1898 21 ottobre
nasce a Torino con il titolo di Duca delle Puglie
1913
a 15 anni viene inviato alla Scuola Militare della Nunziatella a Napoli
1915
allo scoppio della guerra, fa domanda al Re per ottenere l'arruolamento
volontario alle armi
1915 2 giugno
assegnato come soldato semplice al Reggimento Artiglieria a Cavallo
1915 6 giugno
e' sul fronte sul Carso
1915 31 agosto
nominato Caporale del Regio Esercito
1915 1 ottobre
nominato aspirante Ufficiale nel 34° Reggimento da Campagna
1915 16 dicembre
nominato Sottotenente di complemento
1915 dal1 novembre
ammesso nel servizio attivo permanente come Sottotenente per meriti di guerra
1916 26 luglio
nominato Tenente
1917 27 luglio
promosso Capitano per merito di guerra con anzianità 30 maggio 1917
1926 24 luglio
consegue il brevetto di pilota su S.V.A. ed ha istruttore Arturo Ferrarin
1931 primavera
assume il comando del 23° Reggimento Artiglieria da Campagna con
sede a Trieste
1931 4 luglio
alla morte del padre eredita il titolo di Duca D'Aosta
1932 2 maggio
il Re autorizza la transizione nella Regia Aeronautica
1932 11 giugno
assume il comando del 21° Stormo Ricognizione Terrestre a Gorizia
1933 1 maggio
assume il comando del 4° Stormo C.T. a Gorizia
1934 28 marzo
lascia il Comando del 4° Stormo C.T. a Gorizia
1934 primavera
con il grado di Generale di Brigata Aerea assume il comando della 3^
Brigata Aerea (1° e 4° Stormo) con sede a Gorizia
1936 marzo
con il grado di Generale di Divisione Aerea assume il comando della Divisione
Aquila (1^ B.A. e 3^ B.A.) con sede a Gorizia
1936
gli viene conferita la Medaglia d'Argento al V.M.
1937 16 novembre
nomina a Generale di Squadra Aerea
1937 3 dicembre
riceve la cittadinanza onoraria della città di Trieste
1937 11 dicembre
riceve la cittadinanza onoraria della città di Gorizia
1937 dicembre
nomina di Vicere' d' Etiopia e partenza per l'Africa
1940 23 gennaio
nomina a Generale A.A.
1942 3 marzo
muore a 43 anni in prigionia a Nairobi, Kenya
1962 4 novembre
inaugurazione a Gorizia del monumento al Duca d'Aosta
La Reggia di Capodimonte. (Fototeca - Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Sorico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Napoli) |
Il Duca Amedeo al fronte. (arch.Ramella) |
La prima volta in
Africa:
Ad un anno dalla fine
della guerra Amedeo chiede ed ottiene dal padre il permesso di seguire lo
zio Luigi in Somalia dove questi sta recandosi per esplorare il fiume
Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare lungo le sue fertili
sponde una concessione agricola per la coltivazione intensiva di cotone,
di canna da zucchero e di semi oleosi. Stabilitisi in un bungalow a 30 chilometri
da Mogadiscio , eseguono sondaggi e rilievi geodetici. Una volta trovato
il terreno, pensano di dotare la concessione delle infrastrutture necessarie.
Costruiscono una ferrovia a scartamento ridotto ed un villaggio battezzato
Villaggio Duca degli Abruzzi.
Dopo sei mesi di permanenza
in Africa, nel 1920 il duca delle Puglie si imbarca per rientrare in Italia.
Di proposito vuole percorrere la rotta più lunga doppiando il Capo
di Buona Speranza ma, durante la navigazione, viene colpito da febbri malariche
così violente da costringere il comandante della nave a sbarcarlo
a Zanzibar per il ricovero all'ospedale. Avvertita telegraficamente sua madre
si precipita a Zanzibar e vi rimane fino a che il figlio non è completamente
guarito. Dimesso dall'ospedale, la nostalgia per l'Africa assale il Principe
tanto da interrompere il viaggio e di rientro e compiere un'esplorazione
all'interno. Il clima di Zanzibar è asfissiante; la città arde
come un forno. Amedeo si unisce ad una carovana di Boeri e con loro si avventura
in zone dove non è ancora arrivata la civiltà. Su un traballante
carro il Duca percorre le vecchie piste del deserto dei Kalahari pieno di
laghi secchi e di cimiteri di animali le cui carcasse impregnate di sole
brillano come cristallo.
Rientrato in Italia verso
la metà dell'anno si stabilisce a Palermo e riprende gli studi per
la licenza liceale interrotti a causa della guerra. A Palermo Amedeo vive
come tutti i giovani della buona società siciliana. Da Napoli la madre
si preoccupa molto della corporatura fisica alta e secca di Buby, come affettuosamente
chiama il suo Amedeo, tanto da inviargli lettere piene di raccomandazioni
unitamente a bottiglie di olio di merluzzo come ricostituente.
Rassicurata dalle continue
richieste del figlio di invio di ricostituente, la duchessa madre tira un
sospiro di sollievo credendo che la cura abbia l'effetto sperato. Decide
di scendere a Palermo e quando si incontra con Amedeo si accorge che la corporatura
non è per niente cambiata nonostante il ricostituente. La dama di
compagnia della duchessa chiede imbarazzata ad Amedeo se avesse bevuto davvero
tutto l'olio inviato e lui, per tutta risposta scoppia a ridere e risponde:
- Fossi matto, ha sentito quanto è
cattivo? Un giorno l'ho provato nella motocicletta e mi sono accorto che
và benissimo -
In Congo tra gli
operai:
Nel 1921 il principe prende
la licenza liceale e si trasferisce a Torino per frequentare la Scuola di
Guerra. Dopo questo periodo incomincia il capitolo più interessante
della sua vita di principe nomade. Il primo viaggio in Congo è una
mezza fuga, forse una punizione ordinata dal Re. Voci di palazzo dicono che
durante un ricevimento, all'arrivo del Re e della Sovrana, Amedeo avrebbe
esclamato: - Arrivano curtatone e montanara
- riferendosi alla bassa statura del Re,
un metro e cinquanta, e all'origine di provenienza della Regina, il Montenegro.
Vera o no la storia, Amedeo s'imbarca per il Congo con pochi soldi in tasca
ed un passaporto intestato ad "Amedeo Della Cisterna" di professione impiegato
per farsi assumere come operaio in una fabbrica di sapone a Stanleyville
gestita da una società anglo-belga. L'ambiente di Stanleyville, dove
giunge come un qualsiasi emigrante, non è nè comodo nè
allettante anzi, è disagiato e deprimente. Poche case di pietra e
molte baracche con il tetto in lamiera, nessuna strada ma solo piste polverose
scavate dalle ruote dei carri. Il clima umido è asfissiante. La gente
del posto è un misto di indigeni e di stranieri capitati in Congo
da tutti gli angoli della terra: uomini assetati di fortuna. Amedeo comunque
non si scoraggia, è in Africa e questo gli basta!
A Stanleyville, nessuno
si preoccupa di sapere da dove viene e perchè fosse venuto quel giovane
alto che parla quattro lingue e numerosi dialetti africani.
Nella zona in certi periodi,
piove almeno quaranta volte in una giornata e la gente che è in città
cerca riparo sotto la tettoia d'un caffè. Una volta, nella fretta
di ripararsi un operaio scivolò e sarebbe caduto se uno sconosciuto
non fosse intervenuto a sorreggerlo. In ogni modo, prima di ringraziare,
l'operaio se ne esce con una bestemmia - Italiano?
- gli domanda il giovane che l'ha
aiutato - Anche lei ? - ribatte l'altro! Bevono assieme e diventano amici. Amedeo
gli racconta a modo suo la propria storia dicendoli di essere piemontese
e di aver fatto la guerra in artiglieria. Dopo una pausa aggiunge:- E addesso sono qui in cerca di fortuna. Lavoro in un saponificio
come manovale - L'altro replica:
- Se ti va ti offro alloggio nella mia stanza.
E'la sola maniera per dimostrarti la mia solidarietà di connazionale
-e Amedeo - Accetto, nel pomeriggio faccio fagotto e vengo da te - Un giorno, in compagnia dell'amico italiano, si reca dall'indigeno
che fà i tatuaggi, sceglie il disegno e si fà decorare la pelle.
Amedeo lavora sodo e nelle ore libere va in giro a visitare la citta' o a
contemplare i tramonti africani. Scrive a casa raccontando delle sue
giornate, dei posti che visita, della gente che avvicina, dei fiumi e degli
animali.
Sebbene non si sapesse
nulla sul suo conto, i dirigenti della fabbrica si accorgono di avere a che
fare con un individuo straordinario. Del lungo emigrante ormai parlano tutti;
l'idea più corrente è che si tratti di una delusione sentimentale
in cerca di oblio oppure di uno avezzo al gioco a cui ultimamente gli affari
siano andati piuttosto male e perciò costretto a cambiare "aria".
Dopo qualche mese di lavoro, Amedeo, operaio tra gli operai, viene promosso
assistente. Da assistente diventa impiegato di concetto ma, l'idea di venire
incatenato ad un tavolo non è di suo gradimento. Ormai è in
pianta stabile nella società ed il direttore, che lo tiene in
grande considerazione, lo consulta ogni volta che intende apportare modifiche
agli impianti. Un giorno rimasti soli in ufficio gli chiede: - Mi tolga una curiosità, della Cisterna.Lei è
troppo istruito per essere un emigrante qualsiasi.Chi è? Che segreto
c'ènella sua vita? - Amedeo allarga
le braccia e il direttore dandogli una manata sulla spalla replica - Ho capito.Una donna! Non voglio sapere altro -
Nuovamente in Italia:
Allo scadere del tredicesimo
mese di lavoro, Amedeo viene nominato vice direttore del saponificio ma il
signor Della Cisterna ha tutt'altri progetti: vuole tornare in Italia. Tale
proponimento irrita il direttore il quale lo rimprovera e gli dice di essere
offeso per tanta ingratitudine. Il Duca non fiata ed esce dall'ufficio a
testa bassa.
Prima di partire lascia
all'amico italiano il suo indirizzo di Torino strappandogli la promessa di
venirlo a trovare alla prima occasione di un suo rientro in Italia. Dopo
qualche tempo l'amico si presenta al portone del palazzo Della Cisterna, convinto
di essersi sbagliato esita a bussare ma poi, rotto ogni indugio si decide:
- Cerco il signor della Cisterna,un tipo
lungo e magro che è stato operaio in Congo -e il cameriere - Vuol dire
il principe -l'altro - Macchè principe, almeno che io sappia... -Viene fatto aspettare e dopo un po' giunge una signora:
- Il duca delle Puglie non è qui ma
a Palermo. Se vuole può andarlo a trovare inSicilia, sò che
gli farà molto piacere -Confuso da
tutto ciò insiste che non cerca nessun Duca bensì un certo
Amedeo con il quale è stato in Africa. La signora allora lo conduce
in salotto e gli mostra la fotografia: tanto è lo stupore da farlo
cadere su una poltrona madido di sudore. La sera stessa prende il treno per
Palermo.
In Congo, Amedeo ha una
prima fugace avvisaglia del suo male. Per uno sforzo sul lavoro ha una emottisi
e scrivendo a una persona intima dice - Questa
volta mi è andata bene, rientro -Prima
di rientrare organizza una piccola carovana con la quale attraversa la foresta
e visita la zona dei laghi Tanganica e Vittoria. Al rientro a Torino Buby
viene visitato dal professor Pescarolo; il responso del medico è tranquillizzante.
All' universita'
di Palermo:
E' l'anno 1923. A
Palermo riprende la carriera militare con il grado di Maggiore. In seguito
alle insistenze del Generale Villa Santa, aiutante di campo di suo padre,
si iscrive all'Università alla facoltà di legge. Un giorno capita
a una lezione di medicina legale mentre il professore parla di tatuaggi, segno
tangibile secondo il docente, di una spiccata propensione alla delinquenza.
Un compagno che siede accanto ad Amedeo, gli dà un'occhiata quindi
alzatosi in piedi - Professore questo nostro
collega è tatuato - il docente invita
il Duca ad avvicinarsi e Buby divertito si toglie la camicia mettendo a nudo
la schiena tatuata. Tutti si interrogano su chi sia quello strano tipo. Il
professore indignato replica: - Fino ad oggi
non l'avevo mai visto. Da oggi in avanti credo si tratti di un vagabondo
- silenzio in aula, uno studente dal fondo
grida - So io chi è quel tipo, è
il Duca del e Puglie -e il professore incredulo
- Nooo??? -quindi prende le sue carte ed esce frettolosamente
dall'aula. Resterà assente per malattia quindici giorni!
Finiti gli studi accademici
Amedeo si la laurea in diritto coloniale discutendo su < I Concetti Informatori
dei Rapporti Giuridici fra gli Stati Moderni e le Popolazioni Indigene delle
Colonie > Nella tesi esamina il problema indigeno sotto
l'aspetto morale sostenendo e dimostrando come solo migliorando le condizioni
di vita delle popolazioni colonizzate, giustifica moralmente l' imposizione
della sovranità di uno stato.
1926 pilota d' aeroplano:
Nel1926 Amedeo consegue
il brevetto di pilota d'aeroplano che gli aprirà la strada per l'Aeronautica
e si fidanza con la cugina Anna di Francia che sposerà l'anno successivo
a Napoli nella chiesa Palatina di San Francesco di Paola. A quel tempo vive
a Torino e studia alla scuola di guerra ma la mente corre in Africa, a Buerat,
in mezzo ai suoi sahariani che a loro volta gli scrivono e gli raccontano
delle loro esplorazioni nel cuore del deserto.
Per il brevetto di pilota
si reca al campo dell'Ansaldo sulla strada di Rivoli dove l'aspetta un'istruttore
d' eccezione, l'amico Arturo Ferrarin detto " il Moro ".In volo, la scuola
di guerra, gli esami e forse anche l'Africa passano in secondo ordine. Il
24 luglio sostiene la prova finale. E' una delle giornate più emozionanti:
gli elogi di Ferrarin poi la consegna del brevetto e dell'aquila di pilota.
1929 terza volta
in Africa:
Nel marzo del 1929, promosso
colonnello, il principe passa a disposizione del Ministero delle Colonie
e viene rispedito in Libia. Nel Fezzan ci sono disordini; bande di ribelli
scorrazzano nell'interno attaccando fortini e posizioni avanzate. Le operazioni
per riportare la situazione sotto controllo sono organizzate dallo Stato
Maggiore di Badoglio, che ha sostituito De Bono nel governo della Colonia
e vengono condotte dal generale Graziani. Amedeo esulta dalla gioia all'idea
di trovarsi ancora nella terra che predilige. Riprende le lunghe marce a
dorso di "mehara" e spesso, lasciato il cammello, sale sull' aeroplano
compiendo numerosi voli di ricognizione.
La riconquista della Libia
si conclude nel '31 con l'occupazione di Cufra; Amedeo per le ardite azioni
in volo sulla Cirenaica, viene insignito della Madaglia d'Argento al V.M.
Amedeo in divisa Meharista (Archivio Ramella) |
Comandante il 23°
artiglieria (Trieste 1931 - 1932):
La tradizione di famiglia prevede per il primogenito,
una carriera nell’arma di artiglieria e cosi' terminato il ciclo libico, il Duca delle Puglie viene
destinato nella primavera del '31 al comando del 23° Reggimento Artiglieria
da Campagna con sede a Trieste. Accolto con entusiasmo dalla popolazione
triestina, il duca prende dimora nel castello di Miramare.
La residenza a Trieste (Savello-Mrm01/ © APT Trieste-ph:Alessandro ) |
A Trieste il duca si
impegna con la consueta puntualità e precisione nel nuovo ruolo
di comandante ma, appena gli è possibile, va a Gorizia per soddisfare
la sua passione per il volo. Un giorno mentre si stà recando in quella
città, lungo la strada del Vallone, trova S.E. Mons. Margotti arcivescovo
di Gorizia, accanto alla sua automobile in panne. Ignaro di chi si trovi
a bordo dell'autovettura che gli viene incontro, il prelato comincia a sbracciarsi
in cerca di aiuto e, quando aperta la portiera scende il duca , grande è
l'imbarazzo del Monsignore. Amedeo di Savoia, senza troppi formalismi dà
un'occhiata dentro il cofano poi si toglie la giacca e presa la borsa degli
attrezzi si sdraia sotto la macchina. Riparato il guasto viene fuori e tutto
sporco di olio e di polvere consegna soddisfatto la macchina all'Arcivescovo:
- Altezza, potete ripartire.
Il guasto è riparato -Il prelato
non sà come ringraziare ma il Duca lo rassicura -Perchè ringraziarmi? M'avete dato il modo di poter
dire che oggi ho fatto qualcosa di utile -
1931 Duca d'Aosta:
Dopo qualche mese Emanuele
Filiberto Duca d'Aosta, il grande condottiero della III Armata, si ammala
gravemente e muore il 4 luglio 1931 nella sua residenza torinese di Palazzo
della Cisterna. Amedeo eredita dal padre il titolo di duca d'Aosta e da ragazzo
scanzonato e allegro diventa di colpo uomo fatto. La famiglia che fino
allora era rimasta compatta si disgrega: la duchessa Elena per ragioni di
salute riprende i suoi viaggi in Africa; lo zio Luigi Duca degli Abruzzi,
sentendo ormai prossima la fine torna in Somalia dove ha sempre detto che
vuole essere sepolto. Amedeo e Aimone raggiunti oramai gradi elevati
nell'Esercito e nella Marina, assumono comandi che li tengono a lungo separati.
1932 Colonnello in
aviazione:
Durante una settimana trascorsa
a Roma, prima della morte del padre, il giovane Amedeo chiede a Balbo che
gli venga affidato un ufficiale pilota per i voli di addestramento; il Ministro
mette a disposizione l'ufficiale Briganti con il quale il duca si reca ogni
mattina a Centocelle dove si trattiene fino a tardo pomeriggio. Un giorno
Briganti gli chiede - Allora, altezza reale, l'avremo in aviazione? -e il Duca scrollando la testa - Devo lottare parecchio, il ministro della guerra fa resistenza
e purtroppo anche mio padre la pensa così. Bisogna conoscerlo mio
padre, è un osso duro. Ma chissà! - Trenta giorni dopo è in uniforme da colonnello dell'aviazione!
Nel frattempo Amedeo ha già da tempo richiesto l'autorizzazione al
Re di passare all'aeronautica, arma a lui più congeniale ed il Re
dopo qualche esitazione, lo accontenta. Il 2 maggio 1932 il Duca d'Aosta
riceve la notizia che tanto aspettava: il Re autorizza il passaggio dall'artiglieria
in aviazione.
|
L'ambiente dell'Aeronautica è quello che Amedeo ha sempre sognato e desiderato: un ambiente giovane, spigliato, sereno, del tutto diverso da quello rigido e convenzionale che c'è nell'Esercito dove le tradizioni a detta del Duca, sono catene!
Gli anni belli di
Gorizia:
Durante gli anni"goriziani",
Amedeo di Savoia si reca ogni giorno a Gorizia con la sua Lancia Artena, spesso
guidando personalmente e senza scorta. In prossimità dell'entrata dell'aeroporto
l'autista lampeggia con i fari e la guardia al cancello allerta tutto il
corpo di guardia con un - Guardia! Guardia!
- e tutti si schierano sull'attenti
al passaggio del Duca.
1932 - 1933 Comandante
il 21°Stormo Ricognizione:
L'11 giugno 1932 assume
il Comando del 21° Stormo da Ricognizione Terrestre con sede a Gorizia,
ma il duca è attratto dalla caccia ed il 4° Stormo Caccia si trova
proprio dall'altra parte dell'aeroporto e la tentazione è davvero
grande...
1933 - 1934 Comandante
il 4°Stormo Caccia:
Contro il parere dei superiori
che considerano la caccia troppo pericolosa, il 1° maggio 1933 il Duca
diventa comandante del 4° Stormo Caccia. Per recarsi nel suo ufficio,
situato al primo piano del retro hangar, passa indifferente tra gli specialisti
indaffarati: nessuna formalità, il duca è uno della " famiglia
".
Dà un notevole impulso
all'impostazione dei problemi concettuali tecnici, organizza riunioni serali
al circolo ufficiali alimentando l'interesse del personale e analizza le
esperienze di guerra raccontate dai reduci della Spagna.
Porta delle innovazioni
nel sistema di addestramento dei piloti. Al combattimento simulato con la
fotomitragliatrice, dove l'arma invece di sparare proiettili fà scattare
in successione l'obiettivo della macchina fotografica, sostituisce con l'acrobazia
aerea a ranghi serrati. In queste rischiose esercitazioni, gli apparecchi
volano ala contro ala, con gli stessi parametri; un minimo errore può
trasformarsi in tragedia, ma Amedeo non si tira mai indietro.
Con lo stesso entusiasmo
partecipa ai momenti conviviali delle cene di Squadriglia e di Gruppo contribuendo
a mantenere vivo lo spirito di corpo. Pronto alla battuta spesso equivoca
scherzosamente sulla sua statura. A chi gli si rivolge con - Sua Altezza Reale - risponde sollecit - Un metro e novantotto! -Scrive di suo pugno le annotazioni sui fogli caratteristici
degli ufficali; esige che la biblioteca del circolo sia aggiornata e rifornita
contribuendo lui stesso con una ricca dotazione di libri. Orgoglioso di appartenere
al 4° Stormo, esterna la sua fierezza ai familiari che non di rado sono
ospiti in aeroporto. Proprio in questo periodo la duchessa Anna, recatasi
per turismo in Egitto nella Valle dei Re , si ammala gravemente di tifo.
Amedeo avvertito, si precipita al capezzale della moglie e appena le condizioni
della paziente lo permettono ritornano in Italia. Rientrati a Miramare
questa volta è lui ad ammalarsi. Una forte febbre lo costringe a casa:
visitato, gli viene diagnosticata una pleurite con versamento che cura con
vari mesi di degenza nella pensione Maria a Soprabolzano.
Gorizia, Amedeo di Savoia con la duchessa d'Aosta (arch.Paluello) |
Eccellente pilota sui
Romeo della Ricognizione, al Quarto il Duca prende l'abilitazione al pilotaggio
su Fiat C.R.20, C.R.30 e C.R.32, uno dei più famosi velivoli da caccia
ed ottima macchina per l'acrobazia aerea, tanto da equipaggiare le pattuglie
acrobatiche degli anni '30. Si addestra al combattimento simulato e all'impiego
delle armi di bordo e con il C.R.32 si addestra al volo acrobatico individuale
e collettivo sia come gregario che capoformazione. Il suo velivolo, data
l'alta statura, viene modificato abbassando il seggiolino a tal punto che
lo specialista incaricato dei controlli per vedere fuori dall'abitacolo è
costretto a mettere i cuscini.
Data l'altezza del
Duca, il suo aeroplano aveva un sedile appositamente ribassato tanto che lo
specialista che doveva mettere in moto il velivolo, per poter guardare fuori,
doveva mettere dei cuscini sul seggiolino.
M.llo E.Vosca 10° Gruppo
|
Un giorno di settembre
il serg. Biron Giuseppe arriva all' aeroporto di Gorizia, e dopo aver espletato
le prime formalità si reca a piedi verso l'hangar della 96^ Squadriglia
alla quale è stato assegnato. Lungo la strada interna che porta agli
hangar del 4°, distratto dalla quantità di aeroplani presenti sul
campo, stà per urtare il vice comandante dello Stormo, il ten. col.
Simone Pietro Mattei. L'ufficale chiede al giovane sergente chi fosse, quando
ad un tratto spunta una macchina e si ferma. Scende un uomo dalla statura
molto alta che congeda il suo autista per proseguire la strada a piedi: -
E' il duca D'Aosta -interviene il vice comandante. Il duca avvicinatosi chiede
all'ufficiale chi è il nuovo arrivato e, ottenuta la spiegazione,
si rivolge sorridente tendendo la mano al giovane sottufficiale -Ti troverai bene qui -
(Oggi tendere la mano
e rivolgere la parola ad un sottoposto e' cosa normale ma a quel tempo, un
superiore e per lo piu' di sangue reale che intrattiene un giovane sergente
pilota, era cosa eccezionale e come tale di grande valore - serg. G. Biron)
1934 - 1936 Comandante
della 3^Brigata Aerea:
Il 28 marzo 1934 Amedeo
lascia il comando del Quarto e con il grado di Generale di B.A., assume quello
della 3^ Brigata Aerea con sede a Gorizia dalla quale dipendono il 1°
e 4° Stormo. Un giorno mentre stà per ritornare a casa con
la propria macchina incrocia un aviere a piedi che si stà recando
alla stazione ferroviaria di Gorizia. Fatta fermare la macchina, il Duca
si sporge dal finestrino e glichiede dove stà andando - Alla stazione per andare a Trieste in licenza. Allora
sali -e arrivati al Castello di Miramare,
ordina l'autista di
accompagnare a casa l'aviere.
Biglietto augurale della 3^ Brigata Aerea (Archivio Ramella) |
1936 - 1937 Comandante
della Divisione Aquila:
Due anni dopo nel marzo
del '36 con il grado di Generale di D.A. assume il Comando della Divisione
"Aquila" con sede a Gorizia comprendente la 1^ Brigata Aerea con l'8°
e 14° Stormo e la 3^ Brigata Aerea con il 1°, 4° e per un breve
periodo il 6° Stormo.
ll DUCA D'AOSTA INSEDIATO DAL GEN. VALLE AL COMANDO DELLA PRIMA DIVISIONE AEREA Il Sottosegretario di Stato per l 'Aeronautica è giunto mercoledì in volo a Gorizia per insediare S. A. R. il Duca d 'Aosta nella carica di Comandante la Prima Divisione Aerea. Successivamente il Gen. Valle ha passato in rassegna a terra ed in volo le Squadriglie della III Brigata Caccia ed ha tenuto rapporto ai comandanti dei reparti della seconda zona aerea. |
Nel trasferimento dal
comando alla linea di volo, il Duca è solito stare in piedi sul predallino
della macchina mettendo in evidenza la sua figura slanciata che si nota oltre
il tetto della vettura! I suoi i indumenti di volo sono appesi nell'hangar
assieme a quelli degli altri piloti; davanti alla 97^ sq. infila l'equipaggiamento
e sale sul velivolo.
Quando il Duca arrivava
in linea di volo, nessuna formalità nè cerimoniale: i motoristi
continuavano come al solito il loro lavoro e solo qualche curioso, di nascosto,
osservava la scena e il Duca divertito mi diceva: vedi, vedi Vosca come ci
guardano...
M.llo E.Vosca 10° Gruppo
|
Gorizia, il velivolo del Duca ripreso davanti l' hangar della 97^ Squadriglia. Sul fianco destro lo stemma del 1°Stormo sul lato opposto quello del 4° Stormo (Archivio Duma) |
Qualche tempo prima
a Gorizia, il Duca in circostanze alquanto originali conosce il s.ten. pil.Tait
che diventerà suo fedele aiutante di volo e lo seguirà in prigionia.
Un mattino il giovane sottotenete si alza in volo con un nuovo apparecchio
da bombardamento ancora in prova, l' S79. Appena in cielo si prodiga in una
serie di ardite acrobazie tra looping, virate, cabrate e scivolate d'ala
sotto gli occhi increduli di un gruppo di ufficiali che da terra lo stanno
guardando. Tra questi il generale comandante la Brigata Aerea e il duca Amedeo
che con le mani in tasca e la pipetta spenta in bocca si gode beato lo spettacolo.
Appena a terra l'aereo si ferma a pochi metri dal gruppo di ufficiali: la
prodezza gli costa dieci giorni di arresti di rigore! Chiesto il perchè
di quella dimostrazione, il sottotenente risponde con la massima naturalezza
- Ho voluto provare se con il bombardiere
sia possibile,in caso di necessità eseguire acrobazie! - Quando tutti se ne sono andati, il duca si congratula
con il giovane ufficiale e vuole sapere da lui nel dettaglio ogni particolare
del volo e poi sottovoce aggiunge
- Perchè non
me l'avete detto, sarei venuto anch'io! -Prima di partire per l'Africa, Amedeo gli chiede di
seguirlo ma il giovane ufficiale replica imbarazzato - Non sò altezza reale, se la qualificadi aiutante
di volo comporta anche la necessità di saper giocare a bridge.
In questo caso sarei costretto a rinunciare -Amedeo scoppia a ridere - Niente paura.E' una manchevolezza superabile,tanto più
che anch'io non sò giocare - ma l'ufficiale
insiste - E il fatto di avere o non
avere moglie? -
e il duca - Che cosa significa? - risponde
l'ufficiale - Che avrei mezza intenzione
disposarmi. Dove? - chiede
il duca, - A Belluno. Bene, domani
andremo a Cortina e conosceremo la futura sposa -ribatte il duca! Alla fine del '36, in novembre, il duca
inaugura al Liceo Classico di Gorizia il busto di S.A.R. Vittorio Emanuele
III
La cittadinanza onoraria
11 dicembre 1937:
Il duca resta a Gorizia
fino al dicembre 1937 quando viene nominato Vicere d'Etiopia. In questi anni,
si guadagna la stima e l'affetto non solo dei suoi uomini ma anche delle
popolazioni giuliane che apprezzano in lui, il sincero attaccamento a queste
terre.
La Consulta comunale nella
seduta straordinaria del 10 dicembre decide di conferire a S.A.R. il
duca d'Aosta, la cittadinanza onoraria della città e per l'occasione,
il Podestà avv. Pascoli, si rivolge alla cittadinanza con un manifesto.
La Consulta comunale, interprete del vivo sentimento dei cittadini tutti, ha deliberato di conferire a S.A.R.Amedeo di Savoia, duca d'Aosta, Vicerè d'Etiopia,combattente della guerra di redenzione, condottiero delle campagne africane, intrepido aviatore Generale di squadra aerea, la cittadinanza onoraria. Il diploma relativo sarà consegnato a Sua Altezza Reale sabato 11 corrente, alle 11.30, al Palazzo del Governo. I cittadini intervengano tutti in piazza della Vittoria a tributare all'augusto principe il loro entusiastico saluto. Dalle case sventoli il tricolore. |
Sabato 11, lungo il percorso dove passerà il principe, Corso Vittorio Emanuele III (ora C.so Italia), Corso Verdi, via Crispi, e la nuovissima via Roma sono gremite da due ali di folla. Anche in piazza della Vittoria dove si trova il palazzo del governo sede della cerimonia, c'è grande partecipazione di folla; la cronaca dell'epoca riporta non meno di diecimila persone. Dai balconi delle case e dai pennoni della piazza sventola il tricolore. Qui sono convenute tutte le Associazioni combattenti, del Nastro Azzurro, delle Famiglie dei Caduti in guerra, dell'associazione mutilati, dei Volontari di guerra, degli Arditi, le organizzazioni del P.F.N. e rappresentanze degli studenti universitari facenti capo al G.U.F. Alle 11.40 in punto giunge in automobile all'imbocco di via Roma S.A.R. il duca d'Aosta in divisa coloniale. Il plotone d'onore presenta le armi mentre la banda del Presidio e della Legione "Isonzo" intonano la Marcia Reale e Giovinezza. A ricevere il Principe sono S.E. il Prefetto Orazi, il generale Guzzoni comandante del corpo d'armata di Udine, il generale Roluti comandante della divisione Isonzo assieme ai generali Cocconi e Dedini. Il segretario federale Luraschi, il podestà avv. Pascoli, il comandante dell'aeroporto col. Grandinetti, il col. Moore, il console Nitti e il col. Marcello comandante del Gruppo RR.CC.
Mentre il duca passa in rassegna il plotone d'onore, dal castello i cannoni sparano a salve. Arrivato in piazza Vittoria accompagnato dalle autorità, raggiunge il Palazzo del Governo. A salutarlo sono convenuti S.E. Mons. Margotti, l'onorevole Caccese, il comm. Carnevali viceprefetto, l'av. Venuti presidente dell'Amministrazione Provinciale, i comandanti dei corpi del Presidio di Gorizia, la Consulta comunale e il vicepodestà Galante.
Nel salone d'onore,
alla presenza di tutti i podestà della provincia, gli esponenti delle
organizzazioni del P.F.N., il provveditore agli studi prof. dott. Borzellino,
il presidente del tribunale di Gorizia comm. Casano, il procuratore del Re
comm. Tripani, il presidente dell'UNUCI col. Bertetti, l'Intendente di Finanza
comm. Stajano, il podestà avv. Pascoli consegna la cittadinanza onoraria
al duca d'Aosta.
motivazione S.A.R. Amedeo
di Savoia - Duca D'Aosta - Giovanissimo artigliere nella guerra di redenzione
- audace condottiero nelle campagne africane - intrepido pilota comandante
la Divisione Aerea Aquila - Principe magnanimo - in queste terre esempio animatore
- di virtù sabaude e fasciste - Gorizia la Santa - dal padre
Emanuele Filiberto - riconsacrata alla Patria - solennemente proclama - suo
cittadino d'onore - nel giornoin cui insignito - della dignità - di
Vicerè d'Etiopia - lascia la città ed il comando - per offrire
il Suo valore ai crescenti destini - dell'Italia imperiale.
Dato a Gorizia l'11 dicembre 1937-XVI E.F. - il Podestà
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Il Duca esprime il suo ringraziamento e prega il podestà di estenderlo alla cittadinanza per la sentita partecipazione. Fuori intanto, dalla piazza sale l'acclamazione, allora Amedeo circondato dalle maggiori autorità si affaccia al balcone del palazzo del governo . Alla vista la folla esprime ancora più rumorosamente il proprio entusiasmo interrotto dall' omaggio del prefetto. Terminato il discorso il duca e le autorità si ritirano nel palazzo ma la folla inneggia ancora più forte ed il duca è costretto ad affacciarsi più volte. Lasciato il palazzo del governo, il duca tra due ali di folla ineggianti che lo accompagnano lungo tutto il tragitto, si reca al parco della Rimembranza per rendere l'ultimo omaggio all'Ara dei Caduti della prima guerra mondiale. Ed è anche l'ultimo saluto alla città.
In quell' anno anche
la festa per la Madonna di Loreto protettrice degli aviatori, assume una particolare
solennità per la partecipazione del Duca d'Aosta appena nominato vicerè
d'Etiopia. All' interno del grande hangar tra gli aeroplani viene sistemato
un altarino per la Messa da campo ufficiata da S.E. Mons. Margotti. Alla
fine della celebrazione, dopo essersi brevemente intrattenuto con l'arcivescovo,
il Duca assiste alla distribuzione di trecento pacchi viveri alla popolazione
bisognosa di Merna la quale, ricambia con affetto ed entusiasmo ineggiando
all'augusto principe e alla Casa Savoia. Successivamente nel refettorio degli
avieri, assiste alla premiazione di alcuni di questi che si sono particolarmente
distinti per disciplina e attività.
Vicerè di Etiopia (Archivio Ramella) |
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Vostra Altezza Reale
ha saputo nel più alto grado infondere nei dipendenti reparti
quello spirito aviatorio basato sull'addestramento professionale, sull'abnegazione,
sull'eroismo che ha reso la nostra aviazione la prima nel mondo
nei più ardui cimenti della pace e della guerra. Vostra Altezza Reale
ha fornito, nella soluzione dei più ardui problemi aeronautici il
contributo della propria competenza e della propria passione. Permetta Vostra
Altezza Reale che, per mio mezzo, la R . Aeronautica manifesti il più
devoto, profondo ringraziamento.
Gen.Valle, Sottosegretario per l'Aeronautica
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Comandante di Brigata
da Caccia, sapeva infondere nei reparti dipendenti, mediante opera assidua,
appassionata e intelligente, il più alto spirito combattivo ed illimitato
entusiasmo. In occasione della trasformazione del materiale di volo della
Brigata, con un saggio metodo di addestramento e mercè il costante
personale esempio otteneva che i Reparti, animati da un particolare fervore
e da un prezioso spirito di emulazione, venissero rapidamente a trovarsi in
condizione di affrontare ogni più ardua prova.
Stato Maggiore Della Regia Aeronautica
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Nel dicembre 1937, prima
di lasciare definitivamente Gorizia, il Duca premia i più stretti
collaboratori e i suoi Ragazzi delle pattuglie acrobatiche del 1° e 4°
Stormo con l’encomio da iscriversi sulle carte personali, ricevendone
in cambio, il 12 dicembre, una pregevole statuetta raffigurante la vittoria
alata.
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L'ultimo giorno a Gorizia
dopo la colazione al circolo ufficiali, il Duca parte in macchina per Miramare
accompagnato dalle più alte autorità aeronautiche. Baylon ed
altri piloti corrono verso gli hangar, tirano fuori tre CR.32 e, raggiunto
il corteo, si esibiscono con una serie di loopings a bassa quota in segno
di omaggio. Alla sera tutto lo stormo è ad aspettare il treno del
duca alla prima stazione di sosta dopo Trieste per salutarlo un'ultima volta:
evidente sul suo volto la commozione per tanto affetto !
Ma è ancora l'Africa
a segnare il suo destino: nell'assumere la carica di Vice rè d'Etiopia,
Amedeo si propone come primo obiettivo quello della pacificazione del territorio
attraverso una politica di sviluppo agricolo e di grandi infrastrutture pubbliche,
ospedali, scuole, strade, acquedotti.
... dovrò governare
non regnare. Dovrò donare a quei popoli la sensazione che stanno entrando
a far parte di una civiltà che non li vuole sfruttare ma aiutare ad
elevarsi, a migliorare in tutti i campi.
Il Duca all' amico Volpini:
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L' Amba Alagi, la
resa, la prigionia:
All'entrata in guerra, il duca aveva tentato
invano di dissuadere Mussolini. Le forze italiane presenti in Africa Orientale
sono numericamente superiori a quelle britanniche e nei primi mesi del conflitto
ottengono qualche successo con la conquista di Cassala e la Somaliland nel
sud del Sudan. Con la controffensiva inglese del ’41, le truppe italiane,
dopo esasperati combattimenti a Cheren, il 3 aprile sono costrette a ritirarsi
sull’Amba Alagi per continuare con quattromila uomini l'ultima disperata resistenza.
Assediato da un nemico sempre più incalzante e numericamente più
forte, il 17 maggio cade anche l'ultimo baluardo italiano e il duca
è costretto a capitolare la resa con gli inglesi. Al duca e
ai suoi soldati viene riservato l'onore delle armi.
Gli inglesi non rispettarono
del tutto le clausole delle "condizioni di resa" da essi proposte e liberamente
sottofirmate. Subito dopo la cerimonia dell'onore delle armi, i soldati italiani
sono lasciati in balia della rabbia delle truppe di colore che spogliano
i prigionieri di ogni indumento. Agli ufficiali viene tolta la pistola e
allo Stato Maggiore non viene concesso di seguire il duca come stabilito.
Allo stesso duca non viene
riservato nessun trattamento di riguardo. Una volta a chi si lamentava del
mancato rispetto dei patti, il Duca risponde - Ecco perchè non ho voluto assistere di persona alle
trattative di resa. Gli inglesi sono fatti così. Sono quelli che se
fuori diluvia, dicono <Mi pare che fuori piova> . Io che li conosco
non mi meraviglio - Immobile sull'attenti,
assiste alla cerimonia dell'ammaina bandiera italiana quindi viene condotto
nella casa del commissariato di governo ad Addì Ugri, a circa trecento
chilometri.
Il 5 giugno dal campo
avio di Gùra il Vicere accompagnato dal suo seguito, cinque persone
in tutto, viene trasportato con un vecchio Bristol-Bombay, bimotore da bombardamento
con quattro uomini di equipaggio, a Cartùm: tre ore e mezzo di volo.
Per la prima volta dopo quindici anni di volo, il Duca viaggia da passeggero
in un aereo. Durante il trasferimento, un ufficiale italiano del seguito,
considerando la maggioranza numerica sugli inglesi, medita di catturare l'
equipaggio e di impossessarsi dell’aereo per poi puntare su Gòndar
. Venuto a conoscenza del complotto, il Duca replica secco - Ho' dato la mia parola ed anche da solo vado incontro al
mio destino -
Il 6 giugno il trasferimento
prosegue con uno Junker Ju.52 della S.A.A.F. per Jùba, sul Nilo Bianco,
al confine tra Uganda e Congo Belga: mille chilometri di percorso. A bordo
prende posto anche il camakàn Fabin, capo dell'Intelligence Service
del Sudàn. Dopo quasi un ora divolo, considerando l'abilità
di pilota del duca e soprattutto il limitato carico di benzina che non avrebbe
consentito di raggiungere un paese neutrale, il comandante dell'aereo decide
di affidargli il comando insieme al suo aiutante di volo. Il duca ringraziando,
accetta di buon grado l'inaspettato regalo. Sosta a Malakàl per rifornimento
quindi partenza per Jùba con il duca sempre ai comandi. Sorvolando
il Nilo dove questo forma la Grande Palude, Amedeo si lascia travolgere dalla
gioia per essere di nuovo aviatore. In un crescendo acrobatico porta l'aereo
a volo radente sui branchi di elefanti che, come impazziti scappano in ogni
direzione.
Il giorno dopo 7 giugno,
partenza alle nove per Nairòbi con il duca sempre al volantino dello
Junker: l'ultima volta che avrebbe pilotato. Anche su questa tratta il duca
esprime tutte le sue capacità aviatorie sbizzarrendosi in virtuose
picchiate, cabrate e virate. A quindici minuti da Nairòbi, l'equipaggio
inglese riprende il comando dell'aereo ed Amedeo ritorna ad essere passeggero.
Ad attenderlo all'aeroporto due ufficiali superiori inglesi; uno di essi
il colonnello Rodd che è stato compagno di giochi di Amedeo in quanto
il padre lord Rodd, fu ambasciatore britannico a Roma. Lo stesso lord Rodd
saputo del prigioniero, raccomanda vivamente il figlio di alleviare quanto
più possibile la prigionia del duca! Amedeo riconosciuto il vecchio
compagno di giochi, gli và incontro con la solita espansività
dandogli del tu: glaciale la reazione del colonnello Rodd che lo saluta infastidito.
Il Duca capisce ed è fatto entrare assieme al seguito nello stanzino
dell'ufficio voli per le formalità. Viene registrato e affidato il
numero di matricola n.11590: fuori dall'aeroporto tre macchine attendono
il prigioniero ed il seguito per trasferirli in uno shalet in località
Dònyo Sàbouk a 70 chilometri dalla capitale e a tre chilometri
dal Campo 357 P.O.W. dove sono rinchiusi i prigionieri italiani. La località
situata a mille metri di altezza è una zona insalubre e infestata
di malaria.
Le condizioni della prigionia
sono rigide: il comando inglese non gli consente di ricevere nessuno, ne
di visitare i prigionieri italiani, ne di spingersi oltre quattrocento metri
dall'ingresso dello shalet. Raramente gli viene accordato il permesso di
recarsi a Nairòbi per qualche acquisto personale. Intercede presso
le autorità inglesi affinchè migliorino le condizioni dei militari
italiani internati e per il rimpatrio dei civili fatti prigionieri nella
conquista dell'Etiopia.
Durante la prigionia, il
duca fà molta attività fisica, coltiva un piccolo lembo di
terra, impartisce ai più giovani ufficiali al suo seguito lezioni d'inglese.
Ogni domenica dal vicino campo di prigionia 357 un cappellano si reca a Dònyo
Sàbouk per celebrare la Messa.
Verso la fine di novembre
incomincia ad accusare un generico senso di malesse e di stanchezza. Un improvviso
attacco febbrile a fine anno lo costringe a letto; il medico personale dott.
Borra sospetta trattarsi di tifo. Dopo tre settimane il duca ancora debole,
si reca a visitare i prigionieri italiani del Campo 357. Il 26 gennaio 1942
viene nuovamente colpito dalla febbre: questa volta si tratta di malaria.
Per interessamento del dott. Borra il 28 dello stesso mese viene visitato
da un colonnello medico inglese che ne dispone il ricovero in un ospedale
a Nairobi. Venuto a conoscenza, accorre al capezzale dell'amico il magg.
Wittit che lo aveva conosciuto in Congo alla fabbrica di sapone e lo fà
ricoverare in una casa di cura della città.
Intanto le condizioni del
duca peggiorano: viene diagniosticata la tubercolosi miliare, una forma tubercolare
incurabile. Da Città del Capo accorre un medico specialista in malattie
polmonari ma per Amedeo non c'è nulla da fare. Si mette in moto la
diplomazia e gli viene offerta la possibilità di farsi raggiungere
da un familiare ma egli protesta - Nessun
prigioniero di guerra malato può avere il conforto della visita dei
familiari. Io sono come gli altri: non voglio assolutamente! - La sera del 2 marzo il cappellano padre Boratto gli sommistra
l'estrema unzione. Amedeo con voce debole sussurra - Come è bello morire in pace con Dio, con gli uomini,
con se stesso. Questo è quello che veramente conta -
Alle 3,45 del 3 marzo
1942 si conclude la sua vita terrena.
Era una bella figura
di Cristiano, di principe, di soldato!
Pio XII Pontefice Max
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La salma viene seppellita
nel cimitero dei prigionieri italiani a Nyeri e successivamente trasportata
e tumulata nella vicina chiesa dei padri della Consolata di Torino)
Nyeri, Kenia, Sacrario militare: la tomba del Duca d'Aosta (Archivio www.betasom.it ) |
Ad Anna non fu data
dunque la possibilita' neppure di raccogliere le ultime parole del marito
sussurrate a padre Boratto. Con lei, sposata a 21 anni e gia' vedova a 35,
il Duca d'Aosta aveva condiviso passioni ed ideali, come l'amore per l'Africa.
Quando Amedeo fu vicere' in Etiopia, per aiutarlo nel difficile compito,
Anna studio' gli usi locali ed imparo' la lingua tigre'. Fu il marito a convincerla
a partire alla vigiglia del conflitto, prendendo l'ultima nave per l'Italia.
Dopo la sconfitta, Anna dimostro' virtu' altrettanto eroiche di quelle del
consorte, consegnandosi prigioniera ai tedeschi per non lasciare soli Irene
di Grecia e il figlio. Internata con le figlie in Austria, quando i francesi
intervennero per salvarla, pose come condizione che anche tutti gli altri
prigionieri italiani fossero salvi. Anna muore nel marzo 1986.
In tutte le note caratteristiche scritte dai suoi superiori traspare l'eccezionalità della persona, le qualità dell'aviatore e di comandante ma, quelle che Amedeo sicuramente apprezzerebbe di più, sono quelle scritte nei cuori delle persone. In queste traspare la grande umanità e generosità d'animo, la capacità di mettere a proprio agio l'interlocutore senza mai venire meno alla dignità del Suo rango.
Il Monumento:
Domenica 4 novembre 1962
nella ricorrenza della Vittoria, il Presidente della Repubblica Antonio Segni
partrecipa sull'aeroporto di Gorizia alla cerimonia di inaugurazione
del Monumento al Duca d'Aosta e del Lapidario ai Caduti del 1° e 4°
Stormo Caccia.Il complesso monumentale sorge sul luogo dove il Duca ebbe il
suo comando nel periodo in cui, dal 1932 al 1937 furono successivamente ai
suoi ordini il 21° e 4° Stormo, la 3^ Brigata Aerea Caccia (1à
e 4° Stormo) e la Divisione Aerea Aquila (1^ e 3^ Brigata Aerea). Di
fronte alla statua, oltre la strada che si interpone tra l' aeroporto e il
circolo ufficiali, ora caserma della guardia di finanza, il monumentale Lapidario
dedicato ai Caduti del 1° e 4°Stormo Caccia.