare quei 1020 km che mi porterebbero su una pista. E sarà per fame e sete". Il velivolo di Martissa aveva incassato più di cento proiettili negli impennaggi, nelle ali, nella struttura e nel rivestimento della fusoliera, nell'elica, nel carrello e nel motore, che ad un certo punto, era andato fuori uso. Così Martissa era stato costretto ad atterrare fuori campo ad una quindicina di chilometri dal T.3. Ferito gravemente, perdendo sangue, si era trascinato sotto l'ala dell'aeroplano per ripararsi dai raggi infuocati del sole della Marmarica e lì aveva trascorso due interi giorni e due notti. Malgrado le sofferenze delle ferite e il lungo tempo di permanenza nel deserto senza il minimo conforto, bevendo le poche gocce d'acqua che il freddo della notte faceva condensare sul bordo dell'ala, aveva conservato altissimo lo spirito, riaffermando ancora una volta le sue belle doti di Ufficiale e di combattente. Allo stremo delle forze, quando anche la speranza nei suoi camerati sino ad allora viva, stava per abbandonano, Martissa aveva inciso queste parole sul copriruota sinistro del CR.42, nel campo bianco ove era dipinto il grifo della 91^ Squadriglia, al quale un proiettile aveva trapassato la testa, e poi aveva atteso serenamente la fine. Il pilota viene trasportato a El Adem con un Ca 133 e successivamente ricoverato all'ospedale della Marina di Tobruch. L'apparecchio sarà recuperato più tardi e rimesso in efficienza dalla SRAM di EI Adem. Martissa riferì anche di aver abbattuto due velivoli nemici, durante un inseguimento, prima di dover abbandonare la lotta. |
- La pubblicazione del Gen. Antonio Duma e' il documento piu' completo sulla Storia del 4° Stormo. Pubblicato una prima volta nel 1981, e' uscito di recente con una seconda edizione ampliata -
... La tragica serie non è finita, il capitano Martissa ha perso la vita durante un'esibizione acrobatica. La ferale notizia ci ha colti di sorpresa turbandoci profondamente dato che lo sapevamo in licenza al mare; ma ecco come sono andati i fatti. Egli si trova in vacanza a Rimini con la famiglia per un paio di settimane. Sull'aeroporto della cittadina romagnola in questi giorni si dà una manifestazione aerea e lui naturalmente non vuol mancare alla festa aviatoria. In campo trova un suo collega, un aiutante maggiore, che dovrebbe esibirsi in un assolo acrobatica con l'S.7. Sollecitato e pregato dall'amico perché prenda il suo posto allo scopo dì offrire alla manifestazione dei numeri sensazionali, il comandante Martissa non resistendo alla tentazione cede all'invito. In breve si porta al decollo guadagnando quota e dando l'avvio al suo programma. Dopo un incalzare di evoluzioni altamente emotive e spettacolari, sigla il finale col famoso « looping rovesciato »: da quota 1000 circa apprua il velivolo descrivendo nell'aria un semicerchio normale al terreno; dopo aver superato a pochi metri dal suolo la fase assai critica cosiddetta dell'« imbarcata », nella fase immediatamente successiva, durante la quale dovrebbe risalire per chiudere il cerchio alla sua sommità, striscia invece rovinosamente a terra schiantandosi. Forse in quel punto subdolo è stato tradito, forse si è sentito male. Chissà! Abbiamo perso così il nostro comandante di squadriglia, dal nobile passato, che tutti c'invidiavano. |
... Il 15, al termine di una gara a circuito chiuso, andava in volo il magg. Enzo. Martissa con il suo SAI-7 programma acrobatico piuttosto impegnato con l'esecuzione di figure acrobatiche negative, come il “Looping “ e la “ Schneider “. Alle 18.30 arrivava sul cielo del campo la pattuglia acrobatica di 4 Mustang del 5° Stormo e Martissa si metteva fuori zona per godersi lo spettacolo ... usciti i Mustang dal circuito, rientrava il Magg. Martissa che, sull'ala dell'entusiasmo, si ripeteva con le figure più impegnative del suo programma. Renzo Renzi scriveva: “... Martissa ritorna su noi con la novella foga ed assistiamo ad una “Scampanata” meravigliosa, poi ancora ad un “Toneau”, e “Loopings” e “Imperiali”, tutti magistrali; per ultima figura tenta un “Looping” rovescio che è la sua firma. L'apparecchio è in quota, ma non tanto alto, perde velocità come per entrare in “vite”, scende invece in una picchiata frenata dallo svelto spedalare sul timone verticale, quindi si rovescia, scende sul pubblico in una posizione fortemente imbarcata, e passa veloce in volo rovescio ... Ma che fa? Non richiama l'apparecchio, scende veloce in una puntata rovescia che gela il sangue nelle vene. Non sale più? Una strisciata, un urto, uno scoppio nello spazio di due secondi, il paracadute nello schianto si apre, bianco fiore, per stendere il suo serico velario sulla morte del migliore acrobata italiano ed europeo. L'aereo non c'è più. Martissa pare scomparso in cielo. |
"Gregario di una formazione da caccia
attaccato da soverchianti forze avversarie cooperava per l'abbattimento di
cinque velivoli nemici. colpitogravemente da un pallottola che gli aveva fratturato
la gamba destra, malgrado la grande perdita di sangue riusciva in un supremo
tentativo a rimettere in assetto normale il velivolo caduto in vite e duramente
colpito. nel tentativo di rientrare nel proprio campo era costretto ad atterrare,
per l'arresto del motore, in zona deserta. ritrovato dopo due giorni si rammaricava
solo di dover sospendere la sua attività di guerra." |
"Ufficiale pilota di eccezionale
perizia e coraggio, gia' distintosi in numerose e rischiose azioni belliche,
durante un'incursione aerea nemica compiuta su un nostro campo, partiva immediatamente
in volo attaccando per primo i numerosi apparecchi avversari, e, dopo averne
abbattuto uno, insisteva nell'attacco sino a che gli altri aerei non venivano
messi in fuga e dispersi." |
"Ardito pilota da caccia, gia' distintosi
per brillanti prove di valore, in aspro duello aereo su territorio nemico
costringeva all'atterraggio un caccia avversario. Sulla via del ritorno, colle
mitragliatrici inceppate, accortosi che un caccia nemico stava attaccando
con successo un suo giovanissimo gregario, con eroico altruismo, pur conscio
di non potersi difendere con le armi, impegnava l'avversario, consentendo
al dipendente di porsi in salvo. Il giorno seguente, assolta una missione
sulle linee, si addentrava in territorio avversario e riusciva ad incendiare
il velivolo precedentemente atterrato, quando gia' il nemico si apprestava
a recuperarlo. Dava infine prova del suo ardire attaccando e riuscendo a
mettere fuori combattimento, in collaborazione con altri apparecchi, quattro
autoblinde nemiche che tentavano una incursione". |
: