Nei primi giorni d’agosto 1936, dalle banchine del porto de La Spezia vengono imbarcati sul piroscafo Nereide dodici aeroplani biplani da caccia, imballati in cassoni di abete. Assieme agli aerei vengono imbarcati fusti di carburante, pezzi di ricambio, munizionamento ed equipaggiamento vario. Salgono a bordo dodici piloti, ufficiali e sottufficiali e sei specialisti, tutti appartenenti alla Regia Aeronautica, in abiti borghesi; ogni loro documento personale viene ritirato. Le operazioni si svolgono con la massima discrezione, sotto il vigile controllo di agenti di Pubblica sicurezza. (Dell’operazione non esiste documentazione fotografica)
Assieme al Nereide lascia La Spezia anche il cargo Aniene, nave bananiera spagnola Ebro ribattezzata per ovvii motivi. Dopo una breve navigazione il Nereide attracca nel porto di Cagliari, l’Aniene getta le ancore nella rada, ambedue in attesa di disposizioni relative alla destinazione ed alla rotta da seguire nell’attraversamento del Canale di Sicilia. Mentre al Nereide viene comunicato che la sua destinazione è il porto marocchino di Melilla, protettorato spagnolo sulla sponda africana, la motonave Aniene ha ricevuto le disposizioni di procedere verso il porto galiziano di Vigo, che dovrà raggiungere attraversando lo Stretto di Gibilterra e risalendo tutta la costa atlantica portoghese, fino alle foci del Ria Pontevedra.
La rotta mediterranea è pattugliata da mezzi della Regia Marina, ai quali è stato assegnato il compito di sorvegliare la navigazione dei due cargo destinati a raggiungere i porti in mano alle forze nazionaliste insorte. Durante la navigazione le motonavi vengono seguite dagli esploratori Luca Tarigo e Antonio da Noli e dagli incrociatori Giovanni dalle Bande Nere e Muzio Attendolo della 2^ Squadra navale, che pattugliano le loro rotte. Il naviglio militare si alterna al seguito dei trasporti che attraversano il Canale di Sicilia. In alcune occasioni il naviglio militare della 2^ squadra impedisce ai mezzi navali della Repubblica spagnola l’intercettazioni ai fini di controllo dei due trasporti, la cui rotta viene seguita e segnalata anche dai mezzi navali britannici.
La prima spedizione di dodici piloti e sei specialisti, fotografata nel porto di Cagliari a bordo del Nereide, da sinistra a destra e dall’alto in basso: sergente Guido Presel (6°Stormo), uno specialista, sergente Bruno Castellani (6° Stormo), seconda fila, uno specialista, sergente maggiore Giovanni Battista Magistrini (1° Stormo), tenente Ernesto Monico (4° Stormo), capitano Vincenzo Dequal (1° Stormo) comandante la squadriglia, sergente Adamo Giuglietti ( 1°Stormo), sergente Giuseppe Avvico (4° Stormo), fila inferiore, uno specialista, sottotenente Giuseppe Cenni (6° Stormo), sergente motorista Azelio Checcacci ( 1° Stormo), sottotenente Vittor Ugo Ceccherelli (1° Stormo), sergente Angelo Boetti (1° Stormo), seduti ultima fila, due specialisti, sergente Sirio Salvadori (4° Stormo) e sergente Vincenzo Patriarca (4° Stormo).
La seconda spedizione, anch’essa imbarcata a La Spezia nei primi giorni d’agosto, comprende nove piloti e cinque specialisti, qui ripresi a bordo del cargo Aniene che è attraccato nel porto di Vigo, dove è giunto alla fine d’agosto, da sinistra a destra dall’alto in basso, sergente Raffaele Chianese (4° Stormo), sergente Achille Buffali ( 6° Stormo), sergente Manlio Vivarelli (4° Stormo), sergente Gian Lino Baschirotto (6° Stormo), sergente Raoul Galli ( 1° Stormo), sergente Bruno Montegnacco (1° Stormo), tenente Dante Olivero (6° Stormo) comandante la squadriglia, sottotenente Giorgio Franceschi (4° Stormo), tenente Adriano Mantelli (1° Stormo). Oltre alla squadriglia, dal cargo è imbarcato un reparto di cinque carri leggeri Ansaldo CV 35 con i loro equipaggi.
Il Nereide giunge nel porto di Melilla nella notte fra il 13 e 14 agosto ’36, e all’alba iniziano le operazioni di scarico degli aerei e dei materiali. Dalle stive vengono issati gli imballaggi delle ali e dei timoni dei velivoli, ed il materiale accessorio per il montaggio dei velivoli, che viene immediatamente caricato sui camion. Dai cassoni nelle stive vengono imbragate e sollevate le fusoliere degli aerei che agganciate ai camion, vengono rimorchiate all’aeroporto di Nador. Gli uomini della squadriglia, piloti e specialisti provvedono alla scorta del convoglio, lungo il percorso. Le operazioni destano la curiosità di un gruppo di Regulares dell’ Ifni e di alcuni marinai.
Il giorno stesso giunge a Nador a bordo di un S. 81 il comandante del contingente aereo italiano colonnello Ruggero Bonomi, che assiem.e al capitano Dequal coordina le operazioni. Negli hangar dell’aeroporto di Nador, gli specialisti danno inizio all’opera di montaggio dei velivoli, con l’aiuto degli stessi piloti, vista la grande urgenza di avere gli apparecchi operativi sul continente. I lavori proseguono alacremente con la collaborazione del personale spagnolo dell’aeroporto. Vengono impresse sulle superfici alari le coccarde tricolori di riconoscimento ed i dischi neri sulle fiancate delle fusoliere che contraddistinguono al momento gli aerei nazionalisti. Sui timoni di direzione vengono dipinte le croci di Sant’Andrea nere su fondo bianco.
Controllate e collaudate le strutture, gli specialisti mettono a punto e provano i motori, che a causa delle alte temperature, presentano qualche problema al raffreddamento ed alla carburazione. Su due CR 32 soltanto vengono montate e compensate le bussole. I piloti effettuano i voli di collaudo man mano che i velivoli vengono resi disponibili dagli specialisti. Trascorsi quattro giorni i primi tre velivoli vengono affidati ai loro piloti. Dal Comando Generale di Sevilla giungono pressanti sollecitazioni per una immediata disponibilità dei dodici caccia, che devono iniziare ad operare nella zona andalusa di Sevilla, Còrdoba e Granada, in appoggio alle truppe del generale Queipo de Llano, truppe che fronteggiano le forze governative giunte ormai alla periferia di Còrdoba. Per la difesa aerea gli insorti attendono che siano resi disponibili sette logori Nieuport NiD 52 in riparazione, essendo stati danneggiati da azioni di sabotaggio.
Gli uomini della squadriglia a domanda vengono arruolati al Centro di reclutamento della Legiòn Extranjera della 4^ Bandera di Melilla, ad essi vengono dati i documenti di riconoscimento e le divise del Tercio. Non hanno declinato le loro vere identità, firmando l’atto di arruolamento con identità false, come è tradizione della legione. Acquisiscono con l’atto una copertura giuridica in base alla Convenzione dell’Aja, che li riconosce quali belligeranti, ovvero legittimi combattenti. Ora vestono la camicia verde e portano sul petto l’emblema della Legiòn, l’archibugio, la balestra e la picca normanna incrociati. Come è tradizione della legione sono stati arruolati con le false identità che avevano acquisito al momento della partenza, quando erano stati dotati di passaporti contraffatti.
I primi italiani che si arruolano nella Legiòn sono gli uomini del 9° Stormo Bombardamento Pesante che col raid aereo attraverso il Canale di Sicilia hanno raggiunto la base degli insorti di Nador nel Marocco spagnolo. Dei dodici trimotori, tre si sono persi a causa delle particolarmente avverse condizioni meteo, che hanno ostacolato il trasferimento. A Nador si prende atto che solo gli equipaggi italiani hanno la preparazione e l’addestramento atti a portare in azione i velivoli. Il comandante della spedizione colonnello Ruggero Bonomi, ricevuto l’assenso dei suoi uomini, provvede al loro arruolamento nella Legiòn spagnola, costituendo la Aviaciòn del Tercio. Oltre al loro comandante, si arruolano tutti e quarantanove, fra ufficiali sottufficiali e specialisti che fanno parte degli equipaggi.
Nove Junkers Ju 52, trimotori tedeschi della società ISMA ( Hispano Maroqui de Transportes) con uno dei primi ponti aerei della storia, hanno trasferito dalla costa africana i contingenti dei Tabor marocchini ed alcune Bandera del Tercio sulla penisola spagnola, al fine di rinforzare i reparti militari sollevatisi in Andalusia. Il personale di volo che appartiene alla Luftwaffe, effettua circa novecento voli da Tetuàn a Sevilla-Tablada e Jerez de la Frontera trasportando quasi quattordicimila uomini, e duecentosettanta tonnellate di materiale bellico. Questa operazione dà modo al generale Queipo de Llano di fronteggiare le formazioni militari governative che pressano gli insorti dalla direzione di Cordoba. Al comando di von Moreau questi plurimotori passeranno ben presto, con equipaggi misti tedesco-spagnoli, alle missioni di bombardamento.
Il 5 agosto 1936, dal porto di Ceuta, Marocco, salpa le ancore un convoglio di quattro trasporti, protetto da una cannoniera, con l’intento di forzare lo Stretto di Gibilterra, controllato dai mezzi navali governativi, e sbarcare ad Algeciras un contingente di truppa dell’Armata d’Africa con alcune batterie d’artiglieria al seguito. Il forzamento dello stretto, per quanto avventuroso, ha successo. Lo stretto è pattugliato da Breguet e Fokker nazionalisti e dagli S 81, i Savoia giunti in Marocco da pochi giorni. L’intervento decisivo dei trimotori S 81 di Bonomi, che in azioni prolungate attaccano il cacciatorpediniere repubblicano l’Alcalà Galiano, costringendolo a desistere dall’azione, con ripetute salve di bombe sganciate da quota relativamente bassa, che pur non colpendo il bersaglio inducono il caccia a defilarsi.
l grosso dei reparti aerei dell’Aeronautica Militar spagnola all’atto della sollevazione militare è dotato da due tipi di aerei francesi, costruiti su licenza dalle industrie spagnole Hispano e C.A.S.A. Di caccia biplani Nieuport NiD 52 della Hispano, aerei obsoleti in corso di radiazione, sessanta rimangono in forza nei reparti governativi, dei quali una ventina in revisione, sette danneggiati restano in mano agli insorti. Di bombardieri, quasi esclusivamente monomotori biplani Breguet XIX, costruiti dalla C.A.S.A. cinquantacinque restano in forza ai reparti governativi, una sessantina cadono in mano agli insorti. I Breguet africani dal lontano 1926 operano nel protettorato, nella repressione della ribellione marocchina, conosciuta come la guerra del Riff, ed anche questo aereo è alla fine della sua carriera operativa. Degli aerei della Aviaciòn Naval, sessantacinque idrovolanti restano in forza ai governativi, quindici passano nelle mani degli insorti.
I dodici CR 32 via via che che vengono collaudati e resi operativi, decollano a gruppi dall’aeroporto di Nador, fanno scalo all’aeroporto di Tetuàn, e attraversato lo Stretto di Gibilterra atterrano nell’aeroporto militare di Sevilla- Tablada. La prima pattuglia che giunge a Tablada la sera del 18 agosto è formata da Ceccherelli, Salvadori e Boetti, la sera del 19 agosto giunge Presel, il 21 agosto giunge a Tablada la pattuglia di Monico, Castellani ed Avvico, il 24 agosto Dequal, Giuglietti, Magistrini e Patriarca. Cenni attraversa lo stretto il 25, trattenuto per problemi alla carburazione. Con l’arrivo di Cenni tutta la squadriglia si è trasferita sul continente. Le pattuglie già operative sono basate sui campi di Sevilla – Tablada e sul campo di fortuna di Còrdoba.
Le richieste d’intervento del Quartier Generale nazionalista di Càceres sono tali e tante da mettere in difficoltà il colonnello Bonomi, che si trova a far fronte a numerosi interventi con il modesto numero dei mezzi disponibili. Bonomi non riesce a coordinare una sia pur limitata attività bellica a causa delle esigenze più disparate dei comandi spagnoli. Ceccherelli con la sua pattuglia è inviato a Còrdoba in difesa di Còrdoba e Granada. Monico con la sua si trasferisce a Càceres dove risiede temporaneamente il Quartier Generale nazionalista, ed anche al comandante Dequal viene ordinato l’immediato trasferimento con la sua pattuglia a Càceres. Alla squadriglia di Dequal vengono assegnati quasi esclusivamente compiti di difesa di alcune città, al fine contrastare le incursioni dei bombardieri governativi.
Nei primi scontri con le forze aeree nemiche, il 21 agosto, la pattuglia di Ceccherelli, Salvadori e Boetti, trasferitasi a Còrdoba a difesa della città, che è da giorni soggetta alle incursioni aeree governative, decollata su allarme, respinge una formazione di bombardieri nemici scortati in avvicinamento. Ceccherelli consegue la prima vittoria in combattimento della squadriglia, abbattendo un Nieuport NiD 52 della scorta. Il 27 agosto, la pattuglia Ceccherelli e Magistrini, decollata su allarme, attacca una formazione di bombardieri nemici in avvicinamento a Granada, che inverte la rotta. Nell’ inseguimento Magistrini abbatte sull’ aeroporto di Guadix un caccia della scorta, il Dewoitine D. 371 pilotato dal tenente Antonio de Haro Lopez, che muore precipitando a bordo del suo aereo.
L’avanguardia delle fanterie del generale Varela, la 5^ Bandera del Tercio ed il Gruppo di Regulares di Tetuàn entrano in Toledo il 27 settembre 1936, rompendo l’assedio dell’Alcàzar, l’antico maniero moresco dalle solide mura, eretto su una collinetta che domina la sponda destra del Tago. Vi si sono asserragliati novecento fra insorti e loro famigliari che si uniscono al colonnello Moscardò, direttore dell’Accademia militare insediata nell’Alcàzar di Toledo, e sono riusciti ad approvvigionarsi di un certo quantitativo di viveri e munizionamenti. Gli assediati resistono dieci settimane agli attacchi governativi, che si susseguono dai giorni dell’insurrezione. Bombardamenti aerei, ripetuti assalti all’arma bianca, fuoco d’artiglieria, brillamento di mine sotterranee, attacchi con lanciafiamme non intaccano la resistenza dei difensori della roccaforte. Ogni ingiunzione o profferta di resa viene ripetutamente respinta.
Il 31 agosto 1936 è una giornata particolarmente infausta per i cacciatori del Tercio. Il Comando generale spagnolo chiede a Monico, che è di base a Càceres, assieme a Castellani e Presel una missione nei cieli di Madrid che riaffermi la superiorità aerea nazionalista. Decollano Monico e Castellani, in quanto l’aereo di Presel non è a punto. Al rientro dal’azione vengono sorpresi da una formazione nemica di sette velivoli ed entrambi abbattuti, Castellani atterra in emergenza e rientra nelle linee, Monico lanciatosi, viene catturato e trucidato. Dequal in pattuglia con Patriarca ed Avvico, decollato da Tablada per raggiungere Càceres e ricongiungersi a Monico, deviato dalla rotta prevista per una anomalia alla bussola, dopo un volo di 200 chilometri, disorientato, si porta a ponente per ragioni prudenziali, e la pattuglia prende terra in Portogallo.
L’impiego anomalo della caccia del Tercio, dettato da situazioni contingenti, che hanno portato alla divisione e alla dispersione delle squadriglie, su vari campi mal preparati e male organizzati, con conseguenti dolorose perdite, sconfinamenti ed incidenti vari, costringono il comandante Bonomi a prendere contatto con il Quartier Generale di Càceres per accordarsi sui criteri d’impiego della Aviaciòn del Tercio. Il generale Francisco Franco interviene personalmente e riceve il colonnello Bonomi, il quale gli prospetta a grandi linee un impiego tattico delle forze aeree del Tercio, che prevede il loro raggruppamento ed il loro rischieramento per un’attività operativa di appoggio alle truppe dell’Armata d’Africa, con basi prossime alle linee del fronte. Franco conviene sulle soluzioni logistiche, tattiche e sugli obiettivi propostigli, e dispone perché sia concessa a Bonomi la massima autonomia operativa possibile.
Definite le tattiche, assegnati i compiti ed i turni, organizzati a terra l’assistenza e rifornimenti, i primi successi dei cacciatori del Tercio basati a Càceres non si fanno attendere. La caccia da Càceres, si serve del campo trampolino avanzato di Talavera de la Reina- Velada, che dà loro modo di pattugliare in continuità la zona per dare copertura alle avanguardie delle colonne del generale Yague avanzanti. In decolli in successione, dall’alba del giorno 11 settembre ’36, si alternano sulle prime linee le pattuglia di Dequal Patriarca ed Avvico, successivamente quella di Morato Chianese e Buffali, seguita da quella di Mantelli e Baschirotto; per ultima decolla la pattuglia di Franceschi e Magistrini, di scorta ad un bombardiere Junkers Ju 52 spagnolo. Alla fine della giornata nei ripetuti scontri con le formazioni aeree avversarie le quattro pattuglie rivendicano l’abbattimento di sette aerei nemici.
Le fanterie della Legiòn del Tercio, che assistono ai combattimenti aerei che si sono accesi nel corso della giornata sopra le loro teste, confermano la serie di successi della caccia del Tercio, ed hanno modo di localizzare le carcasse dei velivoli precipitati nei paraggi. Da notizie successive giunte attraverso i servizi di informazione, vengono identificati alcuni dei piloti repubblicani precipitati nel corso degli scontri del giorno 11 settembre ’36, essi sono gli spagnoli Portillo, Colòn e Pascual, l’inglese Cartwright, lo jugoslavo Krizai. Appare evidente che l’impiego tatticamente oculato e coordinato della caccia, voluto ed imposto da Bonomi, ha conseguito una serie considerevole di successi in combattimento. I Comandi spagnoli ne prendono atto con entusiasmo e soddisfazione, e la prospettiva della supremazia aerea li conforta .
Il Quartier Generale nazionalista si congratula per il significativi successi conseguiti con il Comando dell’Aviaciòn del Tercio. Il generale Kindelan, capo della Jefatura del Aire, trasmette le sue personali felicitazioni. Il generale Millàn Astray, fondatore della Legiòn, indirizza a Bonomi le sue vivissime felicitazioni, manifestando ai cacciatori l’orgoglio del Tercio di annoverarli nelle sue file. Su iniziativa del comandante supremo dell’Aviaciòn Militar generale Alfredo Kindelan, partono le prime proposte di concessione di riconoscimenti al valore ai piloti della squadriglia Fiat, come è anche chiamata la squadriglia di Dequal. Gli italiani e gli spagnoli a seguito della ridotta attività aerea avversaria traggono dagli eventi, la sensazione di una svolta significativa nel conseguimento del predominio aereo assoluto, quale probabile premessa alla caduta della capitale, Madrid.
In questi giorni i caccia delle due squadriglie vengono definiti dai marocchini "cucarachas", letteralmente scarafaggi, termine che li vuole paragonare in effetti a certi calabroni ronzanti e fastidiosi. Un ignoto artista interpreta il soggetto e con estro e pennelli immortala la sua "Cucaracha" sulle fiancate dei primi CR 32. Ne nasce un grillo, dallo sguardo truce, fornito di ampie antenne e di due fauci a tenaglia, in capo un fez con nappina, nell’atto di suonare un sassofono dal quale esce un aereoplanino. Nelle versioni successive gli aereoplanini che escono dal sassofono saranno sempre più numerosi, a certificare i successi della Cucaracha. Successivamente la denominazione verrà assunta dal II° Gruppo, quando sarà costituito dalle Squadriglie 3^, 4^ e 5^, condotte da Brambilla, Francois e Viola. Nell’aprile 1937 il II° diverrà il XVI° Gruppo.
Nelle due settimane successive i piloti delle due squadriglie , operando con formazioni di tre velivoli, che adottano una collaudata tattica di combattimento di pattuglia,adottando una rigida disciplina nella formazione, raggiungono lo scopo di limitare l’attività aerea delle forze governative a causa delle pesanti perdite loro inflitte. Ciò in conseguenza di ulteriori diciassette vittorie aeree confermate, sempre nel corso delle missioni del mese di settembre 1936 Nelle due squadriglie della neonata Cucaracha, numerosi piloti hanno conseguito almeno due vittorie in combattimento, come il comandante Dequal, Magistrini, Patriarca, Chianese, Mantelli, Buffali, Montegnacco, Presel e gli spagnoli Garcia Morato, Salas e Salvador, che sono in forza alle squadriglie. Il dominio del cielo dell’Estremadura, e sulle avanguardie dei Tabores marocchini e delle Banderas del Tercio è della Cucaracha.
La Cucaracha nel corso dei combattimenti
lamenta la perdita di due suoi uomini, il sottotenente Franceschi, ed il
sergente Patriarca. La pattuglia di Mantelli, Franceschi e Chianese in una
missione di interdizione sul fronte di Talavera, hanno un breve combattimento
con tre Dewoitine 371, nel corso del quale Chianese ne abbatte uno, alla
fine dello scontro Mantelli e Chianese si ritrovano, Franceschi disorientato
o ferito, sorvola la zona, i campi di Navalmoral, Càceres e Talavera
senza riconoscerli, infine atterra nei pressi di Don Benito in territorio
nemico. Avvistato da un gruppo di miliziani a cavallo, che sparano contro
l’aereo, risponde al fuoco e viene ucciso.Patriarca in pattuglia con Morato
e Baschirotto, al rientro da una missione sul fronte di Talavera, avvistato
un caccia nemico, contravvenendo alle disposizioni emanate da Bonomi, abbandona
la formazione e si lancia in picchiata sul velivolo nemico che crede di riconoscere,
nel corso di uno scontro manovrato, ripetutamente colpito, con l’aereo in
fiamme, il pilota repubblicano con improvvisa manovra investe Patriarca,
gli aerei precipitano, Patriarca si lancia salvandosi e cadendo prigioniero,
il brigada Ercilla Urtubi muore fra i rottami del suo Nieuport.
Le squadriglie da bombardamento governative sono colpite duramente dalla caccia legionaria basata a Talavera de la Reina al comando del maggiore Tarcisio Fagnani, la squadriglia "Espana" conosciuta anche come squadriglia Malraux, la squadriglia internazionale o "2^ Lafayette", hanno il gravoso compito di bombardare le colonne del generale Yague avanzanti. Esse sono montate su aerei francesi Potez 540 "Multiplace de combate" , bimotori dalle caratteristiche e dalle prestazioni mediocri. Vittima della Cucaracha il Potez 540 del comandante Mellado abbattuto il 25 settembre nei pressi di Barcience, il 540 del francese Deshuis abbattuto il 30 settembre sul fronte di Toledo, i Potez 540 dei comandanti sovietici Zakharev e Proskurov abbattuti il 30 ottobre, a Navalmoral de la Mata il primo ed a Getafè il secondo, il 540 del sovietico, d’origine italiana, Gibelli abbattuto il 10 novembre nei pressi di Madrid dalla reazione contraerea.
Il 5 novembre 1936, il generale Franco sferra quella che dovrebbe essere l’offensiva finale per la conquista della capitale. Quattro colonne dell’Armata d’Africa convergono sui quartieri periferici di Madrid, occupando prima il Cerro de los Angeles, Carabanchel Alto, l’aeroporto di Cuatro Vientos Casa de Campo, Carabanchel Bajo e la Ciudad Universitaria, alcuni Tabor Regulares marocchini, attraversato il Manzanares penetrano in città, ma vengono respinti dalle Brigate internazionali che sono giunte da poco nella capitale. Il futuro di Madrid sembra segnato dagli impetuosi attacchi delle fanterie nazionaliste. Il Capo del Governo Largo Caballero, che da qualche giorno ha assunto il comando dell’Esercito della Repubblica e delle Milizie abbandona la capitale trasferendosi con i ministeri al completo a Valencia. La difesa della capitale viene affidata ad un Comitato di Difesa presieduto dal generale Miaja Menant, del quale fanno parte i consiglieri sovietici.
Alla metà di ottobre del 1936 giungono a Cartagena ed iniziano le operazioni di sbarco due trasporti sovietici, lo Starhij Bolshevik ed il Kòmsomol partiti da Odessa e da Sebasopoli dove hanno imbarcato, diciotto aerei da caccia biplani monoposto I -15 Chato che nel corso del conflitto si riveleranno validi oppositori ai caccia nazionalisti., e trentuno bombardieri SB 2. L’SB 2 (Skorostnoj Bombardirovshchik ovvero Bombardiere Veloce ),ala media a sbalzo,treno retrattile, triposto dalla linea gradevole e pulita, carico bellico limitato, notevolmente veloci per il tempo, ancora in fase di messa a punto, dotati di serbatoi alari molto vulnerabili. Nei due cargo ha viaggiato la spedizione costituita dagli equipaggi, aviatori della VVS (Voenno Vozdushnije Silij) aeronautica militare sovietica. Le operazioni di montaggio dei velivoli iniziano con la massima sollecitudine nella base aerea di Alcantarilla.
Il colonnello Smuchkevic, comandante della Aviabrigada "X", emana l’ordine d’operazioni e le tre squadriglie di bombardieri SB 2, Katiuska per gli spagnoli, basate in Murcia a Tomelloso, San Clemente, La Torrecica ed Albacete, entrano immediatamente in azione, è stato assegnato loro il compito di battere le basi nazionaliste dell’Andalusia, dell’Estremadura e della Nuova Castiglia, al fine di annullare l’apporto aereo all’avanzata delle forze dell’Armata d’Africa, che hanno assediato la capitale. Gli equipaggi non hanno avuto il tempo di ambientarsi e di effettuare voli di riconoscimento della tormentata orografia della Spagna meridionale, ma l’imperativo dell’ora è di salvare la capitale ad ogni costo e a qualunque prezzo. Nei giorni successivi si vedrà quanto sia determinante il compito che è stato assegnato alle tre squadriglie, e quanto diventi gravoso.
Il 28 ottobre 1936 hanno inizio le incursioni degli SB 2 Kat che in formazioni di tre, quattro o cinque velivoli, attaccano le basi legionarie di Sevilla – Tablada, Càceres, nei giorni seguenti bombardano Salamanca, Talavera – Gamonal, ancora Sevilla – Tablada, e poi ancora Talavera – Gamonal, due incursioni ancora a Sevilla – Tablada, un attacco alla base della legione tedesca di Avila. Improvvise, veloci, le incursioni pur non avendo ancora causato danni rilevanti, destano grandi preoccupazioni nei comandi nazionalisti. Le basi sono prive di valide postazioni contraeree, i caccia che decollano per intercettare gli incursori non riescono ad avvicinarli, essendo gli SB 2 considerevolmente più veloci. Si studiano le contromisure da adottare, con i mezzi che sono disponibili. Bonomi programma i trasferimenti delle squadriglie su basi più confacenti, dotate di possibilità di decentramento e mascheramento del parco velivoli.
A Cartagena nell’autunno 1936 si succedono le operazioni di sbarco di aerei da caccia Polikarpov I-15 e I–16, assaltatori R–5 SSS, contingenti di carri T–26, pezzi d’artiglieria. La spedizione militare sovietica per quanto concerne le forze aeree conta 772 uomini, 141 piloti e 631 componenti gli equipaggi e specialisti. Con il contingente sono giunti diplomatici, agenti dei servizi, ufficiali superiori, quali consiglieri militari, che di fronte alla grave crisi determinata dalla inarrestabile avanzata delle fanterie del generale Yague in direzione di Madrid, assumono di fatto le iniziative volte a difendere la capitale dagli attacchi decisivi che si stanno profilando. Comandante in capo delle forze sovietiche è il generale Berzin, al comando del contingente aereo il colonnello Smuchkevic.
Il comando delle operazioni militari per la difesa della capitale, viene assunto di fatto dagli ufficiali superiori sovietici, ed i comandi spagnoli restano praticamente esautorati. Le ripetute azioni offensive nazionaliste per la conquista della ex capitale si succedono fino alla fine di novembre, ma ogni sforzo è vanificato dall’apparato difensivo coordinato e pianificato dai comandanti sovietici. Madrid resta circondata dalle forze nazionaliste che non riescono, per quanti sforzi facciano, ad espugnarla. Oltre all’apporto considerevole della Aviabrigada X sovietica, un contributo notevole al successo della difesa è dato dall’apporto della 11^ e 12^ Brigata internazionale, trasferite da Albacete a Madrid, non completamente armate ed equipaggiate, prive di addestramento.
Nel gennaio 1937 il generale Queipo de Llano lancia l’offensiva per la conquista di Malaga. Assieme alle fanterie nazionaliste partecipano anche quelle italiane del Corpo Truppe Volontarie, appoggiate dai carri leggeri Ansaldo CV 35 . L’offensiva che si sviluppa attraverso la Sierra Nevada ha breve storia, visto che il Governo repubblicano non intende distogliere le Brigate internazionali dalla linea di difesa di Madrid, per appoggiare le formazioni che difendono la città portuale. Malaga pertanto dopo tre settimane cade in mano degli insorti, mentre i difensori si sganciano ritirandosi verso nord. La Giunta di Franco può alfine disporre di un porto commerciale e di una base navale militare mediterranea.
Sul fronte dello Jarama, la Giunta militare precedendo una iniziativa governativa, scatena una pesante offensiva, tesa ad impadronirsi della regione delle affluenze del Manzanares con lo Jarama, al fine di isolare il retroterra valenciano I legionari ed i marocchini della colonna del generale Barron travolgono le difese repubblicane, tanto che il generale Miaja impegna in successione quattro Brigate internazionali nel tentativo di arginare l’avanzata dei nazionalisti, dopo ripetuti e sanguinosi scontri, le vie di collegamento fra Madrid e Valencia restano sotto il controllo repubblicano, le truppe di Franco pur avendo conseguito una notevole acquisizione territoriale, non raggiungono l’obiettivo primario dell’offensiva, l’isolamento della nuova capitale Valencia dalla vecchia capitale Madrid.
Nel corso della prima settimana del marzo 1937, il Corpo Truppe Volontarie, costituito da fanti, carristi ed artiglieri italiani, agli ordini del generale Roatta, danno inizio all’offensiva che dovrebbe portare alla conquista di Madrid, conosciuta poi come battaglia di Guadalajara. Nata sotto avversi auspici a causa delle proibitive condizioni meteorologiche, dello scarso apporto dell’Aviazione legionaria e dal mancato intervento dell’Aviazione nazionalista e della Legion Condor, l’avanzata del CTV viene bloccata da una pesante controffensiva repubblicana, nel corso della quale si distinguono le Brigate internazionali. Il mancato intervento delle fanterie spagnole del generale Moscardò dell’ala destra dello schieramento, costringono all’’arretramento delle fanterie italiane e l’intervento della divisione Littorio nella battaglia d’arresto.
Nel corso della durissima campagna di Brunete, l’offensiva del luglio 1937, suggerita e pianificata dai consiglieri sovietici al fine di alleggerire la pressione nazionalista nella regione del cantabrico, le fanterie dei due schieramenti negli scontri subiscono pesanti perdite. La campagna si conclude con il consolidamento della linea del fronte sulle posizioni primitive. Nel corso dell’ offensiva l’Aviazione Legionaria e la Legion Condor subiscono la perdita in azione di venti velivoli, i reparti sovietici dell’Aviabrigada X assieme alla Forza aerea repubblicana perdono sessanta aerei in combattimento. L’avvicendamento ai reparti, nel corso dell’offensiva, con personale appena giunto dall’URSS, crea una situazione di crisi nelle squadriglie russe. Nei reparti spagnoli e sovietici le pesanti perdite comportano il rischio dell’ammutinamento del personale di volo.
Furio Anderle