Amedeo di Savoia Duca delle Puglie e 3° Duca d'Aosta

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1898 21 ottobre
nasce a Torino con il titolo di Duca delle Puglie

1913
a 15 anni viene inviato alla Scuola Militare della Nunziatella a Napoli

1915
allo scoppio della guerra, fa domanda al Re per ottenere l'arruolamento volontario alle armi

1915 2 giugno
assegnato come soldato semplice al Reggimento Artiglieria a Cavallo

1915 6 giugno
e' sul fronte sul Carso

1915 31 agosto
nominato Caporale del Regio Esercito

1915 1 ottobre
nominato aspirante Ufficiale nel 34° Reggimento da Campagna

1915  16 dicembre
nominato Sottotenente di complemento

1915 dal1 novembre
ammesso nel servizio attivo permanente come Sottotenente per meriti di guerra

1916 26 luglio
nominato Tenente

1917 27 luglio
promosso Capitano per merito di guerra
con anzianità 30 maggio 1917
1926 24 luglio
consegue
il brevetto di pilota su S.V.A. ed ha istruttore Arturo Ferrarin

1931 primavera
assume il comando del 23° Reggimento Artiglieria da Campagna con sede a Trieste

1931 4 luglio
alla morte del padre eredita il titolo di Duca D'Aosta

1932 2 maggio
il Re autorizza la transizione nella Regia Aeronautica

1932 11 giugno
assume il comando del 21° Stormo Ricognizione Terrestre a Gorizia

1933 1 maggio
assume il comando del 4° Stormo C.T. a Gorizia

1934 28 marzo
lascia il Comando del 4° Stormo C.T. a Gorizia

1934 primavera
con il grado di Generale di Brigata Aerea assume il comando della 3^  Brigata Aerea
(1° e 4° Stormo) con sede a Gorizia
1936 marzo
con il grado di Generale di Divisione Aerea assume il comando della Divisione Aquila (1^ B.A. e 3^ B.A.)
con sede a  Gorizia
1936
gli viene conferita la Medaglia d'Argento al V.M.

1937 16 novembre
nomina a Generale di Squadra Aerea

1937 3 dicembre
riceve la cittadinanza onoraria della città di Trieste

1937 11 dicembre
riceve la cittadinanza onoraria della città di Gorizia

1937 dicembre
nomina di Vicere' d' Etiopia e partenza per l'Africa

1940 23 gennaio
nomina a Generale A.A.

1942 3 marzo
muore a 43 anni in prigionia a Nairobi, Kenya

1962 4 novembre
inaugurazione a Gorizia del monumento al Duca d'Aosta

Lo zio Luigi, duca degli Abruzzi, famoso africanista ed esploratore, così annota nel suo diario:
"Le grandi montagne sono più maestose dei Re" . I Savoia Aosta per lo stile di vita, a volte anticonformista, e lo spirito di avventura sono considerati dagli storici gli Altri Savoia. Culturalmente aperti non hanno avuto responsabilita' di governo nella disastrosa avventura del fascismo.
Primo di due figli Amedeo nasce il 21 ottobre 1898 a Torino nel palazzo della Cisterna con il titolo di Duca delle Puglie da Emanuele Filiberto, il celebre condottiero della 3^ Armata, l'Invitta e da Elena d'Orlèans figlia del conte di Parigi che vive in Gran Bretagna.
Fin da piccolo Amedeo è sottoposto al rigido protocollo di famiglia ma ha anche modo di fantasticare con i racconti dello zio Luigi, esperto africanista e della madre che, per motivi di salute si reca spesso in Africa, tanto da rimanere affascinato dal continente nero: un'attrazione che lo accompagnerà sempre fino all'estremo sacrificio.
Nel 1905 Emanuele Filiberto viene nominato Comandante del Corpo d'Armata e si trasferisce con la famiglia a Napoli nella Reggia di Capodimonte. Nell'immenso parco, Amedeo e suo fratello Aimone, di due anni più giovane, ha modo di sfogare tutta la sua esuberante vitalità tanto da costringere i genitori a porre rimedio.

 

La Reggia di Capodimonte.
(Fototeca - Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Sorico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Napoli)

A nove anni viene inviato in Inghilterra al collegio di St. Andrew, noto per il rigore disciplinare con cui vengono educati i convittori. Nonostante i metodi severi, il giovane Duca, che oltretutto non ama nè i banchi di scuola nè la rigida disciplina, non migliora granchè la sua cultura apprende però alla perfezione la lingua inglese e pratica molti sports.
Dopo due anni torna a casa e sarà la madre Elena ad occuparsi dell'educazione. Esige impegno scolastico e nello steso tempo come per ogni giovane del suo rango, frequenta lezioni di etichetta e di equitazione.
Amedeo è attratto dagli aeroplani che attirano folle oceaniche nelle piazze delle grandi città dove si esibiscono i primi piloti su precarie macchine volanti.Volendo provare lui stesso la sensazione del volo, un giorno nel parco della Reggia assieme al fratello Aimone improvvisa con un'ombrello un rudimentale paracadute e lanciatosi dal balcone del primo piano atterra incolume tra lo stupore dei presenti.
A quindici anni, come si addice ad un ragazzo del suo rango, viene avviato alla carriera militare: avrebbe voluto entrare in Accademia Navale ma una intransigente tradizione familiare vuole il primogenito degli Aosta artigliere e così viene iscritto al Reale Collegio della Nunziatella di Napoli. Ben presto Amedeo si scontra con le rigide consegne imposte agli altri convittuali del collegio: nessuno deve rivolgersi per primo al principe e se interpellato deve mettersi sull'attenti e rispondere solamente: - Si altezza reale, no altezza reale -
Infastidito da tanta formalità, Amedeo risponde ad un compagno:- Parlami senza chiamarmi altezza reale, altrimenti ti spacco la faccia a suon di pugni -.  Dà del "tu" e vuole essere ricambiato allostesso modo. Nel tempo libero, nello sport e perfino negli scherzi si comporta come tutti i ragazzi della sua età senza alcuna formalità  ma, quando reputa necessario uno stile di comportamento adeguato al suo casato  prima di pretenderlo dagli altri lo impone a se stesso.
 
Volontario sul Carso:

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale chiede ed ottiene dal Re il nulla osta per arruolarsi volontario nel Regio Esercito. Non essendo pero' ancora maggiorenne non puo' prestare giuramento e rimane senza stellette sino al dicembre del 1915.
Suo padre, il Comandante della 3^ Armata, così lo presenta al generale Petitti di Roreto:- Questo e' mio figlio, soldato tra i soldati. Nessun privilegio -

Nell’agosto del 1915 viene promosso caporale, ed avendo i requisiti idonei (titolo di studio), partecipa al Corso per Allievi Ufficiali, sempre rimanendo al fronte. Dopo 4 mesi viene nominato Aspirante di Complemento ed assegnato al 34° Reggimento da campagna ed inviato su uno dei più tormentati tratti del fronte "Monte sei Busi"  e Redipuglia, dove peraltro, si merita la medaglia di Bronzo. Nel dicembre 1915 e' promosso S.Tenente in servizio permanente per meriti di guerra. Nel luglio del 1916 e' promosso Tenente e dopo appena un anno, promosso Capitano per eccezionali meriti di guerra. Prima ancora di raggiungere i 19 anni e' già Comandante di batteria, sempre con i suoi soldati e senza un giorno di riposo. Nel 1916 è in posizione avanzata in Val d’Astico e sul Cengio a contrastare l’offensiva austriaca. Nel maggio torna sul Carso prendendo parte alle più aspre battaglie sul Monte Santo , Sabotino, Vodice e sull’Hermada. L’azione sull’Hermada gli vale la medaglia d’Argento. Dopo Caporetto ripiega sul Piave a Gradenigo, dove prende posizione con la sua batteria, senza aver perso nessun soldato e nessun cannone. Partecipa alla battaglia conclusive sul Piave e viene traferito poi, suo malgrado, presso il Comando di Artiglieria di Corpo d’Armata da dove dirige il complesso schieramento di artiglieria, nelle contoffensive del Piave e di Vittorio Veneto.

 

Il Duca Amedeo al fronte. (arch.Ramella)

La prima volta in Africa:
Ad un anno dalla fine della guerra Amedeo chiede ed ottiene dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi in Somalia dove questi sta  recandosi per esplorare il fiume Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare lungo le sue fertili sponde una concessione agricola per la coltivazione intensiva di cotone, di canna da zucchero e di semi oleosi. Stabilitisi in un bungalow a 30 chilometri da Mogadiscio , eseguono sondaggi e rilievi geodetici. Una volta trovato il terreno, pensano di dotare la concessione delle infrastrutture necessarie. Costruiscono una ferrovia a scartamento ridotto ed un villaggio battezzato Villaggio Duca degli Abruzzi.
Dopo sei mesi di permanenza in Africa, nel 1920 il duca delle Puglie si imbarca per rientrare in Italia. Di proposito vuole percorrere la rotta più lunga doppiando il Capo di Buona Speranza ma, durante la navigazione, viene colpito da febbri malariche così violente da costringere il comandante della nave a sbarcarlo a Zanzibar per il ricovero all'ospedale. Avvertita telegraficamente sua madre si precipita a Zanzibar e vi rimane fino a che il figlio non è completamente guarito. Dimesso dall'ospedale, la nostalgia per l'Africa assale il Principe tanto da interrompere il viaggio e di rientro e compiere un'esplorazione all'interno. Il clima di Zanzibar è asfissiante; la città arde come un forno. Amedeo si unisce ad una carovana di Boeri e con loro si avventura in zone dove non è ancora arrivata la civiltà. Su un traballante carro il Duca percorre le vecchie piste del deserto dei Kalahari pieno di laghi secchi e di cimiteri di animali le cui carcasse impregnate di sole brillano come cristallo.
Rientrato in Italia verso la metà dell'anno si stabilisce a Palermo e riprende gli studi per la licenza liceale interrotti a causa della guerra. A Palermo Amedeo vive come tutti i giovani della buona società siciliana. Da Napoli la madre si preoccupa molto della corporatura fisica alta e secca di Buby, come affettuosamente chiama il suo Amedeo, tanto da inviargli lettere piene di raccomandazioni unitamente a bottiglie di olio di merluzzo come ricostituente.
Rassicurata dalle continue richieste del figlio di invio di ricostituente, la duchessa madre tira un sospiro di sollievo credendo che la cura abbia l'effetto sperato. Decide di scendere a Palermo e quando si incontra con Amedeo si accorge che la corporatura non è per niente cambiata nonostante il ricostituente. La dama di compagnia della duchessa chiede imbarazzata ad Amedeo se avesse bevuto davvero tutto l'olio inviato e lui, per tutta risposta scoppia a ridere e risponde: - Fossi matto, ha sentito quanto è cattivo? Un giorno l'ho provato nella motocicletta e mi sono accorto che và benissimo -
 

In Congo tra gli operai:
Nel 1921 il principe prende la licenza liceale e si trasferisce a Torino per frequentare la Scuola di Guerra. Dopo questo periodo  incomincia il capitolo più interessante della sua vita di principe nomade. Il primo viaggio in Congo è una mezza fuga, forse una punizione ordinata dal Re. Voci di palazzo dicono che durante un ricevimento, all'arrivo del Re e della Sovrana, Amedeo avrebbe esclamato: - Arrivano curtatone e montanara - riferendosi alla bassa statura del Re, un metro e cinquanta, e all'origine di provenienza della Regina, il Montenegro. Vera o no la storia, Amedeo s'imbarca per il Congo con pochi soldi in tasca ed un passaporto intestato ad "Amedeo Della Cisterna" di professione impiegato per farsi assumere come operaio in una fabbrica di sapone a Stanleyville gestita da una società anglo-belga. L'ambiente di Stanleyville, dove giunge come un qualsiasi emigrante, non è nè comodo nè allettante anzi, è disagiato e deprimente. Poche case di pietra e molte baracche con il tetto in lamiera, nessuna strada ma solo piste polverose scavate dalle ruote dei carri. Il clima umido è asfissiante. La gente del posto è un misto di indigeni e di stranieri capitati in Congo da tutti gli angoli della terra: uomini assetati di fortuna. Amedeo comunque non si scoraggia, è in Africa e questo gli basta!
A Stanleyville, nessuno si preoccupa di sapere da dove viene e perchè fosse venuto quel giovane alto che parla quattro lingue e numerosi dialetti africani.
Nella zona in certi periodi, piove almeno quaranta volte in una giornata e la gente che è in città cerca riparo sotto la tettoia d'un caffè. Una volta, nella fretta di ripararsi un operaio scivolò e sarebbe caduto se uno sconosciuto non fosse intervenuto a sorreggerlo. In ogni modo, prima di ringraziare, l'operaio se ne esce con una bestemmia - Italiano? - gli domanda il giovane che l'ha aiutato - Anche lei ? -  ribatte l'altro! Bevono assieme e diventano amici. Amedeo gli racconta a modo suo la propria storia dicendoli di essere piemontese e di aver fatto la guerra in artiglieria. Dopo una pausa aggiunge:- E addesso sono qui in cerca di fortuna. Lavoro in un saponificio come manovale -  L'altro replica: - Se ti va ti offro alloggio nella mia stanza. E'la sola maniera per dimostrarti la mia solidarietà di connazionale -e Amedeo - Accetto, nel pomeriggio faccio fagotto e vengo da te - Un giorno, in compagnia dell'amico italiano, si reca dall'indigeno che fà i tatuaggi, sceglie il disegno e si fà decorare la pelle. Amedeo lavora sodo e nelle ore libere va in giro a visitare la citta' o a contemplare i tramonti africani.  Scrive a casa raccontando delle sue giornate, dei posti che visita, della gente che avvicina, dei fiumi e degli animali.
Sebbene non si sapesse nulla sul suo conto, i dirigenti della fabbrica si accorgono di avere a che fare con un individuo straordinario. Del lungo emigrante ormai parlano tutti; l'idea più corrente è che si tratti di una delusione sentimentale in cerca di oblio oppure di uno avezzo al gioco a cui ultimamente gli affari siano andati piuttosto male e perciò costretto a cambiare "aria". Dopo qualche mese di lavoro, Amedeo, operaio tra gli operai, viene promosso assistente. Da assistente diventa impiegato di concetto ma, l'idea di venire incatenato ad un tavolo non è di suo gradimento. Ormai è in pianta stabile nella società ed  il direttore, che lo tiene in grande considerazione, lo consulta ogni volta che intende apportare modifiche agli impianti. Un giorno rimasti soli in ufficio gli chiede: - Mi tolga una curiosità, della Cisterna.Lei è troppo istruito per essere un emigrante qualsiasi.Chi è? Che segreto c'ènella sua vita? - Amedeo allarga le braccia e il direttore dandogli una manata sulla spalla replica - Ho capito.Una donna! Non voglio sapere altro -
 

Nuovamente in Italia:
Allo scadere del tredicesimo mese di lavoro, Amedeo viene nominato vice direttore del saponificio ma il signor Della Cisterna ha tutt'altri progetti: vuole tornare in Italia. Tale proponimento irrita il direttore il quale lo rimprovera e gli dice di essere offeso per tanta ingratitudine. Il Duca non fiata ed esce dall'ufficio a testa bassa.
Prima di partire lascia all'amico italiano il suo indirizzo di Torino strappandogli la promessa di venirlo a trovare alla prima occasione di un suo rientro in Italia. Dopo qualche tempo l'amico si presenta al portone del palazzo Della Cisterna, convinto di essersi sbagliato esita a bussare ma poi, rotto ogni indugio si decide: - Cerco il signor della Cisterna,un tipo lungo e magro che è stato operaio in Congo -e il cameriere - Vuol dire il principe -l'altro - Macchè principe, almeno che io sappia... -Viene fatto aspettare e dopo un po' giunge una signora: - Il duca delle Puglie non è qui ma a Palermo. Se vuole può andarlo a trovare inSicilia, sò che gli farà molto piacere -Confuso da tutto ciò insiste che non cerca nessun Duca bensì un certo Amedeo con il quale è stato in Africa. La signora allora lo conduce in salotto e gli mostra la fotografia: tanto è lo stupore da farlo cadere su una poltrona madido di sudore. La sera stessa prende il treno per Palermo.
In Congo, Amedeo ha una prima fugace avvisaglia del suo male. Per uno sforzo sul lavoro ha una emottisi e scrivendo a una persona intima dice - Questa volta mi è andata bene, rientro -Prima di rientrare organizza una piccola carovana con la quale attraversa la foresta e visita la zona dei laghi Tanganica e Vittoria. Al rientro a Torino Buby viene visitato dal professor Pescarolo; il responso del medico è tranquillizzante.
 

All' universita' di Palermo:
E' l'anno 1923.  A Palermo riprende la carriera militare con il grado di Maggiore. In seguito alle insistenze del Generale Villa Santa, aiutante di campo di suo padre, si iscrive all'Università alla facoltà di legge. Un giorno capita a una lezione di medicina legale mentre il professore parla di tatuaggi, segno tangibile secondo il docente, di una spiccata propensione alla delinquenza. Un compagno che siede accanto ad Amedeo, gli dà un'occhiata  quindi alzatosi in piedi - Professore questo nostro collega è tatuato - il docente invita il Duca ad avvicinarsi e Buby divertito si toglie la camicia mettendo a nudo la schiena tatuata. Tutti si interrogano su chi sia quello strano tipo. Il professore indignato replica: - Fino ad oggi non l'avevo mai visto. Da oggi in avanti credo si tratti di un vagabondo - silenzio in aula, uno studente dal fondo grida - So io chi è quel tipo, è il Duca del e Puglie -e il professore incredulo - Nooo??? -quindi prende le sue carte  ed esce frettolosamente dall'aula. Resterà assente per malattia quindici giorni!
Finiti gli studi accademici Amedeo si la laurea in diritto coloniale discutendo su < I Concetti Informatori dei Rapporti Giuridici fra gli Stati Moderni e le Popolazioni Indigene delle Colonie > Nella tesi esamina il problema indigeno sotto l'aspetto morale sostenendo e dimostrando come solo migliorando le condizioni di vita delle popolazioni colonizzate, giustifica moralmente l' imposizione della sovranità di uno stato.
 

1926 pilota d' aeroplano:
Nel1926 Amedeo consegue il brevetto di pilota d'aeroplano che gli aprirà la strada per l'Aeronautica e si fidanza con la cugina Anna di Francia che sposerà l'anno successivo  a Napoli nella chiesa Palatina di San Francesco di Paola. A quel tempo vive a Torino e studia alla scuola di guerra ma la mente corre in Africa, a Buerat, in mezzo ai suoi sahariani che a loro volta gli scrivono e gli raccontano delle loro esplorazioni nel cuore del deserto.
Per il brevetto di pilota si reca al campo dell'Ansaldo sulla strada di Rivoli dove l'aspetta un'istruttore d' eccezione, l'amico Arturo Ferrarin detto " il Moro ".In volo, la scuola di guerra, gli esami e forse anche l'Africa passano in secondo ordine. Il 24 luglio sostiene la prova finale. E' una delle giornate più emozionanti: gli elogi di Ferrarin poi la consegna del brevetto e dell'aquila di pilota.
 

1929 terza volta in Africa:
Nel marzo del 1929, promosso colonnello, il principe passa a disposizione del Ministero delle Colonie e viene rispedito in Libia. Nel Fezzan ci sono disordini; bande di ribelli scorrazzano nell'interno attaccando fortini e posizioni avanzate. Le operazioni per riportare la situazione sotto controllo sono organizzate dallo Stato Maggiore di Badoglio, che ha sostituito De Bono nel governo della Colonia e vengono condotte dal generale Graziani. Amedeo esulta dalla gioia all'idea di trovarsi ancora nella terra che predilige. Riprende le lunghe marce a dorso di "mehara" e spesso, lasciato il cammello, sale sull' aeroplano  compiendo numerosi voli di ricognizione.
La riconquista della Libia si conclude nel '31 con l'occupazione di Cufra; Amedeo per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica, viene insignito della Madaglia d'Argento al V.M.
 
 

Amedeo in divisa Meharista (Archivio Ramella)

Comandante il 23° artiglieria  (Trieste 1931 - 1932):
La tradizione di famiglia prevede per il primogenito, una carriera nell’arma di artiglieria e cosi' terminato il ciclo libico, il Duca delle Puglie   viene destinato nella primavera del '31 al comando del 23° Reggimento Artiglieria da Campagna con sede a Trieste. Accolto con entusiasmo dalla popolazione triestina, il duca prende dimora nel castello di Miramare.
 

La residenza a Trieste (Savello-Mrm01/ © APT Trieste-ph:Alessandro )

A Trieste il duca si impegna con la consueta puntualità e  precisione nel nuovo ruolo di comandante ma, appena gli è possibile, va a Gorizia per soddisfare la sua passione per il volo. Un giorno mentre si stà recando in quella città, lungo la strada del Vallone, trova S.E. Mons. Margotti arcivescovo di Gorizia, accanto alla sua automobile in panne. Ignaro di chi si trovi a bordo dell'autovettura che gli viene incontro, il prelato comincia a sbracciarsi in cerca di aiuto e, quando aperta la portiera scende il duca , grande è l'imbarazzo del Monsignore. Amedeo di Savoia, senza troppi formalismi dà un'occhiata dentro il cofano poi si toglie la giacca e presa la borsa degli attrezzi si sdraia sotto la macchina. Riparato il guasto viene fuori e tutto sporco di olio e di polvere consegna soddisfatto la macchina all'Arcivescovo:
- Altezza, potete ripartire. Il guasto è riparato -Il prelato non sà come ringraziare ma il Duca lo rassicura -Perchè ringraziarmi? M'avete dato il modo di poter dire che oggi ho fatto qualcosa di utile -
 

1931 Duca d'Aosta:
Dopo qualche mese Emanuele Filiberto Duca d'Aosta, il grande condottiero della III Armata, si ammala gravemente e muore il 4 luglio 1931 nella sua residenza torinese di Palazzo della Cisterna. Amedeo eredita dal padre il titolo di duca d'Aosta e da ragazzo scanzonato e allegro diventa di colpo uomo fatto. La famiglia  che fino allora era rimasta compatta si disgrega: la duchessa Elena per ragioni di salute riprende i suoi viaggi in Africa; lo zio Luigi Duca degli Abruzzi, sentendo ormai prossima la fine torna in Somalia dove ha sempre detto che vuole essere sepolto. Amedeo e Aimone raggiunti oramai gradi elevati  nell'Esercito e nella Marina, assumono comandi che li tengono a lungo separati.
 

1932 Colonnello in aviazione:
Durante una settimana trascorsa a Roma, prima della morte del padre, il giovane Amedeo chiede a Balbo che gli venga affidato un ufficiale pilota per i voli di addestramento; il Ministro mette a disposizione l'ufficiale Briganti con il quale il duca si reca ogni mattina a Centocelle dove si trattiene fino a tardo pomeriggio. Un giorno Briganti gli chiede - Allora, altezza reale, l'avremo in aviazione? -e il Duca scrollando la testa - Devo lottare parecchio, il ministro della guerra fa resistenza e purtroppo anche mio padre la pensa così. Bisogna conoscerlo mio padre, è un osso duro. Ma chissà! - Trenta giorni dopo è in uniforme da colonnello dell'aviazione! Nel frattempo Amedeo ha già da tempo richiesto l'autorizzazione al Re di passare all'aeronautica, arma a lui più congeniale ed il Re dopo qualche esitazione, lo accontenta. Il 2 maggio 1932 il Duca d'Aosta riceve la notizia che tanto aspettava: il Re autorizza il passaggio dall'artiglieria  in aviazione.
 
 

Dal libretto personale:
.... nell'Arma Aeronautica ruolo naviganti con il grado di Colonnello in s.p.e. è nominato Comandante del XXI° Stormo da Ricognizione Terrestre....

L'ambiente dell'Aeronautica è quello che Amedeo ha sempre sognato e desiderato: un ambiente giovane, spigliato, sereno, del tutto diverso da quello rigido e convenzionale che c'è nell'Esercito dove le tradizioni a detta del Duca, sono catene!

Gli anni belli di Gorizia:
Durante gli anni"goriziani", Amedeo di Savoia si reca ogni giorno a Gorizia con la sua Lancia Artena, spesso guidando personalmente e senza scorta. In prossimità dell'entrata dell'aeroporto l'autista lampeggia con i fari e la guardia al cancello allerta tutto il corpo di guardia con un - Guardia! Guardia! -  e tutti si schierano sull'attenti al passaggio del Duca.
 

1932 - 1933 Comandante il 21°Stormo Ricognizione:
L'11 giugno 1932 assume il Comando del 21° Stormo da Ricognizione Terrestre con sede a Gorizia, ma il duca è attratto dalla caccia ed il 4° Stormo Caccia si trova proprio dall'altra parte dell'aeroporto e la tentazione è davvero grande...
 

1933 - 1934 Comandante il  4°Stormo Caccia:
Contro il parere dei superiori che considerano la caccia troppo pericolosa, il 1° maggio 1933 il Duca diventa comandante del 4° Stormo Caccia. Per recarsi nel suo ufficio, situato al primo piano del retro hangar, passa indifferente tra gli specialisti indaffarati: nessuna formalità, il duca è uno della " famiglia ".
Dà un notevole impulso all'impostazione dei problemi concettuali tecnici, organizza riunioni serali al circolo ufficiali alimentando l'interesse del personale e analizza le esperienze di guerra raccontate dai reduci della Spagna.
Porta delle innovazioni nel sistema di addestramento dei piloti. Al combattimento simulato con la fotomitragliatrice, dove l'arma invece di sparare proiettili fà scattare in successione l'obiettivo della macchina fotografica, sostituisce con l'acrobazia aerea a ranghi serrati. In queste rischiose esercitazioni, gli apparecchi volano ala contro ala, con gli stessi parametri; un minimo errore può trasformarsi in  tragedia, ma  Amedeo non si tira mai indietro.
Con lo stesso entusiasmo partecipa ai momenti conviviali delle cene di Squadriglia e di Gruppo contribuendo a mantenere vivo lo spirito di corpo. Pronto alla battuta spesso equivoca scherzosamente sulla sua statura. A chi gli si rivolge con  - Sua Altezza Reale -  risponde sollecit - Un metro e novantotto! -Scrive di suo pugno le annotazioni sui fogli caratteristici degli ufficali; esige che la biblioteca del circolo sia aggiornata e rifornita contribuendo lui stesso con una ricca dotazione di libri. Orgoglioso di appartenere al 4° Stormo, esterna la sua fierezza ai familiari che non di rado sono ospiti in aeroporto. Proprio in questo periodo  la duchessa Anna, recatasi per turismo in Egitto nella Valle dei Re , si ammala gravemente di tifo. Amedeo avvertito, si precipita al capezzale della moglie e appena le condizioni della paziente lo permettono ritornano in Italia. Rientrati a  Miramare questa volta è lui ad ammalarsi. Una forte febbre lo costringe a casa: visitato, gli viene diagnosticata una pleurite con versamento che cura con vari mesi di degenza nella pensione Maria a Soprabolzano.
 
 

Gorizia, Amedeo di Savoia con la duchessa d'Aosta (arch.Paluello)

Eccellente pilota sui Romeo della Ricognizione, al Quarto il Duca prende l'abilitazione al pilotaggio su Fiat C.R.20, C.R.30 e C.R.32, uno dei più famosi velivoli da caccia ed ottima macchina per l'acrobazia aerea, tanto da equipaggiare le pattuglie acrobatiche degli anni '30. Si addestra al combattimento simulato e all'impiego delle armi di bordo e con il C.R.32 si addestra al volo acrobatico individuale e collettivo sia come gregario che capoformazione. Il suo velivolo, data l'alta statura, viene modificato abbassando il seggiolino a tal punto che lo specialista incaricato dei controlli per vedere fuori dall'abitacolo è costretto a mettere i cuscini.
 
 

Data l'altezza del Duca, il suo aeroplano aveva un sedile appositamente ribassato tanto che lo specialista che doveva mettere in moto il velivolo, per poter guardare fuori, doveva mettere dei cuscini sul seggiolino.
 M.llo E.Vosca 10° Gruppo

Un giorno di settembre il serg. Biron Giuseppe arriva all' aeroporto di Gorizia, e dopo aver espletato le prime formalità si reca a piedi verso l'hangar della 96^ Squadriglia alla quale è stato assegnato. Lungo la strada interna che porta agli hangar del 4°, distratto dalla quantità di aeroplani presenti sul campo, stà per urtare il vice comandante dello Stormo, il ten. col. Simone Pietro Mattei. L'ufficale chiede al giovane sergente chi fosse, quando ad un tratto spunta una macchina e si ferma. Scende  un uomo dalla statura molto alta che congeda il suo autista per proseguire la strada a piedi: - E' il duca D'Aosta -interviene il vice comandante. Il duca avvicinatosi chiede all'ufficiale chi è il nuovo arrivato e, ottenuta la spiegazione, si rivolge sorridente  tendendo la mano al giovane sottufficiale -Ti troverai bene qui -
(Oggi tendere la mano e rivolgere la parola ad un sottoposto e' cosa normale ma a quel tempo, un superiore e per lo piu' di sangue reale che intrattiene un giovane sergente pilota, era cosa eccezionale e come tale di grande valore - serg. G. Biron)
 

1934 - 1936 Comandante della  3^Brigata Aerea:
Il 28 marzo 1934 Amedeo lascia il comando del Quarto e con il grado di Generale di B.A., assume quello della 3^ Brigata Aerea con sede a Gorizia dalla quale dipendono il 1° e 4° Stormo. Un giorno mentre  stà per ritornare a casa con la propria macchina incrocia un aviere a piedi che si stà recando alla stazione ferroviaria di Gorizia. Fatta fermare la macchina, il Duca si sporge dal finestrino e glichiede dove stà andando - Alla stazione per andare a Trieste in licenza.  Allora sali -e arrivati al Castello di Miramare, ordina l'autista di
accompagnare a casa l'aviere.
 
 

Biglietto augurale della 3^ Brigata Aerea (Archivio Ramella)

1936 - 1937 Comandante della Divisione  Aquila:
Due anni dopo nel marzo del '36 con il grado di Generale di D.A. assume il Comando della Divisione "Aquila" con sede a Gorizia comprendente la 1^ Brigata Aerea con l'8° e 14° Stormo e la 3^ Brigata Aerea con il 1°, 4° e per un breve periodo il 6° Stormo.
 
 
 

Da: IL Giornale di Gorizia, sabato 7 marzo 1936, pag.3

ll DUCA D'AOSTA INSEDIATO DAL GEN. VALLE AL COMANDO DELLA PRIMA DIVISIONE AEREA

Il Sottosegretario di Stato per l 'Aeronautica è giunto mercoledì in volo a Gorizia per insediare S. A. R. il Duca d 'Aosta nella carica di Comandante la Prima Divisione Aerea. Successivamente il Gen. Valle ha passato in rassegna a terra ed in volo le Squadriglie della III Brigata Caccia ed ha tenuto rapporto ai comandanti dei reparti della seconda zona aerea.

Nel trasferimento dal comando alla linea di volo, il Duca è solito stare in piedi sul predallino della macchina mettendo in evidenza la sua figura slanciata che si nota oltre il tetto della vettura! I suoi i indumenti di volo sono appesi nell'hangar assieme a quelli degli altri piloti; davanti alla 97^ sq. infila l'equipaggiamento e sale sul velivolo.
 
 

Quando il Duca arrivava in linea di volo, nessuna formalità nè cerimoniale: i motoristi continuavano come al solito il loro lavoro e solo qualche curioso, di nascosto, osservava la scena e il Duca divertito mi diceva: vedi, vedi Vosca come ci guardano...
 M.llo E.Vosca 10° Gruppo

 
Gorizia, il velivolo del Duca ripreso davanti l' hangar della 97^ Squadriglia. Sul fianco destro lo stemma del 1°Stormo sul lato opposto quello del 4° Stormo (Archivio Duma)

Qualche tempo prima a Gorizia, il Duca in circostanze alquanto originali conosce il s.ten. pil.Tait che diventerà suo fedele aiutante di volo e lo seguirà in prigionia. Un mattino il giovane sottotenete si alza in volo con un nuovo apparecchio da bombardamento ancora in prova, l' S79. Appena in cielo si prodiga in una serie di ardite acrobazie tra looping, virate, cabrate e scivolate d'ala sotto gli occhi increduli di un gruppo di ufficiali che da terra lo stanno guardando. Tra questi il generale comandante la Brigata Aerea e il duca Amedeo che con le mani in tasca e la pipetta spenta in bocca si gode beato lo spettacolo. Appena a terra l'aereo si ferma a pochi metri dal gruppo di ufficiali: la prodezza gli costa dieci giorni di arresti di rigore! Chiesto il perchè di quella dimostrazione, il sottotenente risponde con la massima naturalezza - Ho voluto provare se con il bombardiere sia possibile,in caso di necessità eseguire acrobazie! - Quando tutti se ne sono andati, il duca si congratula con il giovane ufficiale e vuole sapere da lui nel dettaglio ogni particolare del volo e poi sottovoce aggiunge
- Perchè non me l'avete detto, sarei venuto anch'io! -Prima  di partire per l'Africa, Amedeo gli chiede di seguirlo ma il giovane ufficiale replica imbarazzato - Non sò  altezza reale, se la qualificadi aiutante di volo  comporta anche la necessità di saper giocare a bridge. In questo caso sarei costretto a rinunciare -Amedeo scoppia a ridere - Niente paura.E' una manchevolezza superabile,tanto più che anch'io non sò giocare - ma l'ufficiale insiste - E il fatto  di avere o non avere moglie? -
e il duca - Che cosa significa? - risponde l'ufficiale - Che avrei mezza intenzione disposarmi. Dove? -  chiede il duca, - A Belluno. Bene, domani andremo a Cortina e  conosceremo la futura sposa -ribatte il duca! Alla fine del '36, in novembre, il duca inaugura al Liceo Classico di Gorizia il busto di S.A.R. Vittorio Emanuele III
 

La cittadinanza onoraria 11 dicembre 1937:
Il duca resta a Gorizia fino al dicembre 1937 quando viene nominato Vicere d'Etiopia. In questi anni, si guadagna la stima e l'affetto non solo dei suoi uomini ma anche delle popolazioni giuliane che apprezzano in lui, il sincero attaccamento a queste terre.
La Consulta comunale nella seduta straordinaria del 10 dicembre decide  di conferire a S.A.R. il duca d'Aosta, la cittadinanza onoraria della città  e per l'occasione, il Podestà avv. Pascoli, si rivolge alla cittadinanza con un manifesto.
 
 

La  Consulta comunale,  interprete del   vivo sentimento dei cittadini tutti, ha deliberato di conferire a S.A.R.Amedeo di Savoia, duca d'Aosta, Vicerè d'Etiopia,combattente  della guerra  di  redenzione,  condottiero  delle campagne africane, intrepido aviatore Generale di squadra aerea, la cittadinanza onoraria. Il diploma relativo sarà consegnato a Sua Altezza Reale sabato 11 corrente, alle 11.30, al  Palazzo del Governo.  I cittadini  intervengano tutti in piazza della Vittoria a tributare all'augusto principe il loro entusiastico saluto. Dalle case sventoli il tricolore.

 

Sabato 11, lungo il percorso dove passerà il principe, Corso Vittorio Emanuele III (ora C.so Italia), Corso Verdi, via Crispi, e la nuovissima via Roma sono gremite da due ali di folla. Anche in piazza della Vittoria dove si trova il palazzo del governo sede della cerimonia, c'è grande partecipazione di folla; la cronaca dell'epoca riporta non meno di diecimila persone. Dai balconi delle case e dai pennoni della piazza sventola il tricolore. Qui sono convenute tutte le Associazioni combattenti, del Nastro Azzurro, delle Famiglie dei Caduti in guerra, dell'associazione mutilati, dei Volontari di guerra, degli Arditi, le organizzazioni del P.F.N. e rappresentanze degli studenti universitari facenti capo al G.U.F. Alle 11.40 in punto giunge in automobile all'imbocco di via Roma S.A.R. il duca d'Aosta in divisa coloniale. Il plotone d'onore  presenta le armi mentre la banda del Presidio e della Legione "Isonzo" intonano la Marcia Reale e Giovinezza. A ricevere il Principe sono S.E. il Prefetto Orazi, il generale Guzzoni comandante del corpo d'armata di Udine, il generale Roluti comandante della divisione Isonzo assieme ai generali Cocconi e Dedini. Il segretario federale Luraschi, il podestà avv. Pascoli, il comandante dell'aeroporto col. Grandinetti, il col. Moore, il console Nitti e il col. Marcello comandante del Gruppo RR.CC.

Mentre il duca passa in rassegna il plotone d'onore, dal castello i cannoni sparano a salve. Arrivato in piazza Vittoria accompagnato dalle autorità, raggiunge il Palazzo del Governo. A salutarlo sono convenuti S.E. Mons. Margotti, l'onorevole Caccese, il comm. Carnevali viceprefetto, l'av. Venuti presidente dell'Amministrazione Provinciale, i comandanti dei corpi del Presidio di Gorizia, la Consulta comunale e il vicepodestà Galante.

Nel salone d'onore, alla presenza di tutti i podestà della provincia, gli esponenti delle organizzazioni del P.F.N., il provveditore agli studi prof. dott. Borzellino, il presidente del tribunale di Gorizia comm. Casano, il procuratore del Re comm. Tripani, il presidente dell'UNUCI col. Bertetti, l'Intendente di Finanza comm. Stajano, il podestà avv. Pascoli consegna la cittadinanza onoraria al duca d'Aosta.
 
 
 

Cittadinanza Onoraria della Citta' di Gorizia

motivazione

S.A.R. Amedeo di Savoia - Duca D'Aosta - Giovanissimo artigliere nella guerra di redenzione - audace condottiero nelle campagne africane  - intrepido pilota comandante la Divisione Aerea Aquila - Principe magnanimo - in queste terre esempio animatore - di virtù sabaude e fasciste  - Gorizia la Santa - dal padre Emanuele Filiberto - riconsacrata alla Patria - solennemente proclama - suo cittadino d'onore - nel giornoin cui insignito - della dignità - di Vicerè d'Etiopia - lascia la città ed il comando - per offrire il Suo valore ai crescenti destini - dell'Italia imperiale.
 

Dato a Gorizia l'11 dicembre 1937-XVI E.F. - il Podestà

Il Duca esprime il suo ringraziamento e prega il podestà di estenderlo alla cittadinanza per la sentita partecipazione. Fuori intanto, dalla piazza sale l'acclamazione, allora Amedeo circondato dalle maggiori autorità si affaccia al balcone del palazzo del governo . Alla vista la folla esprime ancora più rumorosamente il proprio entusiasmo interrotto dall' omaggio del prefetto. Terminato il discorso il duca e le autorità si ritirano nel palazzo ma la folla inneggia ancora più forte ed il duca è costretto ad affacciarsi più volte. Lasciato il palazzo del governo, il duca tra due ali di folla ineggianti che  lo accompagnano lungo tutto il tragitto, si reca al parco della Rimembranza per rendere l'ultimo omaggio all'Ara dei Caduti della prima guerra mondiale. Ed è anche l'ultimo saluto alla città.

In quell' anno anche la festa per la Madonna di Loreto protettrice degli aviatori, assume una particolare solennità per la partecipazione del Duca d'Aosta appena nominato vicerè d'Etiopia. All' interno del grande hangar tra gli aeroplani viene sistemato un altarino per la Messa da campo ufficiata da S.E. Mons. Margotti. Alla fine della celebrazione, dopo essersi brevemente intrattenuto con l'arcivescovo, il Duca assiste alla distribuzione di trecento pacchi viveri alla popolazione bisognosa di Merna la quale, ricambia con affetto ed entusiasmo ineggiando all'augusto principe e alla Casa Savoia. Successivamente nel refettorio degli avieri, assiste alla premiazione di alcuni di questi che si sono particolarmente distinti per disciplina e attività.
 
 

Vicerè di Etiopia (Archivio Ramella)

 
Il commiato dai suoi uomini
Il 6 dicembre ha luogo sul campo di Gorizia la cerimonia di commiato del duca d'Aosta che il giorno 12 lascerà il comando della Divisione Aquila perchè nominato vice rè d'Etiopia. Con una circolare inviata ai comandi della 3^ e 6^ brigata e ai comandi stormo 1°- 4°- 11°- 16°- 18°, saluta i sottoposti Reparti dipendenti.

 


Vostra Altezza Reale ha saputo nel più alto grado infondere  nei dipendenti reparti quello spirito aviatorio basato sull'addestramento professionale, sull'abnegazione, sull'eroismo che ha  reso la nostra aviazione la prima  nel mondo nei più ardui cimenti della pace e della guerra. Vostra Altezza Reale ha fornito, nella soluzione dei più ardui problemi aeronautici il contributo della propria competenza e della propria passione. Permetta Vostra Altezza Reale che, per mio mezzo, la R . Aeronautica manifesti il più devoto, profondo ringraziamento.
Gen.Valle, Sottosegretario per l'Aeronautica

 
Comandante di Brigata da Caccia, sapeva infondere nei reparti dipendenti, mediante opera assidua, appassionata e intelligente, il più alto spirito combattivo ed illimitato entusiasmo. In occasione della trasformazione del materiale di volo della Brigata, con un saggio metodo di addestramento e mercè il costante personale esempio otteneva che i Reparti, animati da un particolare fervore e da un prezioso spirito di emulazione, venissero rapidamente a trovarsi in condizione di affrontare ogni più ardua prova.
Stato Maggiore Della Regia Aeronautica

Nel dicembre 1937, prima di lasciare definitivamente Gorizia, il Duca premia i più stretti collaboratori e i suoi Ragazzi delle pattuglie acrobatiche del 1° e 4° Stormo con l’encomio da  iscriversi sulle carte personali, ricevendone in cambio, il 12 dicembre, una pregevole statuetta raffigurante la vittoria alata.
 
 

La statuetta

L'ultimo giorno a Gorizia dopo la colazione al circolo ufficiali, il Duca parte in macchina per Miramare accompagnato dalle più alte autorità aeronautiche. Baylon ed altri piloti corrono verso gli hangar, tirano fuori tre CR.32 e, raggiunto il corteo, si esibiscono con una serie di loopings a bassa quota in segno di omaggio. Alla sera tutto lo stormo è ad aspettare il treno del duca alla prima stazione di sosta dopo Trieste per salutarlo un'ultima volta: evidente sul suo volto la commozione per tanto affetto !
Ma è ancora l'Africa a segnare il suo destino: nell'assumere la carica di Vice rè d'Etiopia, Amedeo si propone come primo obiettivo quello della pacificazione del territorio attraverso una politica di sviluppo agricolo e di grandi infrastrutture pubbliche, ospedali, scuole, strade, acquedotti.
 
 

... dovrò governare non regnare. Dovrò donare a quei popoli la sensazione che stanno entrando a far parte di una civiltà che non li vuole sfruttare ma aiutare ad elevarsi, a migliorare in tutti i campi.
Il Duca all' amico Volpini:

 

L' Amba Alagi, la resa, la prigionia:
All'entrata in guerra, il duca aveva tentato invano di dissuadere Mussolini. Le forze italiane presenti in Africa Orientale sono numericamente superiori a quelle britanniche e nei primi mesi del conflitto ottengono qualche successo con la conquista di Cassala e la Somaliland nel sud del Sudan. Con la controffensiva inglese del ’41, le truppe italiane, dopo esasperati combattimenti a Cheren, il 3 aprile sono costrette a ritirarsi sull’Amba Alagi per continuare con quattromila uomini l'ultima disperata resistenza. Assediato da un nemico sempre più incalzante e numericamente più forte, il 17 maggio cade anche l'ultimo baluardo italiano e il duca  è costretto a capitolare la resa con gli inglesi. Al  duca e ai suoi soldati viene riservato l'onore delle armi.
Gli inglesi non rispettarono del tutto le clausole delle "condizioni di resa" da essi proposte e liberamente sottofirmate. Subito dopo la cerimonia dell'onore delle armi, i soldati italiani sono lasciati in balia della rabbia delle truppe di colore che spogliano i prigionieri di ogni indumento. Agli ufficiali viene tolta la pistola e allo Stato Maggiore non viene concesso di seguire il duca come stabilito.
Allo stesso duca non viene riservato nessun trattamento di riguardo. Una volta a chi si lamentava del mancato rispetto dei patti, il Duca risponde - Ecco perchè non ho voluto assistere di persona alle trattative di resa. Gli inglesi sono fatti così. Sono quelli che se fuori diluvia, dicono <Mi pare che fuori piova> . Io che li conosco non mi meraviglio - Immobile sull'attenti, assiste alla cerimonia dell'ammaina bandiera italiana quindi viene condotto nella casa del commissariato di governo ad Addì Ugri, a circa trecento chilometri.

Il 5 giugno dal campo avio di Gùra il Vicere accompagnato dal suo seguito, cinque persone in tutto, viene trasportato con un vecchio Bristol-Bombay, bimotore da bombardamento con quattro uomini di equipaggio, a Cartùm: tre ore e mezzo di volo. Per la prima volta dopo quindici anni di volo, il Duca viaggia da passeggero in un aereo. Durante il trasferimento, un ufficiale italiano del seguito, considerando la maggioranza numerica sugli inglesi, medita di catturare l' equipaggio e di impossessarsi dell’aereo per poi puntare su Gòndar . Venuto a conoscenza del complotto, il Duca replica secco - Ho' dato la mia parola ed anche da solo vado incontro al mio destino -
Il 6 giugno il trasferimento prosegue con uno Junker Ju.52 della S.A.A.F. per Jùba, sul Nilo Bianco, al confine tra Uganda e Congo Belga: mille chilometri di percorso. A bordo prende posto anche il camakàn Fabin, capo dell'Intelligence Service del Sudàn. Dopo quasi un ora divolo, considerando l'abilità di pilota del duca e soprattutto il limitato carico di benzina che non avrebbe consentito di raggiungere un paese neutrale, il comandante dell'aereo decide di affidargli il comando insieme al suo aiutante di volo. Il duca ringraziando, accetta di buon grado l'inaspettato regalo. Sosta a Malakàl per rifornimento quindi partenza per Jùba con il duca sempre ai comandi. Sorvolando il Nilo dove questo forma la Grande Palude, Amedeo si lascia travolgere dalla gioia per essere di nuovo aviatore. In un crescendo acrobatico porta l'aereo  a volo radente sui branchi di elefanti che, come impazziti scappano in ogni direzione.
Il giorno dopo 7 giugno, partenza alle nove per Nairòbi con il duca sempre al volantino dello Junker: l'ultima volta che avrebbe pilotato. Anche su questa tratta il duca esprime tutte le sue capacità aviatorie sbizzarrendosi in virtuose picchiate, cabrate e virate. A quindici minuti da Nairòbi, l'equipaggio inglese riprende il comando dell'aereo ed Amedeo ritorna ad essere passeggero. Ad attenderlo all'aeroporto due ufficiali superiori inglesi; uno di essi il colonnello Rodd che è stato compagno di giochi di Amedeo in quanto il padre lord Rodd, fu ambasciatore britannico a Roma. Lo stesso lord Rodd saputo del prigioniero, raccomanda vivamente il figlio di alleviare quanto più possibile la prigionia del duca! Amedeo riconosciuto il vecchio compagno di giochi, gli và incontro con la solita espansività dandogli del tu: glaciale la reazione del colonnello Rodd che lo saluta infastidito. Il Duca capisce ed è fatto entrare assieme al seguito nello stanzino dell'ufficio voli per le formalità. Viene registrato e affidato il numero di matricola n.11590: fuori dall'aeroporto tre macchine attendono il prigioniero ed il seguito per trasferirli in uno shalet in località Dònyo Sàbouk a 70 chilometri dalla capitale e a tre chilometri dal Campo 357 P.O.W. dove sono rinchiusi i prigionieri italiani. La località situata a mille metri di altezza è una zona insalubre e infestata di malaria.
Le condizioni della prigionia sono rigide: il comando inglese non gli consente di ricevere nessuno, ne di visitare i prigionieri italiani, ne di spingersi oltre quattrocento metri dall'ingresso dello shalet. Raramente gli viene accordato il permesso di recarsi a Nairòbi per qualche acquisto personale. Intercede presso le autorità inglesi affinchè migliorino le condizioni dei militari italiani internati e per il rimpatrio dei civili fatti prigionieri nella conquista dell'Etiopia.
Durante la prigionia, il duca fà molta attività fisica, coltiva un piccolo lembo di terra, impartisce ai più giovani ufficiali al suo seguito lezioni d'inglese. Ogni domenica dal vicino campo di prigionia 357 un cappellano si reca a Dònyo Sàbouk per celebrare la Messa.
Verso la fine di novembre incomincia ad accusare un generico senso di malesse e di stanchezza. Un improvviso attacco febbrile a fine anno lo costringe a letto; il medico personale dott. Borra sospetta trattarsi di tifo. Dopo tre settimane il duca ancora debole, si reca a visitare i prigionieri italiani del Campo 357. Il 26 gennaio 1942 viene nuovamente colpito dalla febbre: questa volta si tratta di malaria. Per interessamento del dott. Borra il 28 dello stesso mese viene visitato da un colonnello medico inglese che ne dispone il ricovero in un ospedale a Nairobi. Venuto a conoscenza, accorre al capezzale dell'amico il magg. Wittit che lo aveva conosciuto in Congo alla fabbrica di sapone e lo fà ricoverare in una casa di cura della città.
Intanto le condizioni del duca peggiorano: viene diagniosticata la tubercolosi miliare, una forma tubercolare incurabile. Da Città del Capo accorre un medico specialista in malattie polmonari ma per Amedeo non c'è nulla da fare. Si mette in moto la diplomazia e gli  viene offerta la possibilità di farsi raggiungere da un familiare ma egli protesta - Nessun prigioniero di guerra malato può avere il conforto della visita dei familiari. Io sono come gli altri: non voglio assolutamente! - La sera del 2 marzo il cappellano padre Boratto gli sommistra l'estrema unzione. Amedeo con voce debole sussurra - Come è bello morire in pace con Dio, con gli uomini, con se stesso. Questo è quello che  veramente conta -
Alle 3,45 del 3 marzo 1942 si conclude la sua vita terrena.
 
 

Era una bella figura di Cristiano, di principe, di soldato!
Pio XII Pontefice Max

La salma viene seppellita nel cimitero dei prigionieri italiani a Nyeri e successivamente trasportata e tumulata nella vicina  chiesa dei padri della Consolata di Torino)
 

Nyeri, Kenia, Sacrario militare: la tomba del Duca d'Aosta (Archivio www.betasom.it )

Ad Anna non fu data dunque la possibilita' neppure di raccogliere le ultime parole del marito sussurrate a padre Boratto. Con lei, sposata a 21 anni e gia' vedova a 35, il Duca d'Aosta aveva condiviso passioni ed ideali, come l'amore per l'Africa. Quando Amedeo fu vicere' in Etiopia, per aiutarlo nel difficile compito, Anna studio' gli usi locali ed imparo' la lingua tigre'. Fu il marito a convincerla a partire alla vigiglia del conflitto, prendendo l'ultima nave per l'Italia. Dopo la sconfitta, Anna dimostro' virtu' altrettanto eroiche di quelle del consorte, consegnandosi prigioniera ai tedeschi per non lasciare soli Irene di Grecia e il figlio. Internata con le figlie in Austria, quando i francesi intervennero per salvarla, pose come condizione che anche tutti gli altri prigionieri italiani fossero salvi. Anna muore nel marzo 1986.
 

In tutte le note caratteristiche scritte dai suoi superiori traspare l'eccezionalità della persona, le qualità dell'aviatore e di comandante ma, quelle che Amedeo sicuramente apprezzerebbe di più, sono quelle scritte nei cuori delle persone. In queste traspare la grande umanità e generosità d'animo, la capacità di mettere a proprio agio l'interlocutore senza mai venire meno alla dignità del Suo rango.

Il Monumento:
Domenica 4 novembre 1962 nella ricorrenza della Vittoria, il Presidente della Repubblica Antonio Segni partrecipa sull'aeroporto di Gorizia alla cerimonia di inaugurazione del Monumento al Duca d'Aosta e del Lapidario ai Caduti del 1° e 4° Stormo Caccia.Il complesso monumentale sorge sul luogo dove il Duca ebbe il suo comando nel periodo in cui, dal 1932 al 1937 furono successivamente ai suoi ordini il 21° e 4° Stormo, la 3^ Brigata Aerea Caccia (1à e 4° Stormo) e la Divisione Aerea Aquila (1^ e 3^ Brigata Aerea). Di fronte alla statua, oltre la strada che si interpone tra l' aeroporto e il circolo ufficiali, ora caserma della guardia di finanza, il monumentale Lapidario dedicato ai Caduti del 1° e 4°Stormo Caccia.