Piloti con cinque o piu' abbattimenti 1936 - 1945
Tratto da "4° Stormo
Caccia 1931-1987 - Quasi una storia"
"Quelli del Cavallino rampante"
vol. 1 di A. Duma
Per l'attività considerata nel presente riepilogo è stata concessa alla Bandiera dello Stormo la Medaglia d'Argento al Valor Militare (Boll. Uff. 1941 - Supplemento n. 5) |
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Abbattimenti, legenda:
C: Comandante; c: croce di guerra al valor militare; bvm: bronzo al valor militare; o: oro; a: argento; b: bronzo; Ek2: croce di guerra di 2cl tedesca; bva: bronzo al valor aeronautico
Abbattimenti 1936 - 1945
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Cap. | Annoni | Emanuele |
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Cap. | Aurili | Giuseppe |
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Ten. | Barcaro | Giovanni |
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Serg. | Biagini | Bruno |
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M.llo | Bladelli | Alessandro |
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Cap. | Bonfatti | Piero |
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Borgese | Ezio |
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T.Col. | Botto | Ernesto |
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Ten. | Canfora | Antonio |
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Serg. | Corsi | Ugo |
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Ten. | Daffara | Vittorino |
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M.llo | Damiani | Rinaldo |
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Magg. | Fassi | Roberto |
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Ten. | Ferrazani | Giuseppe |
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S.Ten. | Ferrulli | Leonardo |
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Col. | Francois | Armando |
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Ten. | Frigerio | Jacopo |
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Cap. | Giannella | Luigi |
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Serg. | Guerci | Mario |
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Pergameni | Antonio |
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Cap. | Lucchini | Franco |
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Cap. | Malvezzi | Fernando |
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Ten. | Mandolini | Orlando |
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Magg. | Mariotti | Luigi |
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S.M. | Martinoli | Teresio |
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Ten. | Mecatti | Mario |
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S.Ten. | Miotto | Elio |
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S.M. | Monterumici | Amleto |
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Cap. | Monti | Luigi |
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Ten. | Moretto | Enrico |
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M.llo | Novelli | Raffaello |
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Ten. | Oblach | Giuseppe |
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S.M. | Perdoni | Luciano |
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Cap. | Piccolomini | Ranieri |
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S.Ten. | Querci | Alvaro |
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Cap. | Reiner | Giulio |
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Mag. | Ruspoli | Carlo |
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S.M. | Salvatore | Massimo |
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M.llo | Savini | Angelo |
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Ten. | Squarcia | Vittorio |
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Ten. | Vanzan | Virgilio |
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S.M. | Veronesi | Mario |
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Africa settentrionale
Giugno 1940 - dicembre 1940
10 giugno 1940: il secondo conflitto mondiale
investe anche l'Italia. In Africa settentrionale, e precisamente sull'aeroporto
"T2" nei pressi di Tobruch, è schierato con i suoi Fiat Cr. 42 il
X Gruppo del 4° Stormo; l'altro gruppo, il IX, si trova ancora in Italia
sulla base di Gorizia. Il X Gruppo combatte contro la sabbia, il ghibli,
la sete ed i Gloster Gladiator inglesi; voli di scorta ai bombardieri,
crociere d'interdizione, caccia libera, uscite su allarme si susseguono
senza posa, mettendo a dura prova gli uomini e le macchine del Reparto
che il 12 luglio accoglie in terra d'Africa l'altro Gruppo proveniente
dall'Italia. Ora il 4° Stormo è al completo e si trova attestato
sul campo arretrato di Berck (Bengasi); i Fiat Cr. 42 con il Cavallino
Rampante di Baracca dipinto sulle fusoliere, si prodigano incessantemente
per tutto il mese di agosto e di settembre, mese in cui ebbe inizio la
nostra avanzata; innumerevoli episodi di abnegazione in altrettanti combattimenti
emergono dall'attività del Reparto; ne citiamo due, i più
significativi, in quanto oltre al valore intrinseco esprimono l'attaccamento
allo Stormo dei suoi dipendenti. Durante un grosso combattimento avvenuto
nel cielo di Bir Berraned il serg. Lido Poli viene ferito gravemente ad
un braccio, staccato quasi completamente dalla spalla; Poli non cede, non
abbandona la formazione, reagendo al dolore lancinante della ferita, controlla
l'aeroplano e riesce a riportarlo alla base. Il ten. Enzo Martissa con
l'aereo colpito più volte e ferito in varie parti del corpo, compie
un atterraggio di fortuna in pieno deserto; con le poche forze rimaste,
perde sangue dalle varie ferite, si trascina sotto l'ala dell'aeroplano,
per ripararsi dai raggi infuocati del sole della Marmarica, ed attende
i soccorsi. Lo ritrovano morente dopo due giorni di ricerche; sulla carenatura
di una ruota, all'interno del cerchio bianco ove è dipinto il "Grifo",
distintivo della 91^ Squadriglia del 4° Stormo, la cui testa è
stata trapassata da un proiettile inglese, con il sangue che gli stillava
dalle ferite aveva scritto: Tu grifetto, sei stato fregato alla testa.
Quanto avrei sofferto di meno se avessi avuto la tua stessa sorte! Non
sono ferito mortalmente, ma lo stesso me ne dovrò andare all'altro
mondo, perché non mi posso fare quei 10-20 Km. che mi porterebbero
in una pista. E sarà per fame e per sete...!Trasportato in ospedale
riuscirà a sopravvivere ed a ritornare al combattimento. L'8 agosto
vi fu un altro combattimento memorabile: 16 Cr. 42 del X Gruppo attaccano
27 Gloster, alla testa della formazione del Quarto c'è il T.col.
Romagnoli e ne nasce un "calderone" tirato allo spasimo; alla fine 5 velivoli
inglesi vengono abbattuti, e i nostri rientrano al completo. Durante la
nostra avanzata di settembre che ci porterà, il 18 dello stesso
mese, ad occupare Sidi el Barrani, il Quarto è sempre in linea e
viene spostato in avanti assieme al 2° Stormo sul campo di El Adem,
da qui assieme al 2° ed al 50° Stormo non da tregua al nemico in
ritirata. Le operazioni subiscono una stasi che termina l'8 dicembre, giorno
in cui, con l'alzarsi di un forte ghibli soffiante contro le nostre linee,
gli inglesi attaccano in forze. Il vento del deserto impedisce ai nostri
di decollare per cui l'attività è forzatamente ridotta, finalmente
dopo circa cinque giorni la bufera di vento si placa e gli aerei si alzano
in volo per contrastare l'avanzata nemica. Il 4° Stormo è dislocato
con il IX Gruppo e El Adem e con il X a Menastir; ad onta di una grande
resistenza deve ben presto abbandonare i due campi avanzati, distruggere
gli aerei non trasportabili in volo ed arretrare verso le basi della Tripolitania,
con pochi velivoli efficienti ma con lo spirito intatto. I combattimenti
divengono più aspri, gli inglesi attaccano con formazioni sempre
più nutrite, ed inoltre, da qualche tempo sono in volo anche aerei
del tipo Hurricane decisamente superiori per velocità ed armamento
al nostro Cr. 42; il primo di questi velivoli apparve durante uno scontro
avvenuto il 13 dicembre e ben presto il loro numero aumentò mettendoci
in difficoltà; infatti l'Hurricane ha una velocità di circa
450 Km/h ed è armato con otto armi da 7,7 mm; il Cr. 42, con 380
Km/h di velocità massima e due mitragliatrici da 12,7 mm, non può
fronteggiarlo se non affidandosi alla sua estrema maneggevolezza. Perciò
i nostri sono obbligati a combattere eseguendo continue manovre acrobatiche,
tutte manovre che sottopongono l'aereo a sforzi che ne riducono ben presto
l'efficienza. Gli inglesi continuano ad avanzare, sono ormai alle porte
della Tripolitania e lo Stormo, ormai quasi senza più aeroplani
e con il personale sfibrato dalla lotta incessante, viene fatto rientrare
in Italia. Il rientro avviene fra la fine di dicembre ed i primi di gennaio:
meta la sede di Gorizia, dove verrà riarmato sui velivoli Macchi,
M.C.200. In sei mesi di combattimenti durissimi il Quarto aveva perso sette
piloti in combattimento: il Serg. Corsi Ugo (19-06), il m.llo Renzi Norino
(08-08), il S.ten. Battaglia Carlo (24-10), il S.ten. Agnelli Carlo (20-11),
il Sergente Putzu Francesco (20-11), il cap. Maggini Renzo (18-12); il
1° gennaio 1941, ultimo caduto prima del rientro in Patria, non rientrava
il S.ten. Grifoni Ennio. Per mitragliamento nemico sui nostri campi decedevano
il Serg. Crosciatti Silvio (28-06) ed il S.ten. Caporali Ruggero (23-12).
Tre altri piloti furono abbattuti ma si salvarono con il paracadute cadendo
prigionieri: il T.col. Piragino Armando (16-06), il cap. Lanfranco Aldo(02-08)
ed il m.llo Biffani Guglielmo (03-12). La Bandiera dello Stormo veniva
fregiata per tale attività con la medaglia d'Argento al Valor Militare.
Inoltre furono concesse varie decorazioni al personale del Reparto.
Fronte Jugoslavo
Gennaio 1941 - giugno 1941
Sulla base di Gorizia lo Stormo inizia
il non facile lavoro di ricostruzione materiale e morale: i primi sei mesi
di guerra in Africa Settentrionale avevano inciso profondamente e dolorosamente
nel tessuto connettivo del reparto, ma la guerra continua, sempre più
impegnativa; non c'è tempo per guardarsi indietro, bisogna riprendersi
celermente. Giungono i primi piloti che dovranno colmare il posto vuoto
lasciato dai compagni che non sono più presenti se non in Ispirito;
giungono gli specialisti senza la cui preziosa ed eroica opera il reparto
non può funzionare ed il 31 gennaio venivano ritirati i primi Macchi
200, il nuovo aereoplano su cui viene armato il reparto. All'inizio vi
fu una certa diffidenza per una macchina del tutto diversa dal Cr.42, ma
poi le macchine entrano nel "sangue" dei piloti e si ricominciavano a vedere,
sul cielo dei campo, loopings, tonneaux, picchiate, coppie di velivoli
giostranti in fìnta caccia; è la normale routine per ritornare
alla efficienza operativa che ben presto viene raggiunta, in gara d'emulazione
fra i due Gruppi. Per esigenze belliche, il 7 marzo la 73^ Squadriglia
del IX Gruppo al comando del Gap. Viglione si trasferiva a Brindisi, dove
effettuava servizio d'allarme a difesa di quel porto, compito che la impegnava
sino al 31 dello stesso mese, data in cui rientrava in sede a Gorizia.
Il 6 aprile 1941 hanno inizio le ostilità contro la Jugoslavia ed
il 4° Stormo viene chiamato con il IX Gruppo, al comando del cap. Larsimont
Pergameni Antonio, ad assumere la difesa delle città di Trieste,
Monfalcone, Gorizia, compito che viene assegnato alla 96^ e 97^ Squadriglia
mentre la 73^ al comando del cap. Pluda viene avanzata sul campo di Alture
di Pola, con compiti offensivi, subito raggiunta il 10 dello stesso mese
dalla 96^ e parte della 97^ Sq; il X Gruppo rimane invece nel frattempo
di riserva e continua l'addestramento sul Macchi 200. Si trattò
senz'altro di un ciclo operativo molto facile, data la inconsistenza dell'aviazione
avversaria; è da tener presente che la reazione contraerea fu invece
sempre molto attiva e precisa, le pattuglie dei Macchi al comando di Viglione
e Pluda furono in ogni modo sempre presenti ove veniva richiesto il loro
intervento, attaccando truppe nemiche in movimento, idroscali, aeroporti,
piroscafi, e scortando i nostri bombardieri Br.20 in azione su vari obbiettivi
della lugoslavia. Lo stesso giorno 6 aprile, inizio delle ostilità,
il cap. Pluda attaccava e distruggeva una nave nemica al largo di Fola;
i nostri velivoli attaccavano poi le basi nemiche di Plosella, di Vodice,
di Stretto, di Zara, di Divolje ecc., ecc.: il 16 aprile il IX Gruppo cessava
la sua attività bellica sul fronte iugoslavo e rientrava a Gorizia
per riprendere il normale addestramento assieme al X Gruppo, mentre assumeva
il comando dello Stormo il col. Eugenio Leotta. Ai primi di giugno vi furono
novità per il reparto: il IX Gruppo veniva prescelto per essere
riequipaggiato con i nuovi velivoli M.C.202, aeroplano con il motore in
linea da 1150 HP, capace di una velocità massima attorno ai 600
Km/h; purtroppo era armato con le solite sole due armi da 12,7 mm, ancora
poco in confronto dei nuovi velivoli avversari, ma la sua velocità
e le sue ottime doti manovriere lo rendevano un efficace strumento bellico
capace di fronteggiare gli agguerriti aeroplani nemici. L'addestramento
sul nuovo velivolo aveva inizio il 5 giugno con l'invio a Lonate Pozzolo
(Varese) di sei piloti della 97^ Sq. al comando del cap. Larsimont Pergameni.
Mentre il IX approfondisce la conoscenza della nuova macchina con un addestramento
che si protrarrà sino al 25 settembre e che richiederà il
sacrificio di due piloti deceduti in allenamento, il serg.m. Valle (4-8)
ed il Serg. Passaglia (18-9), il X Gruppo veniva messo in stato d'allarme
per imminente invio in zona d'operazioni. Infatti il 15 giugno riceveva
l'ordine di trasferimento in Sicilia e precisamente sull'aeroporto di Catania,
da dove dovrà operare contro l'isola di Malta, l'isola maledetta
per il sacrificio di piloti italiani che diuturnamente imponeva e che più
ancora avrebbe richiesto. Il 4° Stormo era così di nuovo momentaneamente
diviso con il IX Gruppo a Gorizia ed il X a Catania.
Malta - 1° Ciclo operativo
Giugno 1941 - novembre 1941
15 giugno 1941: il X Gruppo lascia Gorizia
e si trasferisce con i suoi Macchi 200, facendo tappa a Ciampino Sud, sull'aeroporto
di Catania; iniziava così una delle tante pagine di sacrificio ed
eroismo del 4° Stormo chiamato di nuovo ad operare dove più
la lotta diveniva di giorno in giorno più cruenta. Infatti, dopo
pochissimi giorni dall'arrivo sulla nuova base, i velivoli del Gruppo al
comando del t.col. Romagnoli erano già in piena azione nell'infuocato
cielo dell'isola di Malta. L'isola era difesa dai reparti di Spitfire e
Hurricane pilotati dai migliori uomini che la RAF poteva disporre in quell'epoca
nell'area del Mediterraneo; inoltre l'isola disponeva di una fertissima
difesa contraerea per cui il violare il suo spazio aereo significava pagare
duro; i combattimenti erano continui senza esclusione di colpi, gli inglesi
erano decisi a mantenere in efficienza quella che, a ragione, consideravano
la roccaforte più importante dello scacchiere mediterraneo. Ogni
giorno i piloti del X Gruppo erano in volo sull'isola per combattimenti
con la caccia nemica, scorta ai nostri bombardieri ed a quelli tedeschi,
mitragliamenti degli aeroporti di Micabba, Ta Venezia, La Valletta, crociere
di vigilanza sul Canale di Sicilia. I Macchi 200 erano continuamente impegnati
e, specialmente contro gli Spitfire, denunciavano una netta inferiorità
come velocità ed armamento. Si giungeva così alla fine d'agosto;
lo Stormo aveva già perso il Serg. Sclavo Alfredo il 24 giugno,
il serg.m. Botti Enrico ed il serg.m. Fiorito Natale il 17 luglio, il s.ten.
Ruffato Fermo il 27 dello stesso mese, il serg. Scozzoli Guido il 16 agosto,
mentre il ten. De Benedetti Nerino, abbattuto il 24 giugno e salvatesi
con il paracadute, veniva fatto prigioniero; la lista si allungava velocemente:
il 4 settembre, durante uno scontro particolarmente difficile contro formazioni
del 126° e 185° Squadrons della RAF, cadeva il t.col. Romagnoli
comandante del X Gruppo ed il serg. Contarini Luigi, mentre il S. Ten.
Della Pasqua, abbattuto, veniva fatto prigioniero; pochi giorni dopo non
rientrava il Magg. Travaglini; la perdita del t.col. Romagnoli fu particolarmente
sentita dal personale del X Gruppo; infatti Egli era un pilota espertissimo
coraggioso, sempre primo in testa alla formazione che doveva portare in
combattimento. Nello stesso mese di settembre un altro pilota non faceva
ritorno da un'azione di scorta: era il Ten. Carraro Albano, caduto in mare
nel Canale di Sicilia. Il X Gruppo continuava a lottare, ma dal 29 settembre
non era più solo; anche il IX Gruppo giungeva in Sicilia con gli
agili e veloci Macchi 202 e veniva basato sull'aereoporto di Comiso, ove
il 6 ottobre si trasferiva anche il X; ancora una volta tutto il 4°
Stormo era così riunito in zona di combattimento. Il 25 ottobre
cadeva il Comandante dello Stormo Col. Leotta, giunto in Sicilia alla testa
del IX Gruppo. Entro novembre altri quattro piloti non rientravano dalle
azioni condotte con ritmo incessante: S. Ten. Bussolini Felice 31-10, Cap.
Pluda Mario Comandante la 73^ Sq. (8-11), serg. Taroni Luigi (8-11) e il
Ten. Bonfatti Piero (22-1), che aveva preso il posto al comando della 73^
Sq. dopo la scomparsa di Pluda. Pochi giorni dopo l'8 novembre, data dell'abbattimento
del Cap. Pluda e del serg. Taroni, un velivolo inglese lanciò nei
pressi del paese di Modica il seguente messaggio:
RAF. Il vostro messaggio ricevuto e apprezzato. A risposta: Capitano Pilota Mario Pluda è stato ucciso in azione. Suo corpo è stato trovato e seppellito con tutti gli onori nel cimitero militare. Con dispiacere non abbiamo altre notizie Sergente maggiore Pilota Luigi Taroni. Probabilmente è caduto in mare, ma non era possibile trovare nessuna traccia benché abbiamo fatto diverse ricerche". |
Relazione del 1941 riguardante i piloti del IX Gruppo
...22 ottobre 1941 — Continua il servizio di allarme. Alle 9,30 il Ten. Annoni con due M.C.202 effettua una ricognizione fotografica sull'isola di Malta. Rientra alle ore 10,30 a missione ultimata. Alle 13,15 il Cap. Larsimont con 6 apparecchi effettua un mitragliamento a bassa quota sull'aeroporto di Micabba - Malta. Tutti gli apparecchi rientrano alle 14,30; solo l'apparecchio del Cap. Larsimont è stato colpito da un proiettile antiaereo. Alle 17,25 la 73^ Squadriglia, con 6 apparecchi, parte per effettuare un nuovo mitragliamento a Malta; sul cielo di quest'isola incontra una formazione di 12-14 Hurricane e Spitfire; impegna combattimento che inizia col netto favore per la 73^ Squadriglia, la quale si trova con il sole alle spalle, in piena velocità e 1000 metri più alta; una parte dei velivoli nemici non accetta combattimento e si butta giù in picchiata e fila via. Dagli 8 ai 10 apparecchi inglesi restano sulla zona; ne segue un combattimento serrato e micidiale per i nemici: uno precipita in fiamme, cinque si infilano nel mare a piena velocità, un settimo, duramente colpito, non viene visto precipitare. A fine combattimento, sono i Macchi 202 che dominano il cielo da assoluti padroni e riprendono la via del ritorno rientrando alle loro basi quasi in perfetta formazione. Un solo apparecchio è stato colpito da una pallottola in un'ala. Gli apparecchi abbattuti sono assegnati: uno Cap. Pluda, 2 Ten. Bonfatti, 1 probabile Cap. Ivaldi, 1 S. Ten. Querci, 1 serg. Martinoli, 1 serg. Guerci. La formazione della 73^ Squadriglia era scortata da altri 8 M.C.202 al comando del Ten. Col. Minio Paluello; detta scorta non ha partecipato al combattimento. Tutti gli apparecchi rientrano dalle ore 18,35 alle 18,50. |
Il 4° Stormo continuava la lotta. Non
sono solo i piloti a prodigarsi, ma anche gli specialisti non si concedevano
soste, con ammirevole attaccamento al reparto. E' da citare l'esempio dell'ing.
Lana inviato dalla ditta Macchi al seguito del Reparto per curare la messa
a punto dei velivoli; egli si trasformava in soldato, curando l'installazione
delle macchine fotografiche sui 202, mai prima effettuata, modificando
l'impianto d'ossigeno per la respirazione in quota dei piloti, impianto
che dava continue noie causando dolorose perdite fra i piloti. Lana, contagiato
dall'entusiasmo degli uomini del Quarto, non lasciava più lo Stormo,
condividendone sui vari fronti le gloriose vicissitudini. Il 22 novembre
giungeva un nuovo ordine di trasferimento: il IX Gruppo doveva partire
immediatamente per l'Africa Settentrionale dove si stava sviluppando una
nuova offensiva inglese; il 23 novembre la 96^ e 97^ Sq. con 18 velivoli
M.C.202, al comando del Cap. Larsimont Pergameni lasciano Comiso e dopo
aver fatto tappa a Pantelleria atterravano in serata a Castel Benito (Tripoli).
La 73^ Sq. con i Macchi "fotografici"
rimaneva per il momento a Comiso, dove continuava ad operare su Malta,
compiendo numerose missioni di ricognizione, affiancata dal X Gruppo, sino
al 1° dicembre data in cui riceveva l'ordine di rientrare a Gorizia.
Africa settentrionale
Novembre 1941 - dicembre 1941
24 novembre 1941 : il IX Gruppo decolla
da Castel Benito, prima tappa per effettuare il rifornimento di carburante
è la pista di Tamet; l'altra tappa era Benina, dove il campo veniva
sottoposto a bombardamento dagli inglesi; 25 novembre nuovo decollo con
attcrraggio a Derna, con brevissima sosta, ed alle 16.45 i 18 aereoplani,
del Gruppo erano sulla nuova base operativa di Martuba. II giorno dopo
il suo arrivo il Reparto sosteneva un primo furioso combattimento contro
una grossa formazione di Curtiss P.40 nel cielo di Sidi-Reghez, Gambut,
era l'inizio di un corto ciclo operativo che terminava infatti alla fine
di dicembre, durante il quale però i piloti del IX Gruppo lottarono
ogni giorno con dedizione assoluta, tentando, anche se invano, di arginare
l'avanzata nemica. Purtroppo dopo pochi giorni dall'arrivo in linea e,
precisamente il 12 dicembre, sotto l'incalzare delle forze corazzate nemiche,
il reparto doveva iniziare il ripiegamento che lo portava, il 23 dicembre,
di nuovo a Tamet dove i pochi aerei rimasti efficienti venivano versati
al 1° Stormo, mentre il Gruppo riceveva l'ordine di rientrare in Patria.
Il viaggio veniva compiuto a bordo di 6 aerei Sm.82 decollati da Castel
Benito al mattino del 29 dicembre e terminava alle 22.30 sull'aeroporto
di Castelvetrano in Sicilia. Era stato un mese di lotta continua anche
per tenere in efficienza gli aerei, per scarsezza di carburante e di parti
di ricambio con continui trasferimenti improvvisi su aeroporti o meglio
piste prive di ogni forma di assistenza. Il 12 dicembre, a Martuba, gli
aerei non poterono decollare né per fronteggiare il nemico né
per iniziare subito il trasferimento a causa della mancanza di carburante;
solo in serata, grazie all'arrivo di 4.000 litri di benzina aviotrasportata
in fusti da tre velivoli Ju.52 tedeschi, i caccia del IX poterono decollare
per Barce. Talvolta si dovevano svuotare letteralmente i serbatoi di vari
velivoli per poter fare il pieno a due soli apparecchi da tenere pronti
per il servizio d'allarme. Fra un ripiegamento e l'altro continui combattimenti;
Cap. Larsimont in testa, i M.C.202 del Quarto riuscirono a contenere o
quantomeno rallentare l'avanzata nemica. Le tappe di questo doloroso ripiegamento,
in cui piloti e specialisti affrontarono disagi di ogni genere, furono
Martuba, Barce, K.2, Ras el Mer-demma, El Nofilia, Tamet; in ogni tappa
febbrile lavoro per prepararsi a nuovi trasferimenti, a nuovi combattimenti
con gli aerei ridotti ad efficienza minima, attaccati dagli arabi appostati
ai limiti delle piste, e snervante lavoro notturno per smontare gli aerei
inefficienti e poterli così trasportare con autocarri. Il Reparto
combatteva e ripiegava ordinatamente, perdendo in combattimento il S. Ten.
Novelli Raffaele il 6 dicembre ed il Ten. Deanna Giuseppe in seguito a
bombardamento aereo nemico sulla pista di Barce. Il 20 dicembre il IX Gruppo
lasciava Barce. Ecco la cronaca:
Alle ore sette parte da Barce l'autocolonna del IX Gruppo con tutto il personale è il materiale caricato su 9 autocarri. Alle ore 10 partono in volo il Cap. Larsimont e il M.llo Olivetti. Restano sul campo di Barce l'Ing. Lana con 14 specialisti per continuare lo smontaggio degli apparecchi e curare il loro caricamento sugli automezzi. Alle ore 14,30 l'Ing. Lana riceve l'ordine di lasciare immediatamente l'aeroporto di Barce. Nella città gli arabi in rivolta assaltavano magazzini e depositi con intenso fuoco di fucileria. Parte con quattro automezzi avendo potuto caricare solo due apparecchi, gli altri quattro rimasti sul campo vengono incendiati. All'uscita dell'aeroporto la sua colonna viene sorpresa dal bombardamento effettuato da bassa quota da una formazione di 14 bombardieri scortati da 22 caccia. La colonna non viene fortunatamente colpita. La colonna dell'Ing. Lana si ferma a tredici chilometri da Bengasi. 21 dicembre. La colonna dell'Ing. Lana si attesta e pernotta a 8 chilometri a sud di Agedabia. 22 dicembre. La colonna dell'Ing. Lana si mette in moto prima dell'alba a causa dell'azione inglese su Agedabia. A 10 km. a sud-ovest di El Algheila viene sorpresa da un mitragliamento inglese, gli avieri Scalco, Scudetti, Nuzzo e Bernardis vengono feriti. Nuzzo e Bernardis in gravi condizioni vengono caricati su un'ambulanza tedesca di passaggio che li porta all'ospedale di Sirte. Un apparecchio trasportato rimane ad Ara Fileni perché il rimorchio sul quale era caricato è colpito dal mitragliamento e non è più in condizioni di proseguire. Con gli altri mezzi l'Ing. Lana pernotta a El Sultan. 23 dicembre. L'Ing. Lana con i mezzi rimasti raggiunge in serata Tamet. |
Sicilia, l' offensiva su Malta - 2°
Ciclo operativo
Aprile 1942 - maggio 1942
Campoformido (Udine). Il 4° Stormo
era in fase di riorganizzazione; arrivavano i piloti di complemento e si
completava il passaggio sui velivoli Macchi 202 continuando l'addestramento
in volo; la primavera era nell'aria ed il ritrovarsi, dopo tanti periodi
dolorosi e disagiati, nella verde terra friulana, culla della nostra Aviazione
da Caccia, aiutava a lenire negli animi degli uomini del Reparto il bruciore
lasciato da tante perdite, aprendo l'animo a nuove speranze. La pausa però
fu di breve durata: in Sicilia si stava preparando una nuova offensiva
su Malta, ed il 4° Stormo, al comando del Col. Francois Armando, riceveva
l'ordine di spostarsi a Gela (Sicilia) per partecipare al nuovo ciclo operativo.
Il 15 aprile tutto lo Stormo aveva completato il trasferimento in Sicilia
e veniva diviso su due aeroporti : il IX Gruppo a Castelvetrano agli ordini
del Magg. Larsimont, il X a Sciacca al comando del t.col. Maddalena. Subito
lo Stormo iniziava ad operare, lottando duramente contro l'isola maledetta,
che gli Alti Comandi si ostinavano a voler neutralizzare solo con il concorso
dell'aviazione pur sapendo che ciò era impossibile. I duelli aerei
erano violentissimi: gli Hurricane e gli Spitfire combattevano anch'essi
con estrema decisione scontrandosi con i nostri M.C.202, mentre il cielo
di Malta diveniva teatro di caroselli tirati fino allo spasimo. I piloti
del 4° Stormo erano in volo ogni giorno, combattendo accanitamente,
procurando sì al Reparto molte nuove vittorie che richiedevano però
nuovi e dolorosi sacrifici. Il Reparto ancora una volta pagava con eroica
generosità, ed in un mese circa, sull'isola di Malta, perdeva in
combattimento: il comandante della 90^ Sq. Cap. Guiducci (20 aprile), il
Cap. Dagasso comandante della 97^ Sq. (10 maggio), il Cap. Argenton comandante
della 91^ Sq. (15 maggio) ed il 18 maggio il Ten. Fischer. Uomini di punta
dello Stormo erano così caduti sull'isola di Malta, tomba di tanti
nostri piloti, dove i caccia nemici potevano essere guidati da terra, con
efficienti sistemi di avvistamento e guidacaccia ed attaccare i nostri
aeroplani nelle condizioni a loro più favorevoli; oltre poi al vantaggio
dell'autonomia, che per loro poteva essere dedicata completamente al combattimento,
mentre i nostri dovevano rientrare alle basi di partenza, riattraversando
un largo braccio di mare e spesso con l'aeroplano in condizioni critiche
perché colpito duramente durante il combattimento. Poi, appena atterrati,
spesso bisognava abbandonare rapidamente l'aeroplano e correre nelle trincee
parascheggie perché il campo era sotto mitragliamento o spezzonamento
da parte dei Beauflghter o dei Bleneihm inglesi, mentre alla sera, dopo
uno spuntino all'aperto perché la mensa era stata colpita, bisognava
dare una mano agli infaticabili specialisti per rimettere in efficienza
gli aeroplani per le azioni del giorno dopo. Era appena possibile qualche
brevissima comparsa per le viuzze di Sciacca o di Castelvetrano, strette
fra le case bianche abbacinanti di sole, con la visione di donne vestite
di nero e di ragazze dagli occhi profondi e pieni di vita: erano le ore
della nostalgia, della melanconia; poi lo "Spa 38" partiva dalla piazzetta
e riportava gli uomini in aeroporto, fra ulivi, terra rossa, odor di olio
bruciato e rumore di motori imballati. Lo Stormo comunque assolveva sempre
i compiti richiestigli, con il sacrificio dei piloti e degli specialisti
essendo sempre presente nel cielo veramente infuocato di Malta, fino al
15 maggio, quando cioè arrivava il nuovo ordine di trasferimento;
infatti per la terza volta, e questa volta con due Gruppi uniti, veniva
trasferito in Africa Settentrionale a sostegno della nostra nuova offensiva
appena iniziata. Giorni febbrili per i preparativi: imballaggio del materiale,
ordine di imbarco per il personale di terra, trasferito in volo con i trimotori
dello Stormo Trasporto, raccomandazioni dei piloti perché l'aeroplano
fosse perfettamente a posto e poi, a squadriglie serrate,
decollo verso Tripoli con il "Cavallino Rampante" ridipinto di fresco.
Africa settentrionale - 3°ciclo
operativo
Maggio 1942 - ottobre 1942
Lo Stormo giunto a Tripoli veniva subito
fatto avanzare a ridosso del nostro fronte in movimento, precisamente a
Martuba da dove iniziava immediatamente a combattere. Scorte ai Cr.42 assaltatori
del 2° Stormo, ai Macchi 200 del 150° Gruppo, agli Stukas tedeschi;
crociere di vigilanza sulle nostre prime linee, con continui scontri con
i pattuglioni di Hurricane, P.40 e Spitfire, attacchi a bombardieri inglesi,
ecc. Il 26 maggio, il Quarto attaccava in forze, assieme al 1° Stormo,
la base inglese di Gambut, sede di vari reparti da caccia nemici, ottenendo
un grosso successo con la distruzione al suolo di numerosi velivoli avversari.
Le truppe di terra continuavano ad avanzare: superata Tobruch si attestavano
nella zona di Marsa Matruck; anche lo Stormo si spostava a Sidi el Barrani
da dove continuava a prodigarsi ogni giorno per appoggiare l'avanzata delle
nostre forze terrestri; durante questa attività bellica il reparto
perdeva il Ten. Massa Mario caduto il 29 maggio, mentre il 6 giugno non
rientrava il serg. Bossi Pasquale ed il 12 dello stesso mese il Serg. Taverna
Gregorio. Il 6 giugno veniva anche abbattuto il Cap. Viglione Borghese
Ezio, che lanciatesi con il paracadute cadeva prigioniero. Quasi quotidianamente
i Beaufighter od i Bleneihm inglesi venivano a spezzonare Sidi el Barrani,
contrastati validamente dallo Stormo; queste incursioni, oltre ai danni
al materiale, provocavano la morte di vari specialisti: il 26 giugno durante
una di queste incursioni, particolarmente violenta, rimanevano uccisi il
Magg. Larsimont Pergameni, valorosissimo comandante del IX Gruppo, il Magg.
Laurin Ludovico ed il Serg. Colino Angelo. Lo Stormo, dopo essersi raccolto
attorno ai propri caduti, riprese il febbrile lavoro notturno per rimettere
in efficienza gli aerei danneggiati, le attrezzature distrutte, e colmare
le buche provocate dalle bombe sulla pista; all'indomani il reparto era
di nuovo in linea. Ormai il fronte gravitava e ttorno ad El Alamein e il
Quarto, con i suoi due Gruppi, veniva spostato ancora più avanti;
nella base più avanzata di Fuka, appena evacuata dagli inglesi;
dalla nuova pista i Macchi 202 dello Stormo decollavano più volte
al giorno ed i combattimenti divenivano sempre più aspri. Il 2 luglio
veniva abbattuto il Ten. Alessandrini Italo che cadeva prigioniero. Gli
inglesi intanto avevano fatto affluire in Egitto nuovi squadroni da caccia
e da bombardamento così che la loro superiorità numerica
diveniva sempre più marcata e pesante. Il 3 luglio cadeva durante
un accanito combattimento, proprio sopra El Aiamein, il comandante del
X Gruppo Magg. Maddalena Paolo; il 15 dello stesso mese cadeva il Serg.
Magg. Trevisan Elio nei pressi di El Daba; il 6 agosto ancora ad El Aiamein
cadeva il Serg. Magg. Minelli Gustavo; il 10 era la volta del Ten. Gibellini
Rinaldo, che lanciatesi con il paracadute decedeva successivamente in prigionia;
il 2 settembre veniva abbattuto il M.llo Del Turco Pietro. Agli inizi di
ottobre, il fronte ristagnava; ormai si intuiva che il sogno, accarezzato
per vari mesi, di arrivare al Nilo (e non si era molto lontani), non si
doveva più avverare; gli alleati avevano fatto affluire molte forze
fresche ed un'ingente massa di artiglierie e mezzi corazzati. Sul nostro
fronte, invece, dietro la prima linea, era quasi il vuoto: le navi con
i rifornimenti richiesti, venivano quasi sempre affondate nel Mediterraneo;
non esistevano riserve; esisteva solo il valore dei nostri soldati. Il
Quarto intanto continuava ad attaccare le linee ed i capisaldi nemici,
le piste dove passavano i rifornimenti, le basi, le formazioni di bombardieri
nemici, sempre più numerose. Il Col. Francois non si concedeva soste;
rimasto senza comandanti di gruppo e di squadriglia, affidava la guida
delle formazioni a giovani del calibro di Malvezzi, Annoni, Querci, ecc.
e lo Stormo continuava così a combattere. La triste ma gloriosa
lista dei caduti si allungava sempre più; il 2 ottobre il Cap. Livio
Ceccotti, attaccato nel cielo di El Aiamein da una formazione di cinque
Curtiss P.40 accettava il combattimento; dopo aver abbattutto due aerei
nemici, era costretto ad abbandonare il suo Macchi, colpito ripetutamente,
lanciandosi con il paracadute; ma i tre P.40 superstiti seguendolo nella
caduta lo uccidevano mitragliandolo. Durante uno dei tanti bombardamenti
su Fuka, il 20 ottobre, rimaneva ucciso il Ten. Zarini Ferruccio ed il
giorno successivo, 21 ottobre, veniva abbattuto il Ten. Ezio Bevilacqua:
lanciatesi con il paracadute, con il corpo straziato in più parti
e con una gamba squarciata dai proiettili nemici, giunto a terra, fattosi
dare un coltello dai bersaglieri entro i cui capisaldi era caduto, recideva
le corde del paracadute e si legava la coscia per frenare l'emoraggia,
purtroppo decedeva poco dopo. Il 27, sopra Fuka cadeva il Ten. Caregnato
Ettore che, pochi mesi prima, dovendo il suo Reparto rimpatriare, chiedeva
ed otteneva di essere aggregato al 4° Stormo per poter continuare a
combattere; nel medesimo combattimento veniva abbattuto anche il Ten. Maggini
Anselmo. Gli Uomini del Quarto non si erano risparmiati in nessun modo
ed il largo tributo di sangue stava a testimoniare; purtroppo erano in
arrivo giorni peggiori; gli inglesi, che ai primi di ottobre avevano iniziato
a premere contro le nostre linee, erano riusciti ben presto a sfondare
grazie ad una superiorità numerica in uomini e mezzi, assolutamente
incolmabile. Lo Stormo, con gli aerei ridotti ormai di numero ed in precarie
condizioni di efficienza, per la cronica mancanza di parti di ricambio
e di motori in particolare, con i piloti e gli specialisti debilitati dalla
dissenteria, continuava a resistere e si preparava a sostenere l'urto nemico,
anche se consapevole di una nuova ineluttabile ritirata.
Africa settentrionale
Ottobre 1942 - gennaio 1943
Gli alleati continuavano ad avanzare,
era come il dilagare di un fiume, dopo che ha rotto gli argini. Venivano
avanti con centinaia di carri dopo che la loro artiglieria aveva rovesciato
sulle nostre linee tonnellate di proiettili di ogni calibro, e dietro centinaia
di automezzi carichi di truppe di ogni nazionalità, che sollevavano
nubi di polvers, e sopra questa polvere i loro aeroplani, a squadriglie,
a gruppi. La superiorità numerica aveva loro permesso di schiacciare
i nostri capisaldi, scavalcare le nostre trincee, di annientare nostre
grandi unità come la Trieste, la Folgore, l'Ariete. Il 4° Stormo,
come tutti gli altri nostri reparti aerei, cercava in ogni modo di contrastare
l'avanzata nemica, ma gli aerei erano sempre meno e invecchiati, perciò
bisognava continuamente ritirarsi su basi più arretrate e di li
riprendere a combattere; i piloti si buttavano contro quella massa di velivoli
nemici senza nemmeno più contarli, tanto erano numerosi. Agli inizi
di novembre si era rimasti quasi senza aeroplani: si volava a rotazione
con i pochi rimasti in efficienza; i Macchi 202 atterravano, venivano rapidamente
riforniti e via di nuovo in volo con il motore ancora caldo, l'olio surriscaldato,
spesso con qualche inefficienza alla quale non si era ovviato per mancanza
di tempo. Ormai bisognava abbandonare Fuka, sottoposta ai continui attacchi
degli aerei nemici, alle azioni notturne delle colonne fantasma dei Commandos
inglesi, che ormai potevano scorazzare a loro piacere nel deserto; durante
una di queste incursioni, il personale del Reparto riusciva con coraggiosa
abnegazione a salvare vari aeroplani, disattivando numerose mine applicatevi
dagli inglesi. Lo Stormo era ormai decimato; a Martuba, primo campo arretrato
dopo l'evacuazione di Fuka, il Quarto ricevette finalmente una trentina
di Macchi 202 nuovi giunti dall'Italia e con essi i piloti si ributtavano
nella lotta, con rinnovato ardore, cercando in tutti i modi, ma invano,
di frenare l'avanzata nemica; ricominciava il doloroso ripiegamento verso
la Tripolitania; dopo Martuba, Ara Fileni, poi Misurata, e si era così
giunti agli inizi di dicembre; il primo del mese, nella zona di Marsa el
Brega, cadeva il Ten. Oblach Giuseppe in un combattimento che lo vedeva
solo impegnato contro sei velivoli Curtiss P.40; tale sproporzione numerica
era ormai divenuta tragica consuetudine. A Misurata lo Stormo riceveva
l'ordine di un nuovo arretramento; lo spostamento veniva compiuto in condizioni
estremamente critiche: pochi gli aerei efficienti, quasi nessun automezzo,
scarsissimi i viveri, eppure il ripiegamento veniva effettuato come da
ordini ricevuti ed a metà dicembre i resti dello Stormo erano a
Castel Benito, dove giungeva l'ordine di rientro in Italia. Il rientro
avvenne entro il mese di dicembre per il X Gruppo mentre il IX rimaneva
a Tripoli sino al 15 gennaio 1943. Il 15 gennaio veniva abbattuto su Tripoli
il Serg. Magg. Andraghetti Anselmo, ultimo caduto di un ciclo di nove mesi
in cui lo Stormo si era, come sempre, sacrificato sino all'estremo; i superstiti
del IX Gruppo iniziavano il rientro in patria, compiendo la traversata
del Mediterraneo su apparecchi di ogni tipo racimolati sui vari campi della
zona, con efficienza a volte molto precaria. Durante questo fortunoso volo
di rientro, scomparve il Ten. Moretto Enrico che aveva caricato su di un
SM.81 due specialisti, il carteggio dello Stormo e gli effetti personali
degli ultimi caduti. In data 20 gennaio tutto il IX Gruppo era rientrato
in Italia atterrando con i pochi aerei superstiti a Castelvetrano e da
qui veniva inviato a Campoformido (Udine), dove già si trovava il
X Gruppo per un periodo di riposo e per riarmarsi sempre sui Macchi 202
e su di una prima aliquota di Macchi 205.
Italia meridionale - Sicilia
Febbraio 1943 - settembre 1943
II 1943, l'anno tragicamente doloroso
per le nostre Forze Armate era ormai iniziato; sull'aeroporto di Udine,
il 4° Stormo, ancora una volta ricostituito, era di nuovo sul piede
di partenza. La guerra stava ormai investendo tutta la penisola, sulle
cui vie di comunicazione, città ed aeroporti, ogni giorno comparivano
formazioni sempre più numerose di aerei della 15^ Forza Aerea alleata
che operava nell'area del Mediterraneo; erano bombardamenti e mitragliamenti
condotti senza più alcuna discriminazione ed era assolutamente impossibile
fermare tali formazioni data la enorme, sproporzione numerica a loro favore.
Ma il 4° Stormo come gli altri pochi reparti ancora in grado di combattere,
si buttò allo sbaraglio per contrastare l'offensiva aerea nemica.
Verso la fine di febbraio il personale
del reparto era ormai completamente rientrato dai turni di riposo obbligatorio
trascorsi nelle località climatiche di Cervinia, Rapallo, Asiago,
S. Remo, Abetone, S. Margherita Ligure, Cortina, poco dopo iniziava un
nuovo ciclo operativo. In data 19 marzo parte del X Gruppo veniva trasferito
sull'aeroporto di Bresso alla periferia di Milano, per svolgere servizio
d'allarme in difesa del maggior centro industriale italiano; durante questo
periodo i piloti dello Stormo effettuavano anche vari voli di trasferimento
velivoli (Macchi 202 e 205) da Lonate Pozzolo a Ciampino ed in Sicilia;
venivano trasferiti in volo al sud anche vari Dewoitine 520 (di preda bellica)
dall'aeroporto di Albenga. Ma questa parentesi relativamente calma, doveva
avere breve durata; il 22 aprile arrivava l'ordine di trasferimento a Ciampino
Sud per provvedere alla difesa aerea di Roma. Nel periodo maggio-giugno
lo Stormo veniva continuamente frazionato nelle sue squadriglie e spostato
sui vari aeroporti dell'Italia centrale. Da queste basi, con continue partenze
su allarme, tentava di contrastare le incursioni degli aerei angloamericani
sugli obbiettivi, militari e non, della penisola. Il 30 aprile, durante
uno dei tanti voli di trasferimento, precipitava e si incendiava lo SM.81
pilotato dal Ten. De Seta e con a bordo il S. Ten. Lionetto, due piloti
da poco assunti in forza dal Quarto: il S. Ten. De Seta moriva nell'incidente
mentre il S. Ten. Lionetto decedeva il giorno dopo all'ospedale di Littoria
dove era stato trasportato in grave stato. Le squadriglie subivano continuamente
vari spostamenti: alcune erano inviate a Furbara (6 maggio), altre a Cerveteri
(3 giugno), altre a Capua. Il reparto volava con i Macchi 202 e 205 ed
una piccola aliquota di Messerschmitt 109 f. La guerra, con lo sbarco alleato,
aveva ormai investito in pieno la Sicilia e lo Stormo veniva così
chiamato ad operare sull'isola; dal 20 al 25 giugno, infatti, le sue squadriglie
erano state trasferite nella piana di Catania, dove erano state ricavate
delle strisce di terra battuta, per il decollo e l'atterraggio degli aerei,
nel tentativo di sottrarli alla completa distruzione dagli omnipresent:
velivoli nemici. Le squadriglie decollavano più volte al giorno,
ed affrontavano le massiccie formazioni angloamericane: era un combattere
uno contro cento, senza possibilità di riposo fra un allarme e l'altro,
continuamente mitragliati a terra, eppure lo Stormo non cedette mai, anche
se attorno ormai tutto crollava e lo sbarco alleato sulle coste dell'isola
aveva veramente segnato l'inizio della fine. Descrivere quei giorni eroici,
sarebbe troppo difficile, la retorica guasterebbe l'autentica epopea del
Quarto. I mesi di giugno e luglio 1943 racchiudono l'olocausto cosciente
di tanti uomini dello Stormo, nel continuo susseguirsi dei combattimenti;
basterà citare la cronaca cruda e scarna di un giorno qualsiasi
di quel periodo: il 5 luglio, giorno in cui furono abbattuti tre piloti
del Quarto,.il S. Ten. Ferulli, il S. Ten. Libera ed il Cap. Lucchini considerato
a ragione uno dei nostri migliori piloti da caccia; dopo due giorni, il
7 luglio cadeva un'altro pilota, il Ten. Fratini Flavio. Ecco la cronaca
dei combattimenti del 5 luglio:
"84^ Sq. - Alle 10,25 prima partenza su allarme nella seguente formazione Mc.202 Cap. Lucchini, S. Ten. Palma, Cap. Giannella, S. Ten. Dell'Asta; Mc.205 Ten. Mettimano, Serg. Magg. Buttazzi, Serg. Barbera. Il Gap. Giannella ed il Ten. Palma partono con qualche minuto di ritardo perché gli uomini stanno revisionando le armi. Il Gap. Lucchini, il Gap. Giannella, il Ten. Mettimano, il S. Ten. Dell'Asta ed il Serg. Magg. Buttazzi attaccano una formazione di quadrimotori che dall'ovest si dirigono verso Catania. Il Ten. Mettimano mitraglia una fortezza volante, il Serg. Magg. Buttazzi ne mitraglia tre. All'attcrraggio (ore 11.55) manca il Cap. Lucchini; visto per l'ultima volta dal S. Ten. Dell'Asta mentre attaccava i quadrimotori nemici. Durante l'allarme, alcuni del personale a terra dicono di aver visto precipitare un Mc.202 ad alcuni km. ad Est del campo, con il tettuccio chiuso. Una macchina cerca di raggiungere la località, ma non può andare avanti a causa dei bombardamenti sulla zona. Viene portato in campo un pilota americano che era su un bombardiere abbattuto. Nuovo allarme alle 13,25 partono tre Mc.202 e due Mc.205 nella seguente formazione: Gap. Giannella, Serg. Magg. Patrizi, Serg. Magg. Veronesi, Ten. Mettimano, Serg. Magg. Buttazzi. Durante l'allarme una formazione nemica sgancia sul campo; per fortuna solamente alcune bombe centrano la striscia, molte altre scoppiano ai margini. La tenda dalla 90^ Sq. è circondata da grossi crateri. L'americano durante il bombardamento trema e dimostra di aver un po' di paura; per scusarsi dice di non essere abituato ai bombardamenti. Altre grosse formazioni passano sulla testa e bombardano le altre striscie. Sembra che il nemico voglia oscurare il cielo con gli aeroplani. I piloti in volo intercettano numerosi Lockheed e nel combattimento il Cap. Giannella ed il Ten. Mettimano ne abbattono sicuramente uno ciascuno e ne mitragliano altri due. Il Serg. Magg. Patrizi ne abbatte probabilmente uno. Manca all'attcrraggio (Ore 13.55) il Serg. Magg. Veronesi. Mentre si stanno rifornendo gli apparecchi di carburante e munizioni parte su allarme con un Mc.202 il Serg. Magg. Patrizi. Partito alle 14,15 tarda ad atterrare e ci si preoccupa per lui. Alle 15.35 partenza su allarme del Cap. Giannella con un Mc.202 ed il Serg. Magg. Buttazzi con un Mc.205. Atterrano dopo 30' senza novità. Nuova partenza su allarme alle 17.35 con un Mc.202 e il S. Ten. Picchiottini con un Mc.205. Attcrraggio ore 18. Nel tardo pomeriggio giunge al campo una macchina tedesca, dalla quale scende il Serg. Magg. Patrizi dolorante e con scalfitture in varie parti del corpo; il pilota viene accolto con molta gioia dai presenti, i quali fanno circolo attorno a lui per ascoltare l'avventura. Lui racconta di aver attaccato una formazione di Spitfires, mentre ne stava mitragliando uno, un altro gli piombava in coda e non lo mollava più, costringendolo a salvarsi con il paracadute abbandonando l'aeroplano incendiato. Toccava terra nelle vicinanze di Gerbini e veniva raccolto dai tedeschi. Verso sera atterra con un'aeroplano proveniente da Comiso il Serg. Magg. Veronesi. Anche a lui si fanno calorose accoglienze; nella mattinata, dopo aver abbattuto un Lockheed, era costretto ad atterrare fuori campo per piantata di motore. Purtroppo il Cap. Lucchini non fortunato come i due piloti precedenti, non rientrerà più fra noi".
"91^ Sq. - Dalle 07.15 alle 09.25 il Ten. Bertolaso e il Serg. Rusconi eseguono una ricognizione a vista in alto mare alla ricerca di navi nemiche o indizi per l'accertamento di navi affondate. Il Ten. Mecatti, il S. Ten. Silvestri e Miotto effettuano una partenza su allarme alle 10.25. Intercettano una formazione nemica. Il Ten. Mecatti mitraglia un bombardiere, uno Spitfire e abbatte probabilmente un quadrimotore. Alle 11.55 una partenza su allarme. Vi prendono parte quattro nostri apparecchi. Il Ten. Daffara mitraglia due quadrimotori, abbatte un Lockheed e mitraglia altri due Spitfire. Il M.llo Martelli mitraglia due quadrimotori. Il Ten. Terrazzani mitraglia un Lockheed. Alle 14.20 un altro combattimento prova duramente i piloti del reparto. Partono tre Mc.202. Il Ten. Bertolaso mitraglia quattro quadrimotori. Il Serg. Fornaio mitraglia un bombardiere e il S. Ten. Ferrulli nonostante la superiorità numerica del nemico si lancia nella mischia con vero eroismo; riesce ad abbattere un quadrimotore ma, sopraffatto dal numero immolava eroicamente la sua vita nel supremo tentativo di salvarsi con il paracadute lanciandosi da quota insufficiente. Viene eseguita più tardi una nuova partenza su allarme ma senza esito".
" 90^ Sq. - Alle 10.15 viene dato l'allarme sul campo e il M.llo Salvatore, con gregari il S. Ten. Cima e il Serg. Magg. Ceoletta parte in volo con tre Macchi 202. Intercettano sul cielo di Gerbini una formazione di fortezze volanti del tipo Boeing B.17 ne abbattono uno in fiamme e uno probabilmente che si allontana lasciando una scia di fumo, sparando 680 colpi. Il S. Ten. Cima e il Serg. Magg. Ceoletta mitragliano ciascuno un quadrimotore sparando rispettivamente 80 e 50 colpi. L'attcrraggio si effettua regolarmente alle 11.45. L'efficienza si è ridotta a due Mc.202. Alle ore 13.05 partono con i due apparecchi efficienti il Ten. Libera ed il S. Ten. Squarcina. Nella zona di Comiso impegnano un violentissimo combattimento contro numerosi caccia bimotori tipo Lockheed. Il Ten. Libera ne abbatte uno ma non rientra alla base da questo combattimento. Il S. Ten. Squarcina ne mitraglia tre; colpi sparati 185 ed atterra alle 14.20. Una grossa formazione verso le ore 13.30 effettua un bombardamento sul campo, nessuna attività e lievissimi danni al materiale di Squadriglia. Il campo è ancora praticabile con precauzione. Alle ore 13.00 parte su allarme il Ten. Baroni che viene a contatto con la caccia nemica senza poter sparare. Atterra alle 15.00. Dalle 17.30 alle 17.55 altra partenza del Ten. Clauser con il M.llo Salvatore senza avvistamento di aerei nemici. Dalle 20 alle 20.15 crociera sul campo del Ten. Clauser"
Nella notte fra il 13 ed il 14 venivano
lanciati paracadutisti inglesi nella piana di Catania; il 19 del mese di
luglio il 4° Stormo veniva ritirato sulle piste della Calabria. Da
Castrovillari, da Crotone, da Spezzano Albanese i suoi pochi aeroplani
efficienti continuavano a contrastare gli aerei nemici nella zona dello
Stretto di Messina. Sul canale di Sicilia cadevano, negli ultimi disperati
combattimenti, il S. Ten. Nardi Pier Luigi il 14 agosto ed il 4 settembre
il S. Ten. Vitale Aldo. Durante la delicata fase del ripiegamento al passaggio
dello Stretto si aveva una ulteriore prova della coesione dello Stormo.
Dopo che i piloti erano riusciti a partire in volo per Ciampino con tutti
i Macchi rimasti in grado di volare, tutti i 700 uomini del reparto, su
autocarri, autobus, un carro R.T., autovetture e con tutto il materiale
del reparto, traghettavano in perfetto ordine lo Stretto nonostante l'opposizione
"mano armata" tedesca. Si giungeva così al doloroso epilogo dell'8
settembre quando l'Italia chiedeva l'armistizio alle forze angloamericane.
8 settembre 1943
L'armistizio coglieva il 4° Stormo
a Gioia del Colle con il IX Gruppo al comando del Magg. Mariotti Luigi,
mentre il X Gruppo si trovava a Castrovillari comandato dal Magg. Fassi
Roberto. Il Col. Francois avendo appreso alle ore 20 dell'8 settembre dell'armistizio,
dava ordine al X Gruppo di trasferirsi, al completo di uomini e materiale,
sulla base di Gioia e nello stesso tempo inviava messaggio al Magg. Carlo
Ruspoli che comandava la base logistica dello Stormo sull'aeroporto di
Pescara, affinchè anche su quell'aeroporto gli uomini non si disperdessero
e si provvedesse ad occultare il materiale in attesa dell'arrivo degli
alleati che, almeno così si pensava, non avrebbero tardato a raggiungere
la città. In quei giorni di estrema confusione, dovuta in gran parte
alla grave carenza di ordini, che causò lo sfaldamento della maggior
parte dei reparti, il 4° Stormo dava un'ennesima prova di saldezza
morale, rimanendo militarmente unito attorno al suo Comandante, primo artefice
di tale coesione, ed alla Bandiera. Ecco in poche righe le vicende del
Reparto alla data dell'armistizio e nei giorni immediatamente successivi.
La mattina del 9 settembre, dopo che il giorno precedente la maggior parte
dei velivoli del X Gruppo era atterrata a Gioia, venivano inviati due SM.82
a Castrovillari per accelerare il trasferimento del personale e del materiale
del X Gruppo. Il Col. Frangois si recava personalmente con un Macchi 205
sull'aeroporto da evacuare per coordinare le operazioni di sgombero. Nel
frattempo da Bari il Gen. Ranza confermava l'ordine per il Quarto di tenersi
pronti per il trasferimento in Sardegna; ma alle 18.40 dello stesso giorno
il Generale inviava un nuovo ordine: lo Stormo doveva trasferirsi a Lecce,
aeroporto sgomberato dai tedeschi; l'ordine veniva eseguito immediatamente
ed alle 19.15, erano già partiti 20 Macchi 205, più 9 SM.82
con materiale e specialisti. Da Gioia del Colle aerei del X Gruppo eseguono
la prima missione bellica post armistizio : infatti alle 17.45 decollano
due Macchi 205 ed effettuano una ricognizione protettiva sulle truppe alleate
in fase di sbarco nel Golfo di Taranto. Il 10 settembre, con l'arrivo a
Lecce degli ultimi 6 Macchi e di 1 SM.82 decollati da Gioia del Colle,
il 4° Stormo era schierato quasi al completo sulla nuova base; mancavano
solo gli specialisti ed il materiale che da Castrovillari a mezzo autocolonna
era giunto a Gioia al comando del Magg. Fassi e che era in attesa di sfuggire
ai tedeschi che ormai avevano circondato il campo con mire aggressive.
Alle 16.30 del medesimo giorno il IX Gruppo riceveva l'ordine di trasferirsi
immediatamente a Brindisi per provvedere alla difesa della città
da eventuali attacchi tedeschi, dato che in essa si erano insediati il
Sovrano ed il Governo; quando la formazione si presentò sul cielo
di Brindisi venne fatta segno da un nutritissimo fuoco di sbarramento da
parte della nostra contraerea, fuoco che colpiva seriamente tre aeroplani
che riuscivano a malapena ad atterrare. Un CA.133 dello Stormo in volo
da Gioia del Colle a Pescara veniva invece centrato dal tiro dei cannoni
tedeschi e dovette compiere un atterraggio di fortuna presso Zapponeta
(Foggia); l'equipaggio formato dal Serg. Magg. Savina Giuseppe ed il 1°
Av. motorista Tedone Vincenzo, catturati in un primo tempo dai tedeschi,
riuscivano di notte a fuggire ed a rientrare con mezzi di fortuna a Gioia.
Il giorno 12 si riusciva a recuperare dalla base di Pescara ed a trasferire
a Lecce con gli SM.82 vario materiale ed un gruppo di specialisti; inoltre
con piloti inviati a Pescara venivano portati in volo a Lecce 8 Macchi
202 completamente revisionati. Da Brindisi il IX Gruppo compiva nei primi
giorni postarmistiziali alcune operazioni di ricognizione; anche il X Gruppo
iniziava ad operare inviando il 13 settembre una coppia di Macchi sull'isola
di Corfù in ricognizione offensiva. I giorni più caotici
dell'armistizio erano così passati: il 4° Stormo con il IX Gruppo
a Brindisi e con il X Gruppo a Lecce era di nuovo pronto ad entrare in
azione secondo gli ordini che il legittimo governo avesse emanato. Il Reparto
aveva in forza una ventina di Macchi 205 e circa cinque 202 bellicamente
efficienti, agli ordini del Col. Francois: il IX Gruppo comandato dal Cap.
Mariotti con la 73^ 96^ e 97^ Sq. comandate rispettivamente dal Cap. Reiner
Giulio, Cap. Annoni Emanuele, Ten. Dafferà Vittorino; X Gruppo al
comando del Magg. Roberto Fassi: con la 84^, 90^ e 91^ Sq. comandate rispettivamente
dal Cap. Giannella Luigi, Cap. Piccolomini Ranieri, Ten. Mecatti Mario.
Tutti questi uomini, come gli altri piloti e specialisti, erano i superstiti
di tante battaglie combattute dal Reparto in tre anni di guerra, uomini
che accettarono l'armistizio come una dolorosa necessità a cui non
si poteva sfuggire, ma che erano pronti a combattere di nuovo, non perché
dalla parte del vincitore, ma perché era l'unica scelta che avrebbe
permesso alla nostra Aeronautica di sopravvivere e su quella strada, senza
tentennamenti, il Quarto ricominciava a combattere ed a pagare di persona
con il sacrifìcio di tanti altri suoi piloti.
Settembre 1943 - dicembre 1943
Lo Stormo iniziava a svolgere una intensa
attività sulle Puglie e sull'Adriatico, per tener sotto controllo
i movimenti dei tedeschi in ritirata, e tentava, in quel primo periodo
postarmistiziale, con i pochi mezzi efficienti, e malgrado la grave penuria
di carburante, di portare aiuto ai nostri soldati della divisione Acqui,
che non aveva accettato di arrendersi ai tedeschi nelle isole di Cefalonia
e Corfù. Purtroppo in quei giorni il Reparto doveva contare esclusivamente
sulle proprie risorse sia materiali che morali, poiché il nostro
governo era ancora, militarmente parlando, del tutto assente, ed i nuovi
alleati per il momento si mostravano molto diffidenti. Il 18 settembre
il Gen. Sandalli in visita all'aeroporto di Lecce esprimeva tutto il suo
apprezzamento per come il Quarto si era comportato durante le giornate
immediatamente successive all'armistizio; intanto venivano continuate le
missioni sul territorio albanese ed iugoslavo, in particolare si compivano
molte missioni di scorta ai Re. 2002 del "5° Stormo tuffatori", impegnati
in azioni di mitragliamento e bombardamento a tuffo su Coritza, Corfù,
Durazzo, Valona, Devoli, Tirana, Sciack ecc., contro truppe ed imbarcazioni
germaniche. Velivoli del Quarto venivano impiegati anche per mantenere
i contatti con i nostri reparti rimasti isolati ed accerchiati dai tedeschi
nei Balcani, in modo particolare venivano eseguiti vari lanci di messaggi
nella zona di Coritza e Drenova per la nostra divisione Venezia unico nostro
Reparto ancora organicamente unito. In una di queste azioni il 21 settembre
lo Stormo perdeva il suo primo pilota dopo l'armistizio; il S. Ten. Negri
Carlo, partito in sezione con un'altro Macchi 205, veniva, su Coritza,
colpito dalla contraerea; il suo gregagario Serg. Magg. Bombardini lo vedeva
tentare un'atterraggio di fortuna sull'aeroporto di Coritza e uscire incolume
dal velivolo; ma poco dopo il Negri veniva catturato dai tedeschi, che
lo fucilavano, definendolo "sporco badogliano". Sempre il 21 settembre
lo Stato Maggiore dell'Aeronautica disponeva che che il X Gruppo da Lecce
si trasferisse a Brindisi; il trasferimento era portato a termine in serata,
così che il 22 il Quarto era di nuovo riunito al completo dei suoi
due Gruppi. Il 25 settembre avveniva il primo scontro aereo dopo l'armistizio;
una pattuglia del Quarto attaccava nella zona di Corfù tre idrovolanti
tedeschi del tipo Arado e due caccia Me. 109 che li scortavano; il Cap.
Annoni, capopattuglia, abbatteva un Messerschmitt. Agli inizi di ottobre
e precisamente il giorno 6, tre Macchi 205, due del IX ed uno del X, pilotati
rispettivamente dal Magg. Ruspoli, Cap. Mariotti, e dal Cap. Piccolomini,
si trasferivano in mattinata a Foggia, da dove, dopo il rifornimento, ripartivano
alle 11.20 per lanciare un messaggio su Roma, ancora occupata dai tedeschi.
Il cap. Piccolomini era costretto a rinunciare alla missione perché
bloccato a Foggia da una avaria ai freni; il lancio del messaggio da parte
degli altri due Macchi avveniva regolarmente con un passaggio a bassa quota
con direttrice Ponte Milvio, Porta S. Paolo; il testo del messaggio era
il seguente:
Cittadini di Roma: il pensiero dei vostri cari oltre la linea del fuoco è con voi in ogni istante ... Fidate e sperate. L'ora della liberazione si avvicina di giorno in giorno sotto la inesorabile spinta delle Civiltà democratiche. Questo è il saluto di tutti i fratelli liberi, ve lo hanno portato gli aviatori d'Italia sulle loro ali tornate alfine a rintuzzare l'insulto dell'eterno nemico della civiltà e della razza, sulle loro ali benedette dalle coccarde tricolori di Vittorio Veneto al cui fianco volano, per gli azzurri cicli della Patria, la vittoria e la libertà. |
In data 12 ottobre 1943 nuovo trasferimento: tutto lo Stormo deve riportarsi sulla base di Lecce e il movimento viene compiuto immediatamente; il giorno seguente tutto il Reparto era riunito sulla nuova sede operativa. Due giorni prima, e precisamente il 10, era stato costituito il "Raggruppamento Caccia" di cui entravano a far parte il 4° Stormo Caccia, (IX e X Gruppo) il 5° Stormo Tuffatori (101° e 102° Gruppo), ed il XXI Gruppo Autonomo Caccia; il comando del nuovo raggruppamento veniva assunto dal Col. Armando Francois, il quale lasciava perciò il comando del Quarto assunto interinalmente dal Magg. Fassi Roberto. Il 16 ottobre lo Stormo compiva la prima azione di cooperazione con gli alleati, eseguita da reparti italiani dopo l'8 settembre; infatti 8 velivoli Macchi 205 scortavano una formazione di P. 38 americani, in azione offensiva sulla base di Leucas (Grecia). Lo stesso giorno rientrava al reparto dopo un'avventurosa fuga dai territori occupati il Ten. Salvi Eugenio. Il 23, nella zona di Berame, il Serg. Magg. Bladelli abbatteva un trimotore Ju. 52.
1° novembre 1943: durante un'attacco
all'aeroporto di Podgoritza compiuto da 16 Macchi 205 del reparto (sei
del IX e 10 del X) in cooperazione con altri 6 macchi 202 del XXI Gruppo,
venivano mitragliati gravemente 13 Me 109, 2 Ju52, 2 He 111, 1 Fw 190;
dopo l'attacco al suolo si sviluppava un combattimento aereo nel cielo
del campo con una formazione di Me. 109: due nostri aerei venivano colpiti
gravemente dai caccia tedeschi, un altro dalla contraerea, un Ju 52 veniva
abbattuto in fiamme dai nostri cacciatori. Tutti i nostri velivoli, compresi
quelli colpiti, atterravano regolarmente a Lecce. I combattimenti e i mitragliamenti
proseguivano e si intensificavano durante i mesi di novembre e di dicembre
ed il 1943 terminava con la visita alla base di Lecce (31 dicembre) compiuta
dal Gen. Piacentini, appena rientrato dalla prigionia e che aveva assunto
il comando dell'Unità Aerea; presente il Col. Francois, il Gen.
Piacentini donava al Reparto un tricolore, che i prigionieri italiani del
Kenia donavano ai loro fratelli in armi.
Gennaio 1944 - giugno 1944
II 1° gennaio 1944 viene costituito
in seno al Reparto il XII Gruppo. Esso era formato dalla 73^ Sq. del IX
e della 91^ del X. Il 15 gennaio il X Gruppo si trasferiva a Palata (Foggia)
per compiere un ciclo operativo sulla lugoslavia, mentre il IX rimaneva
a Lecce, il X era posto alle dirette dipendenze della Balkain Air Force
alleata. Poiché il Macchi 205 non aveva autonomia sufficiente per
effettuare missioni di scorta a velivoli da trasporto impegnati negli aviorifornimenti
alle truppe nazionali operanti contro i tedeschi in lugoslavia, gli specialisti
del Quarto provvedevano a modificare i 205 armati di cannoni alari da 20
mm, togliendo le due mitragliatrici da 12,7 poste in fusoliera e piazzando
al loro posto un serbatoio ausiliario di carburante, per cui l'autonomia
dei velivoli risultava di oltre 3 ore con un raggio d'azione di circa 600
Km. Tale modifica venne iniziata il 20 gennaio su di un primo aereo già
in revisione; oltre a questi lavori gli specialisti, fra enormi difficoltà,
continuavano a ricostruire ex novo « 202 » e «
205 » con materiali recuperati in vari campi del Sud. Il Comando
dello Stormo dal 9 gennaio veniva assunto dal Cap. Luigi Monti, mentre
il Magg. Fassi veniva destinato ad altro incarico presso l'Unità
Aerea. Nei primi tre mesi del 1944, mentre il IX rimaneva a Lecce con compiti
di copertura ed organizzativi, e per compiere missioni di scorta ai plurimotori
sull'Albania, il X Gruppo dalla pista di Palata compiva continue operazioni
contro posizioni e naviglio tedesco in lugoslavia e lungo le sue coste.
La baia di Dubrownica, di Fioca, di Ston, di Vela, il canale di Curzola,
l'isola di Lissa, di Lesina, di Brazza, Sabbioncello, le linee ferroviarie
iugoslave, erano i quotidiani obbiettivi dei 205 del X Gruppo. Il 1°
aprile il Magg. Mariotti assumeva il comando dello Stormo essendo stato
il Cap. Monti destinato ad altro incarico. Le azioni continuano, si decollava
più volte al giorno, con l'assillo di una doppia traversata dell'Adriatico,
con aeroplani ormai molto logorati; l'il aprile durante il mitragliamento
ad un treno il Ten. Mecatti colpito dalla reazione contraerea doveva lanciarsi
con il paracadute, riusciva però a rifugiarsi fra i partigiani iugoslavi,
rientrando al reparto non molti giorni dopo. Il 19 dello stesso mese il
4° Stormo riceveva un nuovo ordine di trasferimento sulla pista di
Nuova (Termoli), trasferimento completato il 25 aprile. Di nuovo le azioni
del X rinforzato da aerei del IX Gruppo si intensificavano: caccia nemici
se ne incontravano raramente ma i piloti del reparto dovevano fare i conti
con la contraerea germanica sempre intensa e precisa. Il 4 maggio, appunto
dalla contraerea, veniva colpito il S. Ten. Larsimont Pergameni Edgardo,
del IX Gruppo, che con altri cinque velivoli era impegnato in una missione
di scorta a nostri Cani Z. 1007 che dovevano lanciare rifornimenti a nostre
truppe nella zona di Kolasin (Albania). Il pilota era costretto ad abbandonare
il velivolo e si lanciava con il paracadute in mare a circa 15 Km. al largo
di Capo S. Cataldo (Lecce). Nonostante le intense ricerche protrattesi
per due giorni sia con aerei sia con mezzi navali il pilota non veniva
più ritrovato; egli era il fratello del Magg. Larsimont Antonio
comandante del IX, ucciso da bombardamento inglese su Sidi el Barrani nel
1942. Gli aerei ormai abbisognavano sempre più di lunghe revisioni,
rese problematiche dalla solita mancanza di parti di ricambio, per cui
le avarie in volo divenivano sempre più frequenti, costringendo
i piloti a continui rientri improvvisi e ad attcrraggi di fortuna. Per
cause imprecisate ma quasi certamente connesse appunto al logorio delle
macchine, precipitava durante un volo di trasferimento da Lecce a Brindisi,
il ten. Castelli Nazario, che rimaneva ucciso nell'incidente. In giugno
giungeva un nuovo ordine: il 4° Stormo veniva riequipaggiato con velivoli
americani tipo P. 39 Airacobra; perciò veniva lasciata la base di
Nuova, per spostarsi sulla pista di Campo Vesuvio appunto per eseguire
il passaggio sui nuovi velivoli.
Agosto 1944 - dicembre 1944
Come visto, il Superiore Comando alleato
decideva in luglio di assegnare la pista di Campo Vesuvio (Napoli), quale
sede per il passaggio e l'addestramento dei piloti del 4° Stormo sull'aereo
P.39 Aircobra di cui era stato dotato il Reparto, in sostituzione dei Macchi
205 ormai non più impiegabili bellicamente.
Gli Aircobra assegnati erano macchine
con una media di circa 100 ore di funzionamento, quindi non molto sfruttate
ma erano state accantonate e praticamente abbandonate da qualche tempo
sull'aeroporto di Capodichino dai reparti inglesi ed jugoslavi che li avevano
avuti in dotazione; ciò aveva enormemente nociuto alla loro efficienza;
in ogni modo i 149 aeroplani dovevano essere trasportati in volo a Campo
Vesuvio. I Comandanti italiani visitata la località si erano opposti
alla scelta fatta dagli angloamericani per una serie di validissime ragioni
tra cui:
a) Fondo del' campo coperto da uno strato
di sabbia silicea di origine vulcanica, estremamente volatile per cui facilmente
ingeribile da parte dei motori con noie e guasti conseguenti;
b) il campo era isolato dai vari servizi,
officine, ecc., il che avrebbe creato notevoli difficoltà logistiche
ed operative;
e) la pista, situata fra due colline,
si trovava in una zona accidentata, circondata da boschi, uliveti, frutteti
con serio pregiudizio, quindi, per la sicurezza del volo.
Ma il 4° Stormo, cosciente dei compiti
bellici che ancora lo attendevano, compiva l'addestramento subendone tutti
i disagi e con il sacrifìcio del S. Ten. Moresi Armando, entrato
in vite a bassa quota, del Serg. Magg. Martinoli Teresio, uno dei veterani
del Reparto, per rottura dell'ingranaggio del riduttore, il 25 agosto;
ed il 27 settembre del S. Ten. Silvestri per piantata di motore e scoppio
del serbatoio ausiliario all'impatto violento con il terreno. Oltre ai
tre caduti, vari piloti rimasero feriti in modo più o meno grave
nei molti incidenti di quel periodo addestrativo: il 21 luglio il M.llo
Martelli, il1 3 agosto il Ten. Clauser, il 7 settembre il Serg. Novello
ed il Ten. Rizzitelli, il 9 settembre il S. Ten. Stoppani, il 14 il Ten.
Zaniolo ed altri. Alla fine di settembre il Quarto era di nuovo in linea
a Leverano, poi, poiché questa pista era stata resa impraticabile
dalle piogge, a Galatina (Lecce) da dove iniziava un pesante e fruttuoso
ciclo operativo contro treni, colonne meccanizzate e naviglio nemico in
ritirata nella zona balcanica. Come si è detto, il Reparto era costituito
dal gennaio del 1944, secondo gli ordini alleati, su tre gruppi : il IX,
il X, il XII ognuno dei quali su due squadriglie per cui l'organico totale
rimaneva invariato; ogni giorno e più volte al giorno, i P.39 dello
Stormo pesantemente armati, con un cannoncino nel mozzo dell'elica calibro
37 e varie armi calibro 12,7, più bombe alari da 250 libbre, od
una ventrale da 500 libbre, attaccavano a bassa quota gli obbiettivi designati;
gli attacchi erano condotti con tale determinazione ed audacia da suscitare
l'ammirazione dei comandi alleati e dei comandanti partigiani slavi. La
contraerea tedesca, numerosa ed efficientissima, spesso colpiva gli aerei
che rientravano danneggiati anche in modo grave. Anche nel secondo semestre
del 1944 lo Stormo perdeva altri suoi piloti. Dal diario di quei giorni,
si riporta l'attività del 4 novembre, giorno in cui il Quarto perse
il Ten. Clauser. Nella stessa azione il Ten. De Ferrari, lanciatosi con
il paracadute, riusciva con l'aiuto dei partigiani locali a rientrare in
sede il 23 novembre:
...4 novembre 1944, alle ore 08.50 due P.39 decollano da Galatina per una ricognizione offensiva sulla zona Budva-Cettigne-Klepot-Podgorica-Scutari. Nella baia di Budva sono stati osservati tre battelli lunghi circa 10 metri. Non è stato osservato traffico militare sulle strade sopracitate eccetto un camion medio a 20 km. a sud-est di Alessio che veniva attaccato e distrutto con cinque passaggi di due aeroplani. Alle ore 09.25 partono quattro P.39 del X Gruppo per una ricognizione offensiva sulla strada Scutari - Prizzlen. Atterrano a missione ultimata alle 11.35 ed i piloti segnalano quanto segue. A due km. da Puke sono stati attaccati quattro automezzi pesanti, due autovetture chiuse ed un camioncino. Durante i tre passaggi fatti, la formazione colpiva una autovettura che esplodeva e danneggiava seriamente tutti gli altri automezzi. A 5 km. est di Arrs sono stati attaccati con un passaggio circa 10 automezzi pesanti fermi nelle vicinanze di alcuni capannoni ai margini della strada, tre automezzi sicuramente immobilizzati, altri colpiti. Viene inoltre segnalata a 15 km. ad ovest di Kukes un'autocolonna di circa 100 automezzi diretta verso Prizzlen. Essa non è stata attaccata per esaurimento delle munizioni. Sulla zona 10/10 di copertura. Alle ore 12.00 decollavano un P.39 del IX Gruppo ed uno del X per una ricognizione offensiva nella zona del lago di Scutari. Riatterrano dopo 15 minuti di volo per disturbi tecnici. Alle ore 12.10 partono quattro P.39 del X per una azione di bombardamento a tuffo sul ponte di Scutari. Due aerei rientrano alle ore 13.00 per disturbi tecnici. Gli altri hanno sganciato le bombe nelle immediate vicinanze del ponte senza colpirlo. Reazione antiaerea di armi leggere situate nelle adiacenze del ponte stesso sull'obbiettivo e nella zona, 7/10 di copertura, visibilità variabile buona. Alle ore 13.30 partono quattro P.39 del X Gruppo per un'azione di bombardamento sul ponte di Vanj-Dejes. Un velivolo rientra alle 13.50 per disturbi tecnici, dopo aver sganciato la bomba in mare. La formazione sgancia tre bombe da 500 libbre che scoppiano nelle vicinanze del ponte. Condizioni atmosferiche buone sull'obbiettivo e sulla rotta. Alle ore 13.30 decollano altri quattro P.39 del X Gruppo per un'azione di bombardamento a tuffo sul ponte Vanj-Dejes. Atterrano alle ore 15.00. Le quattro bombe sono state sganciate regolarmente; una esplodeva sull'argine alla base del ponte, la seconda sotto il ponte e le altre due vicinissirne all'obbietivo. Complessivamente il ponte è da ritenersi danneggiato. Alle ore 13,55 partono quattro P.39 del IX Gruppo per un mitragliamento nella zona di Kukes. Mitragliano con due passaggi un gruppo di automezzi senza poter rilevare gli effetti del tiro a causa della foschia molto densa. Si ritiene che tre camions siano efficacemente colpiti. Intensissime reazioni controaeree da parte di forse quaranta mitragliere ed alcune batterie di medio calibro, che vengono attaccate e mitragliate con un passaggio. La formazione atterra regolarmente alle ore 16.00. Alle ore 14.00 partono tre P.39 del IX Gruppo per un'azione di mitragliamento contro un'autocolonna nella zona di Kukes. I mezzi vengono attaccati con un passaggio. Reazione antiaerea molto intensa da parte di forse 50 armi di medio calibro sistemate sui crinali delle colline e ai lati della strada. Condizioni atmosferiche invariate. La formazione atterra alle ore 16.10. Alle ore 14.05 partono cinque P.39 del X Gruppo per mitragliare i mezzi segnalati nella zona di Kukes. Atterrano a missione ultimata alle ore 16.10. L'attacco è stato effettuato con un passaggio di cinque aerei. Il capo formazione Ten. Clauser Fabio colpito all'ala destra ed al serbatoio supplementare dirigeva verso sud seguito da un gregario. In seguito all'esplosione del serbatoio incendiatosi il pilota si lanciava con il paracadute nel punto 41° 54' latitudine nord 20° 19' longitudine est. Toccava terra presumibilmente incolume e veniva visto allontanarsi dal posto accompagnato da una persona accorsa sul luogo. Il Ten. De Ferrari Marco, secondo gregario della formazione veniva perso di vista a causa dei numerosi banchi di nubi basse nella zona e non rientrava alla base. Reazione contraerea intensa e precisa da parte di forse 50 armi di medio calibro... |
Il 28 dello stesso mese altro duro sacrificio
dello Stormo, nella medesima azione cadevano colpiti in pieno dalla solita
contraerea il Ten. Silvio Barbasetti ed il Serg. Molteni Natale. Due giorni
dopo da un'altra azione di mitragliamento nella zona di Podgoritza, non
rientrava il Ten. Rizzitelli Francesco, precipitato gravemente ferito al
viso nei pressi di Virpazar, mentre nello stesso giorno il Ten. Giusto
Raffaele abbattutto da un colpo che colpiva il motore riusciva a lanciarsi
ed a rientrare il 13 dicembre in Italia. Ma la perdita più grave
il Quarto doveva subirla il 27 dicembre; durante uno dei soliti attacchi
a bassa quota il capo formazione Magg. Luigi Mariotti comandante dello
Stormo, centrato dal tiro contraereo precipitava al suolo perdendovi la
vita. Il 1944 si chiudeva così con la scomparsa di un altro Comandante;
la tradizione di sacrificio e di eroismo non era mutata. In occasione della
morte del Magg. Mariotti il reparto riceveva i due seguenti telegrammi:
"Vi prego di esprimere la
più profonda simpatia al 4° Stormo per la perdita del maggiore
Mariotti / Questo ufficiale era tenuto nella più alta stima da tutti
gli ufficiali Alleati / Per il suo magnifico esempio di valore e di comando
di cui qualsiasi aviazione del mondo potrebbe essere giustamente orgogliosa
/ Io spero che lo Stormo continui a mantenersi alla altezza delle sue tradizioni
/./ f.to A.V.M. Bowen Buscarlet."
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Gli ultimi mesi del II Conflitto Mondiale
Gennaio 1945 - giugno 1945
Lo Stormo all'inizio del 1945 era ancora
dislocato a Galatina da dove continuava ad operare sull'Albania e la Jugoslavia
meridionale, ma le truppe germaniche si stavano ormai ritirando verso il
nord, per cui si rendeva necessario un nuovo spostamento del Reparto. Infatti
il 7 febbraio il IX Gruppo al comando del Cap. Annoni Emanuele, con 12
velivoli si trasferiva sulla pista di Canne ove gli specialisti ed il personale
dei servizi, arrivativi una decina di giorni prima, avevano provveduto
ad innalzare le tende che dovevano ospitare i piloti ed il personale in
forza al Gruppo. L'attività bellica nel periodo, fra gennaio e la
prima quindicina di febbraio, si era di molto ridotta a causa delle condizioni
atmosferiche proibitive imperversanti sugli obiettivi iugoslavi assegnati
allo Stormo; anche la pista di Canne era resa impraticabile da una forte
nevicata. Il giorno 11 febbraio durante voli di addestramento al bombardamento
a tuffo che venivano compiuti al largo di Lecce, un velivolo dopo lo sgancio
della bomba, non richiamava infilandosi in mare; il pilota scomparso fra
le onde era il Serg. Magg. Pacces Gennaro. L'attività bellica riprendeva
regolarmente ed intensamente verso la seconda metà di febbraio;
i P.39 dello Stormo attaccavano automezzi e treni in movimento sulle strade
e lungo le ferrovie iugoslave. Lo Stormo era passato al comando interinale
del Cap. Piccolomini dopo la scomparsa del Magg. Mariotti. L'8 marzo anche
il X Gruppo si trasferiva a Canne (il XII operava con le sue due squadriglie
aggregate agli altri due Gruppi) ed il Quarto intensificava ancor più
le sue azioni. Comandante in seconda era il Cap. Veronesi Natale. Gli aerei
dello Stormo per avere l'autonomia necessaria a battere gli obiettivi lontani,
decollavano da Canne, atterravano sull'isola di Vis, vicino alla costa
iugoslava, sede di reparti inglesi ed iugoslavi, rifornivano e da Vis partivano
per l'azione offensiva, seguendo la medesima procedura per il rientro.
Ogni giorno le pattuglie del Quarto erano in volo e portavano i loro attacchi
a quota minima contro autocolonne e treni; centinaia di automezzi di tutti
i tipi e decine di locomotive e vagoni venivano distrutti nella primavera
del 1945. Era un'attività di grande proporzione, incessante, che
impegnava duramente specialisti e piloti, mentre la reazione contraerea
era sempre intensa e precisa. Il 2 marzo durante un attacco in picchiata
contro un'autocolonna tedesca nella zona di Seraievo il Serg. Micheloni
Mario al termine dell'affondata si staccava dalla formazione, probabilmente
perché colpito dalla fortissima reazione contraerea; purtroppo il
10 dello stesso mese i partigiani iugoslavi comunicavano che il pilota
era deceduto nel tentativo di compiere un atterraggio di fortuna presso
Itmotski. Il 1° maggio con una ricognizione offensiva di due P.39 nella
zona di Zagabria terminava l'attività bellica del 4° Stormo,
a causa della cessazione delle ostilità avvenuta tre giorni dopo.
Dopo qualche giorno di naturale stasi, il Reparto iniziava l'attività
di pace con normali voli d'allenamento, ed il 25 maggio i Gruppi lasciavano
Canne e si trasferivano in volo a Lecce, nuova sede dello Stormo. Il personale
di manovra con il materiale pesante rientrava da Canne solo il 29 giugno
data in cui tutto il reparto al completo era di nuovo riunito sull'aeroporto
di Galatina (Lecce). Il 15 agosto il Cap. Piccolomini lasciava il comando
dello Stormo al Magg. Veronesi Natale. Intanto l'attività addestrativa
proseguiva normalmente e il 12 dicembre, sulla base di Lecce, aveva luogo
la prima manifestazione aerea militare del dopoguerra in Italia. Il 4°
Stormo era presente con sette P.39 del IX e quattro del X (il 10 ottobre
il XII Gruppo era stato disciolto e le sue squadriglie 73^ e 91^ Sq. riassorbite
dai Gruppi originari) ; i piloti eseguivano passaggi in pattuglie con varie
formazioni, attacchi di mitragliamento a volo radente e bombardamento in
picchiata. Le autorità militari alleate e nazionali presenti sul
campo esprimevano al comandante del Reparto il loro compiacimento per la
perfezione delle manovre eseguite. Durante l'anno 1945, e precisamente
il 5 maggio, terminava per l'Italia una guerra che aveva visto il 4°
Stormo sempre presente dove più la lotta era stata cruenta; l'elevato
numero dei suoi Caduti, i continui sacrifici sopportati da tutto il personale,
la decisione in combattimento, la fermezza e la disciplina durante i giorni
oscuri dell'armistizio, sono il consuntivo del reparto che dall'inizio
alla fine del conflitto fu praticamente sempre in linea. La concessione
della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Bandiera di guerra del 4°
Stormo, avvenuta nell'aprile del 1949, costituisce il riconoscimento della
Patria al sacrificio degli uomini del Quarto. Oltre ai caduti ricordiamo
i nomi di tanti suoi Piloti che furono o sono ancora nelle sue file, tutta
gente in gamba, Gente del Quarto!
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